6 Domande ancora senza risposta sulla Riserva Crypto di Trump
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La scorsa domenica Donald Trump, con un post sul suo social Truth, ha annunciato che gli Stati Uniti stanno creando una “riserva strategica di criptovalute”.
Il presidente ha inizialmente confermato che XRP, SOL e ADA sarebbero stati inclusi, aggiungendo in fretta, qualche ora dopo, che BTC ed ETH saranno il “cuore” di questa riserva.
I mercati delle criptovalute hanno reagito positivamente alla notizia: Bitcoin si è avvicinato a $95.000 e Cardano ha superato $1 per la prima volta dal 2022. Tuttavia, gran parte di questi guadagni è stata annullata subito dopo quando i mercati azionari sono andati in forte calo a causa dell’entrata in vigore di nuovi dazi contro Messico e Canada.
Non sono stati confermati ulteriori dettagli su questa riserva e non è stato nemmeno rilasciato un comunicato ufficiale dalla Casa Bianca. Ecco quindi alcune delle principali domande che rimangono senza risposta.
1. Le riserve saranno a carico dei contribuenti?
Il Dipartimento per l’Efficienza Governativa, guidato da Elon Musk, sta attualmente cercando di tagliare miliardi di dollari di spesa, con l’obiettivo di ridurre il carico fiscale per i cittadini americani. Questo rende il piano di investire in una serie di altcoin ancora più inusuale.
Il piano di Trump per una riserva strategica di Bitcoin aveva senso, poiché non avrebbe avuto bisogno di costare nulla ai contribuenti. Circa 200.000 BTC sono stati sequestrati a criminali negli ultimi anni, il che significa che avrebbero potuto essere utilizzati come punto di partenza per la riserva, invece di essere messi all’asta.
Repubblicani e Democratici molto probabilmente non approveranno l’utilizzo dei soldi dei contribuenti per comprare criptovalute sconosciute, soprattutto se queste dovessero subire perdite gravi.
Qualsiasi mossa per convertire parte di questi BTC sequestrati in ETH, XRP, SOL e ADA inevitabilmente scatenerebbe proteste.
Secondo il New York Times, si parla già di introdurre una nuova tassa, una sorta di prelievo sulle transazioni con stablecoin, per generare fondi da investire.
2. Perché XRP, SOL e ADA?
A uno sguardo distratto, si potrebbe credere che questa riserva sia pensata per favorire criptovalute create negli Stati Uniti. Peccato che questa teoria perde forza considerando che la Cardano Foundation ha sede in Svizzera.
D’altra parte, pare che alcune aziende crypto, tra cui Ripple, abbiano fatto pressione per essere incluse nella riserva statunitense. Lo stesso Brad Garlinghouse avrebbe messo in guardia contro il rischio di “massimalismo Bitcoin.”
D’altra parte, i massimalisti di Bitcoin mettono in dubbio la reale decentralizzazione delle nuove crypto proposte.
3. Come saranno distribuite le quote delle crypto?
La questione della distribuzione delle quote di altcoin nella riserva strategica rimane un punto cruciale. La risposta potrebbe far salire o crollare drasticamente il valore delle cinque criptovalute nominate.
Forse il metodo più equo sarebbe determinare l’allocazione in base alla capitalizzazione di mercato di ciascun asset digitale.
Se consideriamo l’attuale quadro del mercato crypto, Bitcoin rappresenterebbe il 77% di questa riserva strategica di criptovalute, Ether a circa l’11,5%, XRP al 6,5%, SOL al 3,5% e ADA all’1,5%.

4. Quali sarebbero le altre “criptovalute di valore” a far parte della riserva?
Dopo un primo messaggio in cui Trump nominava XRP, SOL e ADA tra le altcoin da inserire nella riserva strategica, il presidente ha corretto il tiro. In un post successivo ha specificato di “amare” anche Bitcoin ed Ethereum. Queste non potrebbero mancare in una riserva ben bilanciata, dunque.
Il messaggio, un po’ affettato e sbrigativo, accenna anche ad altre “criptovalute di valore” che potrebbero finire nel calderone. Quali potrebbero essere?
Non avrebbe molto senso aggiungere stablecoin come USDC e USDT, poiché, essendo ancorate al dollaro, non offrirebbero guadagni significativi in termini di prezzo.
Si potrebbe immaginare una grande tentazione di aggiungere Dogecoin, dato che ha ispirato il nome di un intero dipartimento governativo. E mentre si potrebbe pensare che la Casa Bianca non sarebbe così sfacciata da includere $TRUMP in questa riserva, nulla si può escludere con un’amministrazione così imprevedibile.
5. Questo piano richiederà l’approvazione del Congresso?
Molto probabilmente sì. Sebbene ci sia un ampio consenso bipartisan per una normativa più chiara sulle crypto, una riserva contenente altcoin volatili potrebbe essere un po’ troppo da digerire per i legislatori.
Anthony Pompliano, fondatore di Professional Capital Management, ha avanzato una teoria interessante durante un’intervista su Fox Business:
“Mi chiedo se Trump stia cercando di negoziare. Consideriamo l’arte della negoziazione, del resto tutto è negoziato. Trump sta chiedendo cinque o sei asset e, mentre il processo si sviluppa sul piano politico, potrebbe essere disposto a rinunciare a molti di questi e puntare a una riserva composta solo da Bitcoin. Non so se sia questo il piano, ma lo spero davvero.”
6. Altri paesi seguiranno l’esempio?
La situazione sembra essere questa: le principali economie mondiali presteranno attenzione a quello che faranno gli Stati Uniti. Tutti gli occhi saranno puntati sulla fattibilità di una riserva che includa Bitcoin.
D’altra parte, è plausibile che molti Paesi eviteranno l’inclusione delle altcoin nella propria riserva.






