I dazi di Trump rischiano di mettere in ginocchio il mercato crypto

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Il "Liberation day" tanto anticipato da Trump ha messo in ginocchio i mercati, i principali indici USA perdono fino al 2% mentre il mercato crypto subisce perdite del 6%.
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Laura Di Maria
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Mercoledì 2 aprile è stato il “Liberation Day” secondo Trump che ha presentato la sua scelta di politica commerciale con l’evento “Make America Wealthy Again”. Il presidente USA ha rivelato le “tariffe reciproche” a carico di circa 200 partner commerciali in tutto il mondo. I dazi partono da una base del 10% fino a picchi del 49% per quei paesi identificati come “worst offenders”.

La reazione di Bitcoin è stata estremamente volatile. BTC raggiunto un picco di $87.800 durante l’annuncio di Trump, per poi scendere rapidamente a $85.500.

Al momento la principale crypto è scambiata intorno a $83.000 in calo di oltre il 2,4% nelle 24 ore. Questo comportamento volatile riflette l’incertezza generata dalle nuove politiche commerciali annunciate.

Le nuove tariffe di Trump

Trump ha annunciato dazi 25% su “tutte le automobili prodotte all’estero” a partire dalla mezzanotte. Ha fatto riferimento anche alla necessità di supportare gli “straordinari agricoltori e allevatori” americani senza però specificare eventuali dazi specifici per settori particolari.

Durante l’evento che si è svolto nel Rose Garden della Casa Bianca, Trump ha spiegato il meccanismo di applicazione delle cosiddette “tariffe reciproche”. Gli Stati Uniti imporranno dazi pari a circa la metà di quelli imposti da altri Paesi sui prodotti americani, che si aggiungeranno a una base comune fissata al 10%.

Trump ha promosso questa iniziativa come una liberazione degli Stati Uniti da decenni di squilibri commerciali.

“Per decenni, a partire dal 1934, la politica commerciale degli Stati Uniti è stata organizzata attorno al principio di reciprocità,” ha scritto Trump nel suo ordine esecutivo. “Eppure, nonostante l’impegno verso il principio di reciprocità, il rapporto commerciale tra gli Stati Uniti e i suoi partner commerciali è diventato altamente squilibrato, in particolare negli ultimi anni.”

L’impatto sulle criptovalute e l’economia globale

Le criptovalute, tra cui Bitcoin, hanno mostrato una notevole volatilità nei giorni precedenti il 2 aprile, influenzate dalle aspettative degli investitori riguardo agli effetti che i dazi potrebbero avere sulla crescita economica e sull’inflazione. Durante l’intervento di Trump, Bitcoin ha toccato i $77.000 prima di recuperare terreno, ma la reazione dei mercati ha dimostrato quanto le criptovalute siano ora strettamente legate ai mercati tradizionali.

Thomas Perfumo, economista globale dell’exchange Kraken, ha sottolineato che gran parte dell’impatto atteso dalle misure commerciali di Trump è già stato scontato dai mercati delle criptovalute. Peccato però che i titoli azionari e le principali criptovalute hanno subito un calo significativo dopo l’annuncio dei dazi, segnalando un movimento generale di avversione al rischio.

Gli indici azionari statunitensi, come S&P 500 e Nasdaq 100, hanno subito forti perdite. In particolare, il S&P 500 ha perso oltre 2 trilioni di dollari di capitalizzazione di mercato in appena 15 minuti. Anche le criptovalute hanno seguito questa tendenza: Bitcoin è sceso a circa $82.600 (-3%), mentre Ethereum ha perso il 6% scendendo sotto i $1.800. Altre criptovalute, come Solana, Dogecoin e XRP, hanno visto cali simili.

Il GMCI 30 index, l’indice che riflette l’andamento delle 30 principali crypto, è crollato del 4,6%.

I mercati crypto negli ultimi trimestri hanno mostrato una crescente correlazione con i mercati azionari tradizionali. Joe McCann, fondatore e CEO di Asymmetric, intervistato da Decrypt, ha dichiarato che, in assenza di un chiaro catalizzatore, le criptovalute continueranno a comportarsi come asset di rischio, influenzate dagli stessi fattori che pesano sui mercati tradizionali.

Impatto sui miner di Bitcoin

Le nuove tariffe potrebbero influenzare anche il settore del mining di Bitcoin, che dipende in gran parte dai chip ASIC prodotti in Cina. L’aumento dei costi di importazione potrebbe rendere meno competitivi i miner americani rispetto ai loro concorrenti internazionali. Alcune aziende statunitensi stanno già acquistando miner da impianti di produzione al di fuori della Cina, riducendo così la loro esposizione alle tariffe.

Secondo Darcy Daubaras, CFO di Hive Digital, un aumento dei prezzi dell’hardware potrebbe spingere fuori dal mercato i miner meno efficienti, portando a una riduzione della difficoltà della rete e a una maggiore redditività per coloro che operano con costi operativi più bassi.

Prospettive future

L’incertezza economica generata dalle politiche tariffarie di Trump sta spingendo gli investitori verso asset considerati rifugi sicuri, come l’oro e Bitcoin. Alexander Blume, CEO di Two Prime Digital Assets, ha suggerito che l’aumento delle entrate derivanti dai dazi potrebbe persino essere utilizzato dagli Stati Uniti per acquistare Bitcoin, in linea con un ordine esecutivo di Trump che esplora l’acquisizione di criptovalute.

Se Bitcoin dovesse recuperare la sua percezione di bene rifugio, potrebbe risultare uno tra i maggiori vincitori di questa battaglia commerciale. In prospettiva di un aumento dell’inflazione e della conseguente ricalibratura dei tagli ai tassi di interesse da parte della Fed, gli investitori potrebbero decidere di rivolgersi a oro e Bitcoin per conservare il valore del proprio capitale. In questo caso, non sarebbe solo il valore di BTC a crescere, ma anche quello dei progetti collegati in maniera più o meno diretta al principale asset. Progetti in prevendita come Bitcoin Bull Token potrebbero conquistare una buona posizione di mercato in vista di una nuova ondata rialzista a favore di BTC.

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