Trump Mobile: lo smartphone, i prezzi e le tariffe del Tycoon
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La Trump Organization è il conglomerato aziendale privato fondato da Fred Trump – padre di Donald – e di cui l’attuale presidente degli Stati Uniti detiene il controllo dagli anni ’70. L’azienda gestisce moltissime attività nel campo dell’immobiliare commerciale, del lusso e, in tempi più recenti, degli investimenti finanziari anche nel settore delle crypto.
Fino al 2017, Donald Trump ha gestito direttamente la compagnia. Durante la sua passata presidenza e quella attuale, la gestione è passata ai figli Donald Jr. ed Eric Trump.
Un nuovo settore da esplorare
Il tycoon americano è sempre straordinariamente attivo e dopo le numerose iniziative legate al mondo degli asset digitali – dalla sua meme coin $TRUMP alla stablecoin USD1, fino alla richiesta di un ETF basato sia su Bitcoin sia su EThereum – adesso ecco arrivare l’ultima incarnazione dell’impero commerciale trumpiano: Trump Mobile.
Sì, avete capito bene. Donald J. Trump ora vende anche servizi telefonici. Perché nel 2025, a quanto pare, non c’è limite a ciò che può essere brandizzato con il suo nome. Forse solo le centrali nucleari.
La nuova compagnia telefonica propone un piano tariffario chiamato – con sobrietà tutta trumpiana – “Patriot Plan”, a 47,45 dollari al mese. Il prezzo non è casuale: un elegante riferimento al fatto che Trump è stato sia il 45esimo che il 47esimo presidente degli Stati Uniti. Difficile stabilire se questa tariffa copra più i giga o l’ego del fondatore.
In cambio, si promettono copertura nazionale, supporto clienti made in USA, e ovviamente la certezza che ogni byte trasmesso rifletta i valori della Costituzione americana (naturalmente come viene interpretata dal tycoon e dalla sua famiglia di miliardari).
Il sogno del telefono “americano”

Ma la vera rivoluzione annunciata è in arrivo per agosto, quando Trump Mobile lancerà un proprio smartphone: il T1. Un telefono, a detta dell’azienda, “orgogliosamente progettato e costruito negli Stati Uniti”. Una dichiarazione che ha già fatto saltare sulla sedia più di un esperto del settore.
Oggi quasi tutti i telefoni – anche quelli “d’orgoglio a stelle e strisce” – sono in realtà prodotti o assemblati in Asia, e la produzione interamente statunitense è più un miraggio che una realtà. Inoltre, le guerre commerciali a colpi di dazi lanciate dallo stesso Trump contro la Cina non hanno certo semplificato le cose.
Nonostante tutto questo, Trump Mobile promette un device dal design inconfondibile, perché completamente dorato, e venduto al prezzo di 499 dollari. La sezione “specifiche tecniche” del sito parla di 12 GB di RAM, 256 GB di memoria, display AMOLED da 6,8 pollici, fotocamera principale da 50 Megapixel, batteria da 5.000 mAh e sensore per le impronte digitali.
E poi, la scoperta: a un’analisi più approfondita, il glorioso T1 non è altro che un Wingtech REVVL 7 Pro 5G, un modello economico prodotto da una compagnia cinese e già in commercio da mesi.
Su Amazon lo si trova a circa 177 euro – molto meno dei 499 richiesti da Trump Mobile – anche considerando il valore sentimentale del dorato patriottismo applicato alla plastica.
L’operazione ha ovviamente scatenato critiche e sarcasmo: presentare come “americano” un telefono cinese, nel bel mezzo di una retorica anti-Cina, suona come un’autoparodia geopolitica. Il “telefono dell’orgoglio americano” – assemblato con pezzi cinesi, forse da mani cinesi – è il simbolo perfetto di un progetto che più che una startup tech, sembra una start-trump.
Chiunque volesse preordinare questo “gioiellino tecnologico”, può collegarsi direttamente al sito ufficiale.
Conclusione: più che un telefono, un’ideologia tascabile
Trump Mobile, insomma, non è solo una compagnia telefonica: è una forma estrema di merchandising politico, dove anche le chiamate diventano dichiarazioni d’identità. Chi sottoscrive il piano da 47,45 dollari non compra solo minuti e giga: compra un’appartenenza. Un telefono, forse, ma soprattutto un simbolo.
E se la batteria durerà poco o la fotocamera non sarà all’altezza degli standard attuali, poco importa. Perché in fondo – come diceva il buon Platone – “La retorica è l’arte di governare le menti degli uomini”. E questo Trump l’ha capito da molto tempo.
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