Pavel Durov rilasciato su cauzione (€5 milioni) ma non può lasciare la Francia

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Aniello Raul Barone
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Mercoledì 28 agosto è stata concessa la libertà provvisoria al CEO di Telegram, Pavel Durov, a fronte del pagamento di una cauzione di 5 milioni di euro. Inoltre, Durov è stato posto sotto sorveglianza giudiziaria con l’obbligo di firmare presso la polizia due volte alla settimana.

Il magnate tecnologico miliardario di origine russa è stato fermato sabato 24 agosto mentre si trovava all’aeroporto francese di Le Bourget e successivamente stato accusato di potenziale complicità in diversi reati.

Secondo una dichiarazione del procuratore di Parigi, Laure Beccuau, “Pavel Durov è stato incriminato e posto sotto sorveglianza giudiziaria”. Inoltre, gli è stato vietato di viaggiare fuori dalla Francia fino a nuovo avviso.

L’atto d’accusa riportava alcuni dei reati più gravi, tra cui la presunta complicità nella pornografia infantile, il traffico e il riciclaggio di denaro e i crimini organizzati.

È anche accusato di non aver risposto alle richieste legali e di non aver registrato i servizi di crittografia. In merito a quest’ultima accusa, nel testo tradotto dell’atto si legge:

“La quasi totale mancanza di risposta di Telegram alle richieste giudiziarie è stata portata all’attenzione della sezione criminalità informatica della JUNALCO della Procura di Parigi”.

Questo ha portato la JUNALCO ad aprire un’indagine sulla possibile responsabilità penale dei dirigenti di Telegram.

Dopo l’arresto, Durov è stato posto in custodia cautelare fino a 96 ore, il tempo massimo di detenzione secondo la legge francese.

L’arresto dell’amministratore delegato di Telegram ha sconvolto altri governi, Mosca, Abu Dhabi e la stessa Parigi

L’arresto di Pavel Durov ha suscitato l’indignazione dei governi di Parigi, Mosca e Abu Dhabi.

Lunedì 26 agosto, il presidente francese Emmanuel Macron ha pubblicato un post su X nel tentativo di smentire la diffusione di fake news e false informazioni che hanno iniziato a circolare dopo l’arresto di Durov.

Anche gli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato di aver chiesto alle autorità francesi di consentire l’accesso consolare a Durov, dal momento che il CEO di Telegram è un cittadino degli Emirati Arabi.

Lunedì 26 agosto, il ministero degli Esteri di Abu Dhabi ha scritto:

“Gli Emirati Arabi Uniti stanno seguendo da vicino il caso del loro cittadino Pavel Durov, fondatore di Telegram, arrestato dalle autorità francesi all’aeroporto di Parigi-Le Bourget, sottolineando che gli Emirati Arabi Uniti hanno presentato una richiesta al governo della Repubblica francese per fornirgli tutti i servizi consolari necessari in modo urgente”.

Le reazioni da Mosca

Sebbene Durov prenda le distanze da Mosca, la Russia ha manifestato il livello di attenzione più alto circa le sorti del fondatore di Telegram. Il noto social media, infatti, è diventato una piattaforma chiave utilizzata dall’esercito russo per le comunicazioni sul campo di battaglia.

Un canale di blogger militari russi ha evidenziato che “hanno praticamente detenuto il capo delle comunicazioni dell’esercito russo”. Di conseguenza i politici russi, allarmati, chiedono il rilascio di Durov.

Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ha dichiarato che:

“Le accuse a Durov sono davvero molto serie e richiedono prove altrettanto serie, altrimenti si tratterà di un tentativo diretto di limitare la libertà di comunicazione e, si potrebbe anche dire, di un’intimidazione diretta nei confronti del capo di una grande azienda. Questa è esattamente una questione politica, cosa che ieri è stata negata dal signor Macron”

Poi ha proseguito aggiungendo che:

“La Russia è pronta a fornire tutto l’aiuto e l’assistenza necessari a Pavel Durov”.

Secondo il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, interpellato in merito a questa vicenda, Parigi avrebbe agito “su indicazione di qualcuno, al fine di ottenere l’accesso ai codici di crittografia della piattaforma”.

Inoltre, Larov ha affermato che:

“I rapporti tra Mosca e Parigi sono al punto più basso, anche a causa della posizione che Parigi assume sulle questioni di libertà di parola, libertà di diffusione delle informazioni e, più in generale, sulle questioni inerenti il rispetto della professione giornalistica, già da molto prima degli eventi attuali”.

Le svariate ipotesi sull’arresto: ora fanno capolino i servizi segreti

Quando Pavel Durov è stato arrestato sabato sera, dopo essere sceso dal suo jet privato all’aeroporto di Le Bourget, non era solo ma in compagnia di altre due persone e di una donna, identificata come Juli Vavilova.

Secondo una fonte delle forze dell’ordine francesi, le due persone fermate, la guardia del corpo e l’assistente di Durov, sono state rilasciate subito dopo l’interrogatorio. La donna, invece, sembra essere sparita subito dopo il fermo.

Juli Vavilova, la donna misteriosa che sarebbe stata presente durante l’arresto di Pavel Durov in Francia – Fonte: Instagram

Di Juli Vavilova si sa soltanto che è una streamer attiva sulle piattaforme di social media, tra cui Instagram, dove si autodescrive come una “gamer interessata ai giochi, alle criptovalute e alle lingue”.

È quasi superfluo dire che, dopo l’accaduto, sui social hanno iniziato a circolare una serie di ricostruzioni sulla ragazza, alcune delle quali sarebbero frutto di fantasia. Una delle ipotesi suggerisce che la donna sia in realtà un’agente del Mossad, i servizi segreti israeliani, e che avrebbe agito da esca per favorire la cattura di Durov.

Il presidente della Duma Viaceslav Volodin, invece, ha accusato direttamente gli Stati Uniti affermando che:

“Dietro l’arresto di Durov c’è Washington. Alla vigilia delle elezioni presidenziali americane, è importante per Biden prendere il controllo di Telegram”.

Il presidente del ramo basso del Parlamento russo non ha fornito prove a sostegno delle sue parole, ma questo non gli ha impedito di proseguire la sua dichiarazione aggiungendo che:

“Telegram è una delle poche e allo stesso tempo la più grande piattaforma Internet sulla quale gli Stati Uniti non hanno alcuna influenza. Allo stesso tempo opera in molti paesi che a loro interessano. Per Washington la sorveglianza sui social network, la loro totale censura e subordinazione, anche attraverso il ricatto con il pretesto di combattere vari tipi di minacce, sono metodi tradizionali di gestione politica e influenza esterna”.

Se volete approfondire la conoscenza della storia personale di Pavel Durov e scoprire il perché delle sue scelte, potete anche dare un’occhiata a questo editoriale: Pavel Durov e il problema della privacy e delle libertà solo quando fa comodo.

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