Bitcoin scende del 6% a $78.000: i dazi di Trump scuotono il mercato crypto

bitcoin Donald Trump
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I dati di Coinglass mostrano liquidazioni delle posizioni crypto nelle 24 ore per 976 milioni di dollari, di queste, 842,2 milioni da posizioni long.
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Laura Di Maria
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Bitcoin è sceso drasticamente nel fine settimana, calando del 6% a 77.730 dollari, mentre un’ondata di volatilità ha travolto i mercati globali dopo l’annuncio di nuovi dazi da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Le numerose vendite della scorsa settimana hanno dato un colpo forte agli indici azionari statunitensi che hanno registrato il maggiore calo dal 2020. L’effetto domino si è rapidamente esteso anche agli asset digitali.

La principale criptovaluta, che per la maggior parte del 2025 si era mantenuta sopra gli 80.000 dollari. Mentre nel fine settimana è scesa sotto il livello chiave di 78.000 dollari per la prima volta dopo settimane.

Bitcoin segue l’andamento dei titoli tecnologici mentre le vendite globali toccano il picco massimo

Questo calo pone Bitcoin circa il 28% al di sotto del suo massimo storico registrato a gennaio. Anche altri token importanti hanno subito perdite importanti.

Ethereum è crollato del 13% a 1.568 dollari, XRP è sceso di quasi il 12% e Solana ha perso oltre il 12%, arrivando a 105,43 dollari.

Il comportamento di Bitcoin negli ultimi mesi rispecchia sempre più spesso quello dei principali titoli tecnologici. Finora ha riflesso l’andamento di indici come l’S&P 500 e il Nasdaq.

A marzo, gli analisti hanno registrato una correlazione settimanale di 0,88 tra Bitcoin e il mercato azionario. Questa tendenza sembra essersi confermata. Infatti, le vendite della scorsa settimana su Wall Street, alimentate dai timori di una guerra commerciale globale, hanno trascinato al ribasso anche Bitcoin.

Le azioni di Hong Kong registrano il peggior calo dalla crisi finanziaria del 2008

Lo stress sui mercati non si è limitato agli Stati Uniti. Lunedì, l’indice Hang Seng di Hong Kong è crollato di oltre il 10% nelle contrattazioni mattutine. Si tratta del maggiore calo giornaliero dall’inizio della crisi finanziaria globale del 2008.

Anche le azioni cinesi sono crollate, mentre il Paese si è trovato a fronteggiare dazi statunitensi superiori al 50%. Pechino ha risposto venerdì annunciando nuove tariffe sulle importazioni americane. Si alimentano così i timori di una guerra commerciale su larga scala che potrebbe spingere l’economia globale verso una profonda recessione.

Goldman Sachs ha alzato le probabilità di una recessione negli Stati Uniti al 45% nei prossimi 12 mesi. Tesi che viene sostenuta anche dalle altre grandi banche.

Aumentano le liquidazioni crypto, ma le prospettive a lungo termine restano positive

Alcuni analisti del settore crypto hanno invitato alla calma.

“Queste oscillazioni di prezzo possono spaventare gli speculatori, ma in definitiva sono solo rumore,” ha dichiarato Gadi Chait, gestore degli investimenti presso Xapo Bank. “Bitcoin è sempre stato e sarà sempre un investimento a lungo termine. Il suo valore risiede nella sua sovranità intrinseca, decentralizzazione e natura finita, non nella volatilità a breve termine. Ci siamo già passati e probabilmente ci passeremo di nuovo, ma la traiettoria a lungo termine di Bitcoin resta innegabile.”

Nonostante queste rassicurazioni, i segnali di stress erano evidenti nei mercati dei derivati. I dati di Coinglass mostrano che nelle ultime 24 ore sono state liquidate posizioni crypto per un valore di 976 milioni di dollari. Di queste, le posizioni long hanno rappresentato 842,2 milioni.

Più di 318.000 trader sono stati liquidati, dimostrando quanto rapidamente possa cambiare il sentiment in periodi di turbolenza.

I trader ora osservano attentamente il livello di 76.600 dollari. Una rottura al di sotto di questo valore potrebbe segnalare una correzione più profonda all’orizzonte.

Investire in mezzo a queste turbolenze diventa un’operazione rischiosa anche in presenza di quello che potrebbe sembrare un bottom nel mercato.

In questi casi una buona opzione potrebbe essere quella di rivolgersi ai progetti in prevendita, che non sono ancora quotati a mercato.

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