Donald Trump continua a parlare di criptovalute. Ma sono parole, parole soltanto parole?

Negli ultimi mesi i destini del mercato delle criptovaluta sembrano strettamente legati a Donald Trump, soprattutto perché il neo presidente degli Stati Uniti ha incentrato parte della propria campagna elettorale sul sostegno alle crypto. E anche una volta insediatosi alla Casa Bianca, non perde occasione per parlare di Bitcoin, della riserva strategica in asset digitali e dell’ammorbidimento della SEC nei confronti delle criptovalute.
Al momento, però, alle parole non stanno esattamente seguendo i fatti e il mercato sembra in una fase di perenne sospensione, in attesa che le promesse di Trump diventino realtà.
Intanto il presidente, nella giornata di giovedì 20 marzo, è intervenuto al Digital Asset Summit 2025 di New York. Altre “parole” che investitori ed esperti attendono con trepidazione si trasformino in “azioni”.
L’intervento di Trump al Digital Asset Summit 2025
“La criptovaluta è una realtà enorme, più grande di quanto si possa immaginare”. È stata questa la dichiarazione forte con cui Donald Trump ha aperto il suo breve discorso (registrato) per il Digital Asset Summit 2025 di Manhattan.
Le sue parole sono state accolte da una sala gremita, dove il pubblico lo ha ascoltato mentre lodava il settore crypto. Il discorso ha segnato un’ulteriore tappa del suo tour di sostegno, che gli ha assicurato appoggi finanziari ed elettorali dall’industria delle criptovalute.
“Pionieri come voi saranno in grado di migliorare il nostro sistema bancario e di pagamento, promuovendo maggiore privacy, sicurezza e ricchezza per i consumatori e le imprese americane,” ha affermato. “Scatenerete un’esplosione di crescita economica.”
Trump ha evidenziato come la sua amministrazione abbia già bloccato la vendita dei Bitcoin confiscati dalle autorità governative, una pratica adottata in passato per liquidare asset digitali sequestrati in operazioni legali. E come abbia riunito i principali esponenti dell’industria crypto con i funzionari del suo governo, creando un dialogo diretto tra il settore privato e le istituzioni per discutere normative e opportunità di crescita per il mercato degli asset digitali.
“Stiamo ponendo fine alla guerra normativa dell’amministrazione precedente contro le criptovalute e Bitcoin, e questo include lo stop all’illegale Operazione Choke Point, che è andata ben oltre la regolamentazione… e intendo molto oltre! Francamente, è stata una vergogna. Ma dal gennaio 2025, tutto questo è finito.”

Vale la pena chiarire a cosa si riferisce il presidente quando cita l’Operazione Choke Point, ovvero un’iniziativa avviata durante l’amministrazione Obama e che ha continuato a influenzare le politiche sotto la presidenza Biden.
L’operazione mirava a limitare l’accesso delle aziende a servizi bancari tradizionali, come i conti correnti, basandosi sul presupposto che determinate attività potessero essere rischiose o illegali. Non si trattava solo di criptovalute ma anche di altre industrie considerate ad alto rischio, come il gioco d’azzardo online, i prestiti a basso reddito, o altre attività percepite come “non conformi” agli standard tradizionali.
L’Operazione Choke Point è stata criticata per l’approccio aggressivo, con l’obiettivo di tagliare le gambe a intere industrie senza un processo giudiziario chiaro. Le autorità bancarie venivano incoraggiate, o talvolta obbligate, a interrompere i servizi finanziari a determinate aziende, riducendo così le loro operazioni e danneggiando l’industria nel suo complesso.
Trump, che ha bollato questa operazione come “illegale” e “una vergogna”, ha sottolineato come abbia oltrepassato i limiti della regolamentazione e danneggiato ingiustamente il settore delle crypto, ostacolandolo invece di regolarlo in modo trasparente e giusto.
Alle parole devono necessariamente seguire i fatti
Fino a oggi, Trump ha preso alcune misure significative per cercare di supportare il settore delle criptovalute, in particolare attraverso due ordini esecutivi firmati all’inizio del suo secondo mandato. Ha inoltre istituito un gruppo di lavoro per gli asset digitali e creato una riserva di Bitcoin utilizzando asset precedentemente sequestrati.
Questi passi sono un segno di apertura e di impegno verso l’industria ma è importante notare come, per quanto simbolici e significativi, non possano essere ritenuti azioni più concrete e tangibili, pensate per trasformare realmente l’ambiente normativo e il panorama economico per le crypto negli Stati Uniti.
Le dichiarazioni di Trump, in particolare il suo annuncio di voler “dominare” il settore delle criptovalute, sono ambiziose, ma finora la sua amministrazione non ha ancora introdotto politiche complete e dettagliate che definiscano chiaramente il futuro della regolamentazione delle crypto.
Le misure finora prese sembrano ancora una fase preliminare, mentre il settore ha bisogno di un quadro normativo stabile, di incentivi fiscali chiari e di un approccio coordinato a livello federale per garantire una crescita sana e sostenibile. In altre parole, mentre i gesti simbolici sono apprezzabili, l’industria crypto sta ancora aspettando azioni concrete che vanno oltre gli ordini esecutivi e le dichiarazioni di intenti.
Prima del discorso al Digital Asset Summit 2025, inoltre, si sono fatte numerosi speculazioni sul fatto che Trump avrebbe affrontato temi come la chiusura dei conti bancari crypto (debanking) o la tassazione delle criptovalute, magari con un nuovo ordine esecutivo. In realtà, invece, non sono state annunciate nuove misure e sono state ribadite solo le azioni già intraprese dalla sua amministrazione.
“È un onore parlarvi di come gli Stati Uniti domineranno le criptovalute e la prossima generazione di tecnologie finanziarie,” ha dichiarato. “E non sarà facile, ma siamo molto avanti.”
Per quanto, è indubbio, che negli Stati Uniti il clima per le crypto, rispetto all’amministrazione Biden, sia cambiato, è fondamentale che alle promesse della campagna elettorale – così tanto semplici da fare – facciano seguito delle azioni concrete.






