Criptovalute sempre più mainstream. Ma chi ci guadagna e chi ci perde davvero?
Crediamo nella completa trasparenza con i nostri lettori. Alcuni dei nostri contenuti includono link di affiliazione e potremmo guadagnare una commissione attraverso queste partnership. Tuttavia, questa potenziale compensazione non influenza mai le nostre analisi, opinioni o pareri. I nostri contenuti editoriali vengono creati indipendentemente dalle nostre partnership di marketing e le nostre valutazioni si basano esclusivamente sui nostri criteri di valutazione stabiliti. Per saperne di più clicca qui.
Disclaimer
Siamo fautori di un rapporto basato sulla più totale trasparenza con i nostri lettori. Ed è per questo che teniamo a sottolineare che alcuni dei nostri contenuti potrebbero includere link di affiliazione, da cui poter guadagnare una commissione attraverso queste partnership.
In poco più di 15 anni le criptovalute sono passate da fenomeno marginale a risorsa sempre più integrata nel sistema finanziario globale. Inoltre continuano a crescere in popolarità e ad attirare l’attenzione di investitori istituzionali e piccoli risparmiatori. Non a caso il settore è diventato una realtà che non si può più ignorare, con un mercato che ha raggiunto un valore di oltre 3.300 miliardi di dollari.
Negli Stati Uniti sono sempre più le figure di spicco – basti pensare al presidente Donald Trump e a Elon Musk – che ne parlano quasi quotidianamente mentre in Italia aumenta l’interesse da parte dei “non addetti ai lavori”, come testimonia l’articolo di approfondimento pubblicato dalla nota giornalista Milena Gabanelli, sul Corriere online.
La trasformazione delle criptovalute: da utopia a “oro digitale”

La giornalista ha voluto fare una panoramica sulle crypto, partendo dalla storia di Bitcoin e focalizzandosi poi su come BTC abbia saputo “evolvere” dall’utopica visione di una valuta decentralizzata – lontana dai tradizionali meccanismi finanziari e dai governi – a risorsa finanziaria sempre più paragonabile all’oro, da acquistare e conservare come una protezione contro l’inflazione e la crisi dei mercati.
Del resto la limitazione a 21 milioni della quantità di Bitcoin disponibili, stabilita dal codice sorgente, gli ha conferito una caratteristica di scarsità paragonabile a quella dei beni più preziosi, come appunto l’oro.
Questo meccanismo, quindi, ha generato una crescente percezione di valore, rafforzata dalla convinzione che, a causa della sua disponibilità limitata, la criptovaluta sarà sempre più ricercata nel tempo. Il che ha attirato l’interesse di sempre più investitori istituzionali – tra cui giganti come BlackRock e, in Italia, Intesa Sanpaolo – che hanno visto in BTC una possibilità per diversificare i propri portafogli e per entrare in un mercato dal potenziale di crescita enorme.
Il rovescio della medaglia
Milena Gabenelli ha poi virato la propria attenzione verso un argomento ben noto, ovvero la crescita delle truffe e delle manipolazioni che, con l’espansione del mercato, sono emerse sempre più numerose. Non esattamente un argomento inedito per chi da anni ci segue su Cryptonews.
Negli anni, abbiamo assistito con rammarico a numerosi episodi di “pump and dump”, una pratica fraudolenta che prevede l’inflazione artificiale del valore di un asset tramite operazioni mirate di acquisti e promozioni sui social media (spesso sfruttando l’ingenuità di alcuni personaggi famosi, ultimamente le infinite possibilità offerte dall’IA).

Queste azioni, orchestrate da creatori o investitori iniziali, servono a gonfiare il prezzo di una criptovaluta, attirando ignari acquirenti in cerca di guadagni facili. Una volta che il valore dell’asset raggiunge un picco artificiale, i responsabili vendono in modo massiccio le loro quote, provocando un crollo repentino del prezzo. I nuovi investitori, entrati in gioco troppo tardi, si ritrovano con ingenti perdite, vittime di un meccanismo che sfrutta la loro inesperienza e la volontà di inseguire facili guadagni.
Solo nelle ultime settimana abbiamo, per esempio, assistito a quanto successo con Libra e con il presidente argentino Milei e, per restare in ambito presidenziale, a quanto fatto da Donald Trump con la sua meme coin $TRUMP che, partita da 18 centesimi, è arrivata a 75 dollari, per poi crollare a 15, causando perdite per 2,2 miliardi a 885 mila investitori. Tuttavia, un trader anonimo, con un tempismo sospetto, è riuscito a guadagnare 109 milioni dollari mentre la Trump Organization – che detiene 800 milioni di $TRUMP – ha già incassato 349,6 milioni di dollari in un mese, beneficiando di commissioni su ogni scambio.
Il problema principale è che nuovi progetti di criptovalute spuntano come funghi ma non sono sempre accompagnati da un’idea solida o da un valore reale, proponendosi semplicemente come un pretesto per raccogliere soldi spillandoli da ignari investitori. La società di ricerca Chainalysis stima che circa il 3,6% delle criptovalute create nel 2024 (oltre 74.000) siano state coinvolte in schemi di manipolazione.
Ecco perché vale la pena ribadire come sia necessario valutare con attenzione i token su cui investire, facendo tutte le ricerche del caso e puntando solo su progetti affidabili e popolari.
La regolamentazione e la necessità di maggiori tutele

Ma com’è possibile che sia così “facile” riuscire a utilizzare le criptovalute per le truffe? Perché il settore è purtroppo privo di una regolamentazione chiara e uniforme. Negli Stati Uniti, per esempio, non esistono leggi specifiche per le crypto e gli interventi delle autorità sono sporadici e dipendono dalla singola giurisdizione.
Nel corso degli anni alcune organizzazioni governative – come la Securities and Exchange Commission (SEC) – sono intervenute, senza però la necessaria chiarezza e spesso trasmettendo agli investitori una sensazione di improvvisazione quando non addirittura di accanimento. Basti pensare alle azioni spesso al limite del persecutorio da parte dell’ex presidente della SEC, Gary Gensler.
In Italia, la situazione non è molto diversa: il mercato è in espansione ma la protezione per gli investitori resta limitata. Gli exchange crypto sono soggetti a leggi generali in materia di anti-riciclaggio e trasparenza, ma il rischio di truffe rimane alto per chi si avvicina al settore senza una solida conoscenza.
Da questo punto di vista, però, il Vecchio Continente può fare affidamento sul MiCA (Markets in Crypto-Assets), ovvero il regolamento dell’Unione Europea che disciplina il mercato delle criptovalute e degli asset digitali. Approvato nel 2023 ed entrato in vigore gradualmente tra il 2024 e il 2025, il MiCA ha l’obiettivo di creare un quadro normativo chiaro e uniforme per tutti i Paesi membri dell’UE, garantendo maggiore trasparenza, sicurezza e tutela per gli investitori.
Concludendo: Un’opportunità o una trappola?
Il mondo delle criptovalute offre senza dubbio grandi opportunità per chi è pronto a navigare tra i rischi e le incertezze. Con una maggiore educazione finanziaria e un’attenta selezione delle piattaforme e dei progetti in cui investire, è possibile trarre vantaggio da questa nuova frontiera economica. Tuttavia, è fondamentale non farsi attrarre da promesse di guadagni facili e ricordare che il mercato delle crypto è ancora in gran parte caratterizzato da ampie zone d’ombra che favoriscono le truffe.
Se da una parte le criptovalute stanno diventando sempre più mainstream e accettate come forma di pagamento e investimento, dall’altra bisogna restare vigili e consapevoli dei pericoli che si celano dietro a progetti sospetti e speculazioni senza scrupoli.
L’industria ha bisogno di una regolamentazione più rigorosa e di un maggiore impegno per garantire la protezione degli investitori, affinché possa consolidarsi come una risorsa finanziaria legittima e sicura nel lungo termine.






