Nuove rivelazioni: Jack Dorsey (Twitter) è Satoshi Nakamoto, il creatore di Bitcoin?

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Lucio Prosperi
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Da quando esiste Bitcoin, la ricerca di Satoshi Nakamoto – la misteriosa figura dietro alla nascita della criptovaluta – non si è mai fermata. Di tanto in tanto emergono nuove “prove” o speculazioni, l’ultima delle quali riguarda Jack Dorsey – co-fondatore di Twitter – recentemente inserito tra i sospettati.

Questa nuova idea deriva da una ricerca presentata da Sean Murray, direttore di deBanked (una pubblicazione fintech), che ha pubblicato le sue scoperte su X (e dove se no?), evidenziando una serie di coincidenze, date e connessioni che presumibilmente legano Jack Dorsey ai primi giorni di vita di Bitcoin.

Le “prove” di Murray

Murray ha messo in evidenza come Dorsey abbia mostrato un interesse precoce per la crittografia e il movimento cypherpunk, composta da sostenitori della privacy che usano metodi crittografici per sfuggire agli “sguardi indiscreti”, in particolare quelli del governo.

Secondo Murray, “Dorsey è stato uno dei 1.300 cypherpunk confermati” che studiavano presso l’Università del Missouri-Rolla (UMR) nel 1996. “C’è una foto dell’annuario scolastico che lo mostra indossare una maglietta con riferimento alla crittografia di Adam Back“.

Tra l’altro proprio Back è da sempre un altro indiziato come possibile Satoshi ed è noto per aver creato Hashcash, un sistema proof-of-work usato per combattere lo spam nelle email. Il concetto è anche utilizzato nel sistema di mining di Bitcoin.

Murray ha notato che alcuni eventi chiave nello sviluppo di Bitcoin sembrano allinearsi con date importanti nella vita personale di Dorsey. Qualche esempio? La prima transazione di Bitcoin si è verificata l’11 gennaio 2009, che è il compleanno della madre di Dorsey. Ma anche che Satoshi abbia minato l’ultimo blocco il 5 marzo 2010, data del compleanno del padre del creatore di Twitter.

Tra le altre coincidenze rivelate da Murray, c’è il fatto che Satoshi si unì al Bitcoin Forum – un tempo centro di discussioni sulla criptovaluta – nel giorno del compleanno di Dorsey (che, evidentemente, amava particolarmente celebrare queste ricorrenze…).

Murray afferma che il dominio Bitcoin.org fu registrato il giorno dopo che Dorsey twittò un messaggio criptico riguardante la vela.

“Dorsey è stato un velista e il 17 agosto 2008 ha postato questa frase: ‘Around the horn and home again, for that’s the sailor’s way’. Ebbene, il codice sorgente originale di Bitcoin includeva un vecchio proverbio da velista: ‘Never go to sea with two chronometers; take one or three.’

Secondo Murray, inoltre, “tutti i documenti originali del codice sorgente di Bitcoin riportano un timbro orario alle 4 del mattino,” un dettaglio che richiama l’abitudine di Dorsey di lavorare fino a tarda notte, come emerge dalla sua biografia su X.

Jack Dorsey non è Satoshi, dicono gli analisti

Matteo Pellegrini, fondatore e CEO di Orange Pill App – una rete sociale per i Bitcoiner basata sulla posizione – ha bollato le scoperte di Murray come speculative, affermando che le prove che collegano Dorsey a Satoshi “non reggono l’esame” e che “non ci sono prove che Satoshi abbia mai rivelato il suo indirizzo IP.”

Pellegrini fa riferimento a un’altra coincidenza rivelata da Murray che afferma che “Satoshi si sia accidentalmente connesso a un IRC [chat] il 10 gennaio 2009, usando un IP reale, rivelando che si trovava in California” (dove si trovata anche Dorsey in quel periodo).

Il CEO di Organge Pill App ha anche tacciato come menzognera l’affermazione che la prima transazione di Bitcoin sia avvenuta nel giorno del compleanno della madre di Dorsey, dato che i registri mostrano che la prima transazione in BTC è avvenuta il 12 gennaio 2009, non l’11 gennaio 2009, come detto da Murray.

Le contestazioni di Pellegrini riguardano anche altri elementi citati da Murray che afferma che Nakamoto utilizzò indirizzi Bitcoin vanity – un tipo di indirizzo BTC personalizzato – come rivelato in un’email che inviò a Hal Finney, il primo sviluppatore di Bitcoin.

Alcuni di questi indirizzi vanity iniziavano con le lettere “NS”, in riferimento allo pseudonimo di Satoshi. Dopo aver inviato l’email, Murray sostiene che il creatore di Twitter abbia inviato Bitcoin a quattro indirizzi, “incluso uno che ha ‘jD2m’ al centro”, con riferimento alla residenza di Dorsey all’epoca, che lui colloca al 2 Mint Plaza di San Francisco.

Pellegrini ritiene però che “l’indirizzo vanity NS17 non sia nel codice originale” e che non c’è “prova che Jack Dorsey abbia mai vissuto al 2 Mint Plaza.”

Alla ricerca di Nakamoto

Murray, comunque, ha fornito ulteriori informazioni per supportare la sua teoria. Ha notato l’ammirazione di Dorsey per Bitcoin e il suo continuo impegno per la decentralizzazione. Nel 2001, per esempio, scrisse un manifesto su come lasciare un segno senza lasciare tracce e, nel 2003, scrisse che stava “terminando la sua dipendenza dal dollaro USA e creando una rete di baratto.” Non a caso Bitcoin è nato dalla sfiducia verso il dollaro e tutte le valute emesse dai governi.

Inoltre, il fatto che Satoshi non sia ancora stato identificato si allinea con le ambizioni di Dorsey di “lasciare un segno senza lasciare traccia.”

Inoltre il 5 dicembre 2010, Satoshi scrisse sul forum di Bitcoin di non donare Bitcoin a Wikileaks. Nove giorni dopo, Twitter fu “colpito da un ordine segreto del tribunale con una clausola di riservatezza per consegnare tutto ciò che aveva su Wikileaks.”

Murray, infine, ha notato che Nakamoto è scomparso subito dopo che Dorsey è stato nominato presidente esecutivo di Twitter, pur rimanendo CEO di Square (ora Block), e che scrisse un post nel qule affermava che era “molto occupato con entrambi.”

Nessun valore aggiunto nel conoscere l’identità di Satoshi

Satoshi Nakamoto è scomparso nel 2010 quando ha smesso di postare su un forum online per cypherpunk. L’ultimo suo posto risale all’aprile del 2011: “Sto passando ad altre cose.”

La sua vera identità è stata oggetto di molte speculazioni e sono stati fatti numerosi tentativi per smascherare la sua identità che però continua a restare un mistero.

Per Bobby Shell – vicepresidente del marketing presso Voltage, fornitore di infrastrutture della rete Bitcoin Lightning – la ricerca di Nakamoto è un esercizio inutile.

“Non c’è valore nel sapere chi è Satoshi. Puntare il dito e fare ipotesi su chi sia mette solo a rischio le vite delle persone, e non ha senso.”

Prima di quella di Murray, l’ultima caccia a Satoshi è stata condotta dal regista Cullen Hoback, che ha realizzato un documentario nel quale afferma che Nakamoto sia lo sviluppatore canadese di Bitcoin Core Peter Todd.

Mentre Shell pensa che la ricerca continua di Nakamoto sia “irrispettosa,” Pellegrini crede che se Dorsey fosse davvero Satoshi, sarebbe una cosa enorme:

“Se Dorsey fosse Nakamato diventerebbe istantaneamente il personaggio più influente nella storia di Bitcoin e scatenerebbe immediatamente dibattiti intensi sulle origini, la governance e la visione di BTC. Certo, scatenerebbe senza dubbio anche preoccupazioni sulla centralizzazione. Il prezzo reagirebbe in modo drammatico: in modo positivo o negativo dipenderebbe da come il mercato percepisce il coinvolgimento storico e futuro di Dorsey. Tuttavia, la forza principale di Bitcoin è la sua decentralizzazione e nessun singolo individuo – neanche il suo creatore – può controllarne il futuro.”

Mathew Sigel di VanEck ritiene che rivelare l’identità di Satoshi porrebbe fine alle incertezze e che, anche se Jack Dorsey fosse confermato come Nakamoto, “non avrebbe molto effetto sul prezzo di Bitcoin o sulla comunità.”

Collegare i puntini

“Tantissimi sono rimasti scioccati dalle mie rivelazioni su Dorsey e alcuni dubitano che sia davvero lui il creatore di Bitcoin ma… non riescono a confutarlo!” – ha detto il direttore di deBanked, che suggerisce che la motivazione di Dorsey nel mantenere lo pseudonimo sia che “Satoshi e Bitcoin sono la sua arte, che vuole mantenere anonima”.

Nel 2023, stando a quanto riportato, il fondatore di Twitter avrebbe dichiarato durante una conferenza che:

“Bitcoin e Satoshi nel 2009 rappresentavano una fusione della mia infanzia, della mia curiosità, di tutto ciò a cui aspiravo e di ciò che amavo.”

Nel luglio 2024, su Nostr, scrisse:

“Immagino spesso Satoshi seduto da qualche parte, a ridere di tutto questo.”

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