Conflitto d’interesse per il team legale di FTX, il Dipartimento di Giustizia si oppone

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Marcello Bonti
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Stemma Dipartimento di Giustizia USA - Fonte: Reuters
Stemma Dipartimento di Giustizia USA – Fonte: Reuters

Il Dipartimento di Giustizia USA si è opposto all’assunzione dello studio legale Sullivan & Cromwell a difesa di FTX. Lo studio attualmente è stato incaricato di assumere la difesa dell’exchange fallito ma potrebbero esserci conflitti di interesse. Con una deposizione legale, l’ufficio del Dipartimento di Giustizia preposto alla valutazione dei casi di bancarotta, lo US Trustee, si è opposto alla decisione per due ragioni specifiche.

La prima è che lo studio legale non ha presentato prove a sufficienza per “definire se S&C soddisfa il Codice Fallimentare e di conflitto”, stando a quanto si legge nella documentazione del Dipartimento. Inoltre, il sospetto di un possibile conflitto di interesse pare motivato dalla presenza di Ryne Miller, consulente per FTX US, che in passato aveva lavorato per otto anni presso lo studio S&C. Secondo il Dipartimento, questa situazione pone lo studio legale nella “posizione conflittuale in cui è tenuta a indagare su se stessa e un suo ex associato”.

“In secondo luogo” prosegue l’argomentazione del Dipartimento, “lo scopo dell’assunzione di S&C non può essere concesso così come è stato proposto” questo perché la legge sulla bancarotta “vieta nello specifico ai debitori di effettuare indagini su se stessi”. Quindi il Dipartimento ha chiesto al tribunale di non accettare la proposta di S&C di seguire il caso.

L’opposizione nei confronti della scelta dei legali di FTX da parte del Dipartimento di Giustizia è arrivata pochi giorni dopo che un gruppo bipartisan di senatori USA, John Hickenlooper, Thom Tillis, Elizabeth Warren e Cynthia Lummis, lamentava l’incompatibilità dello studio S&C per ragioni simili.

I quattro senatori hanno scritto una lettera al Giudice John Dorsey del Tribunale Fallimentare USA per il Distretto del Delaware lo scorso 9 gennaio, con la quale richiedevano di nominare un consulente esterno che esaminasse le attività condotte da FTX prima del fallimento a novembre. Nella lettera hanno scritto:

“Riteniamo imprescindibile che un consulente ferrato, oggettivo e disinteressato sia assegnato al caso per condurre ricerche su FTX, FTX US e le entità correlate per scoprire la verità e assicurare ai consumatori di FTX, e al pubblico in generale, che sia fatta giustizia e per offrire spunti al Congresso in vista di una futura legislazione sugli asset digital.”

FTX e le compagnie consociate attive in ambito crypto hanno dichiarato bancarotta secondo la procedura Chapter 11 all’inizio di novembre. Sam Bankman-Fried, l’ex CEO e fondatore di FTX, è stato poi arrestato alle Bahamas dopo che è stato spiccato un mandato d’arresto dal magistrato USA che l’ha formalmente accusato di frodi finanziarie. 

In seguito è stata richiesta l’estradizione negli Stati Uniti dove sta scontando gli arresti domiciliari dopo aver pagato una cauzione da 250 milioni di dollari a un tribunale di New York. Il Distretto meridionale di New York ha accusato SBF di otto capi d’accusa tra cui frode telematica e cospirazione per il cattivo utilizzo dei fondi dei clienti. A parte, pendono le accuse della SEC a carico di SBF che avrebbe “orchestrato uno schema per frodare i finanziatori in equity di FTX”.

Stando agli ultimi aggiornamenti, FTX è riuscita a recuperare oltre 5 miliardi di dollari liquidi e contanti che potrebbero essere usati per ripagare i creditori. Tuttavia, non è ancora chiaro a quanto ammonterà il fondo di liquidazione della compagnia stando a quanto dichiarato da un consulente di FTX.

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