Operazione Crypto spopola sul web ma le criptovalute non c’entrano!
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Sequestrate armi e droga per decine di milioni di euro
Gli indagati (26 dei quali sono italiani e 4 marocchini) sono stati accusati di 221 capi d’imputazione, gli arresti sono stati eseguiti su tutto il territorio nazionale, da Milano fino a Gioia Tauro.
La maxioperazione ha portato al sequestro di oltre 3 tonnellate di hashish (per un valore alla vendita di 12 milioni di euro), 374 chilogrammi di cocaina (per un valore alla vendita di circa 11 milioni di euro) e di un ingente quantitativo di armi da fuoco comuni e armi da guerra, tra cui mitragliatrici AK-47 Kalashnikov e UZI, fucili d’assalto M16, pistole Glock e Beretta, e perfino bazooka e bombe a mano Mk2.
“Operazione Crypto” : Bitcoin e criptovalute non c’entrano
La maxioperazione è stata definita dai Carabinieri come “Operazione Crypto”, nome che ha causato non pochi fraintendimenti da parte della stampa e del pubblico.
Molti pensavano che l’operazione avesse a che fare con le criptovalute su cui investire, e in particolar modo con Bitcoin; mai come in questo caso, però, i cryptoasset si sono rivelati del tutto innocenti e completamente estranei ai fatti.
I Carabinieri hanno infatti dichiarato che il nome “Operazione Crypto” è stato scelto in riferimento al fatto che gli indagati facevano uso esclusivo di telefoni criptati.
Questo particolare, oltre a incidere sulla scelta del nome dell’operazione, ha avuto un notevole peso anche sulla metodologia con cui sono state condotte le indagini, che hanno visto un ritorno ai metodi tradizionali: pedinamenti, osservazione sul campo e intercettazioni ambientali.
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