Perché Bitcoin non interessa ad Apple, ma le criptovalute sì?
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Apple deve rispondere ancora una volta a richieste di investire parte delle sue enormi riserve di liquidità in Bitcoin. Eppure l’azienda sembra poco incline a seguire questa strada.
La rinnovata richiesta nasce da una recente scelta societaria che h procurato delusione tra gli azionisti. La società ha optato per il buyback delle azioni, ovvero il riacquisto dei titoli circolanti per cercare di aumentarne il valore.
I critici sostengono che questa strategia non stia funzionando. Da inizio anno, il titolo AAPL è sceso del 17%. Hanno pesato parecchio anche i dazi minacciati o imposti da Donald Trump. Al contrario, BTC nello stesso periodo è salito del 17%.
Secondo gli ultimi dati, Apple dispone di una liquidità enorme. Il valore si aggira intorno a 48,5 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre. Alcuni azionisti temono che il valore di questa “cassaforte” possa essere erosao dall’inflazione nel tempo.
Tra i maggiori critici del buyback c’è l’analista Jim Cramer di CNBC. Anche Michael Saylor di Strategy è intervenuto su X a tal proposito suggerendo che il produttore di iPhone dovrebbe seguire il suo esempio.
L’intervento di Saylor ha raccolto parecchi sostenitori, uno dei quali ha scritto: “L’azienda più preziosa deve possedere l’asset più prezioso”.
Anche altri giganti tra i cosiddetti “magnifici sette” sono stati esortati ad abbracciare BTC.
Lo scorso anno, il National Center for Public Policy Research ha invitato Amazon a “valutare i vantaggi” di destinare il 5% della propria liquidità a questo asset digitale. In una lettera aperta, i dirigenti hanno scritto:
“Sebbene Bitcoin sia attualmente un asset volatile, come lo sono state a volte anche le azioni Amazon nella loro storia, le aziende hanno la responsabilità di massimizzare il valore per gli azionisti sia nel breve che nel lungo periodo.”
Quella proposta non è stata accolta, ma il consiglio di amministrazione di Microsoft ha almeno permesso a Saylor di presentare una breve relazione sui vantaggi di BTC e ha lasciato che gli azionisti votassero su un eventuale investimento.
Il risultato della votazione è stato un netto rifiuto. La proposta ha ricevuto 28,2 milioni di voti favorevoli, ma ben 5,1 miliardi contrari: solo lo 0,55% voleva trattare Bitcoin come copertura contro l’inflazione.
E Apple? Nel 2021, quando BTC raggiunse il massimo storico di 69.000 dollari, il CEO Tim Cook venne interrogato proprio su questo tema al New York Times DealBook Summit. Cook confermò di possedere personalmente Bitcoin, aggiungendo:
“Penso che sia ragionevole possederlo come parte di un portafoglio diversificato. Non sto dando consigli di investimento, sia chiaro.”
Cook rivelò di aver studiato il settore crypto da tempo e di essere interessato agli asset digitali a livello personale. Come prevedibile, arrivò subito una precisazione: Apple non stava pianificando di accettare crypto come metodo di pagamento, né tantomeno di tenerle in riserva.
“Non investirei in crypto, non perché non userei i miei soldi personali, ma perché non credo che la gente compri azioni Apple per avere esposizione alle crypto.”
Questo è un punto valido. Le aziende che hanno accumulato grandi quantità di BTC spesso vedono il prezzo delle proprie azioni diventare molto sensibile ai movimenti del mercato crypto. E, a dirla tutta, questa strategia viene spesso adottata da aziende con un modello di business in difficoltà. Per Apple, questo rischio è minimo.
Una breve nota: nel 2021 circolavano voci infondate secondo cui Apple avrebbe acquistato Bitcoin per 2,5 miliardi di dollari. Se fosse stato vero, oggi quel pacchetto varrebbe quasi 4 miliardi ai prezzi attuali.
Oggi si può sostenere che le crypto non siano ancora la strada giusta per Apple. Gli asset digitali, così come wallet ed exchange, sono ancora complessi. I prodotti Apple invece puntano su eleganza, semplicità e facilità d’uso. L’azienda, inoltre, ha altre priorità, per esempio rispondere alle critiche per essere rimasta indietro nella corsa all’intelligenza artificiale. Alcuni prevedono che l’AI potrebbe fare ad Apple ciò che l’iPhone fece a BlackBerry.
C’è però un aspetto da seguire con attenzione: le stablecoin. Fortune ha recentemente riferito che Apple sta avviando le prime consultazioni con aziende crypto sull’integrazione di questi asset digitali.
Considerando il ruolo dominante di Apple nei pagamenti da mobile, si tratterebbe di una svolta decisiva per l’adozione delle stablecoin, portando benefici come commissioni più basse e pagamenti internazionali più economici su larga scala.
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