Trump Coin: c’è TikToK dietro l’acquisto? L’indagine esclusiva
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Nel pomeriggio di oggi, 20 giugno, TikTok ha respinto l’accusa di aver acquistato 300 milioni di dollari di “Trump Coin”, la meme coin lanciata dal presidente Donald Trump.
L’account ufficiale della piattaforma social cinese lo ha ribadito con un post su X, definendo le accuse: “false e irresponsabili”.
La smentita è arrivata dopo che nei giorni scorsi il democratico californiano Brad Sherman aveva affermato che la società cinese proprietaria di TikTok, era sul punto di effettuare questo grosso acquisto per ragioni politiche.
Le accuse sono legate all’ordine esecutivo che concede a TikTok una proroga di 90 giorni per trovare un acquirente statunitense, la terza di questo tipo, un favore non da poco da part del Tycoon visto che in ballo ci sono preoccupazioni di sicurezza nazionale.
Alla base delle sue dichiarazioni ci sono i recenti annunci della società americana GD Culture Group, quotata al Nasdaq, che a maggio ha comunicato l’intenzione di investire una cifra monstre sia in Bitcoin sia nella meme coin associata a Donald Trump.
Sherman non ha però dimostrato che GD Culture Group abbia legami formali con TikTok o con la società madre ByteDance. È vero che crea contenuti video, anche con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, e che questi contenuti vengono pubblicati su TikTok, ma questo non implica un coinvolgimento diretto o un legame con la piattaforma..
Sherman ha perfino definito l’investimento come una “tangente da 300 milioni di dollari” per Trump.
Insomma, le dichiarazioni di Sherman sono apparse quantomeno pretestuose alla maggioranza dei critici, perlomeno fino a quando non verrà provato il legame tra GD Culture Group e ByteDance, rapporto lavorativo a parte. Il fatto che Sherman sia un democratico e un noto critico delle criptovalute, non depone certamente a suo vantaggio.
La nostra ricerca: esiste un legame?
Per fugare ogni dubbio abbiamo avviato un’indagine approfondita tra documenti ufficiali, report SEC, comunicati stampa e registri societari.
GD Culture Group è una piccola società americana, quotata al Nasdaq, con attività legate alla produzione di contenuti basati su intelligenza artificiale, diffusi anche su TikTok. Ma usare la piattaforma come canale di distribuzione non equivale ad avere un legame societario o strategico con ByteDance.
Non risultano partecipazioni azionarie incrociate, membri condivisi nei consigli di amministrazione, né tantomeno progetti o investimenti comuni. ByteDance non compare in nessun filing regolamentare come azionista, partner o advisor di GDC. Persino i dirigenti di GD Culture Group non vantano esperienze passate o incarichi riconducibili al gruppo cinese.
A livello operativo, GDC ha siglato un memorandum con Pier E Media, agenzia specializzata nella gestione di creator su TikTok, ma anche questa partnership è esterna e indipendente da ByteDance.
L’investimento da 300 milioni di dollari in Bitcoin e Trump Coin, annunciato da GD Culture a maggio, è stato finanziato da un’entità offshore registrata nelle Isole Vergini Britanniche, che non presenta, almeno pubblicamente, alcun legame con TikTok o i suoi proprietari, anche se la provenienza rimane poco trasparente.
Alla luce dei dati disponibili, pensare a una connessione diretta tra GD Culture Group e ByteDance è però un’operazione speculativa e priva di riscontri.
È legittimo interrogarsi su chi finanzia realmente le operazioni di GDC, viste le cifre in gioco e la natura opaca di alcuni investitori offshore. Ma in assenza di prove, associare ByteDance a questi movimenti, sarebbe scorretto.
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