Lottery Mining di Bitcoin: cos’è, come funziona e quali hardware usare (2025)
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Il mining di Bitcoin nell’immaginario collettivo rimanda a enormi capannoni industriali pieni di computer e schede grafiche di ultima generazione che ronzano giorno e notte, consumando migliaia di megawatt di energia per contendersi l’ultimo blocco disponibile.
Uno scenario da rivoluzione industriale, riservato ai grandi gruppi o ai pool di mining, anche se esiste ancora uno spiraglio per chi vuole partecipare con un dispositivo casalingo.
È qui che entra in gioco il lottery mining, la versione solitaria e romantica del mining: nessun pool, nessuna ricompensa condivisa, solo l’utente e la rete.
Del resto l’algoritmo di proof of work che regola Bitcoin è semplice: ogni miner tenta di trovare l’hash vincente. Chi ci riesce per primo, incassa tutto: ricompensa del blocco e commissioni. Certo, con un piccolo hardware le probabilità sono minime ma non nulle. È come comprare un biglietto della lotteria con un’estrazione ogni dieci minuti.
Come funziona il mining di Bitcoin?
Per capire come funziona il mining semplifichiamo al massimo il concetto. Bisogna immaginare la rete di Bitcoin come una gigantesca Riffa dove il numero “vincente” è scelto casualmente all’interno di un range enorme, immaginiamo un numero compreso tra 0 e un miliardo.
Ogni macchina collegata alla rete, grande o piccola che sia, continua a generare numeri (hash) nel tentativo di indovinare quello giusto. Il sistema regola automaticamente la difficoltà per fare in modo che, in media, solo un hash corretto venga trovato ogni dieci minuti circa, che poi sono la durata di un blocco.
Chi lo trova per primo, vince: incassa l’intera ricompensa in Bitcoin prevista e aggiorna la blockchain con le nuove transazioni.
Tutti gli altri, immaginate migliaia di computer in tutto il mondo, comprese le maxi farm da milioni di gigawatt, ripartono da capo con il blocco successivo.
Ed è qui che entra in gioco il fascino del lottery mining: tutto si basa sulla probabilità e anche un piccolo miner casalingo – con un solo dispositivo acceso sotto la scrivania – potrebbe avere la fortuna di trovare il blocco prima dei colossi. È raro, certo, ma è successo più di una volta.
Quanto si guadagna con il mining di BTC?
Nel 2025 il block reward, ovvero la ricompensa per chi si aggiudica la scrittura del blocco, consiste in 3,125 BTC fissi + le commissioni di transazione del blocco (variabili).
Parliamo quindi di 3,15–3,2 BTC, che al cambio odierno corrispondono a circa
330.000 e 336.000 euro netti per un singolo blocco trovato. Non male per un “biglietto della lotteria” da qualche centinaio di watt.
Quante sono le probabilità di successo per i miner casalinghi?
Il problema per chi mina da solo, con un piccolo dispositivo casalingo, è che la rete Bitcoin è diventata gigantesca. Ogni secondo, vengono provati miliardi di miliardi di combinazioni per trovare un nuovo blocco. È come partecipare a una lotteria dove milioni di persone comprano milioni di biglietti ogni minuto… ma voi ne avete solo uno. Le probabilità di vincere ci sono, ma sono davvero minuscole.
Un utente con una piccola macchina – diciamo tra 0,5 e 1 terahash al secondo – avrebbe all’incirca una probabilità su un milione di trovare un blocco nell’arco di un giorno. In pratica, se ci si basasse solo sulla statistica, un ASIC da 1 TH/s potrebbe restare acceso per migliaia di anni senza mai vedere una ricompensa.
Certo, salendo di potenza le probabilità migliorano, ma non abbastanza da cambiare le regole del gioco. Una macchina da 100 TH/s – che è già un dispositivo di fascia medio-alta – rappresenta ancora una goccia nel mare rispetto all’hashrate complessivo della rete.
Per intenderci: è circa un decimo di milionesimo della potenza globale. In media, con quel livello, si potrebbe sperare di trovare uno o due blocchi all’anno. Ma è solo una media: si potrebbe anche non trovarne mai.
Secondo le stime di fine 2024, per avere una probabilità concreta di azzeccare almeno un blocco all’anno, servirebbero almeno 8 petahash al secondo. Tradotto: un’intera flotta di ASIC top di gamma, con tutto quello che ne consegue in termini di spesa, bolletta e rumore.
Ci sono stati casi fortunati di lottery mining?
Detto questo, gli eventi fortunati non sono impossibili. Negli ultimi anni si sono verificati casi clamorosi di piccoli miner che hanno “sbancato il jackpot”.
A marzo 2025 un miner solitario con un mini-rig Bitaxe da appena 480 GH/s (0,48 TH/s!) è riuscito a trovare il blocco #887,212, guadagnando circa 3,15 BTC di ricompensa. Secondo l’operatore del pool Solo CK, un dispositivo così piccolo aveva circa 1 possibilità su 1.000.000 al giorno di riuscirci.
Anche Il 30 gennaio 2025 un singolo miner dotato di un FutureBit Apollo (un mini-ASIC domestico da ~2-3 TH/s) ha risolto il blocco #881,423, incassando circa 3,15 BTC di ricompensa. L’utente ha riferito di aver visto comparire la conferma di blocco sul suo pannello Apollo nel cuore della notte, a riprova che anche un piccolo device da camera può, a volte, battere le grandi farm.
Questi episodi, sebbene rarissimi, sono molto pubblicizzati nella comunità perché dimostrano che il lottery mining può premiare anche i pesci piccoli. Va dunque vissuto più come un hobby o una scommessa, non come una strategia d’investimento affidabile.
Le migliori macchine (ASIC) per minare Bitcoin da 100 euro o meno
Nel mercato del mining Bitcoin 2025, è possibile trovare dispositivi ASIC a basso costo (sotto i 100 euro) adatti per hobbisti o piccoli esperimenti.
Si tratta sia di mini-ASIC di nuova generazione a basso consumo, sia di ASIC usati di vecchia generazione ormai poco costosi. Questi dispositivi offrono potenze di calcolo modeste rispetto ai miner professionali, ma permettono di “minare” Bitcoin con un investimento minimo.
Di seguito presentiamo i migliori modelli economici, con dettagli su prezzo, specifiche tecniche, dove acquistarli e una valutazione della loro reale utilità nel cosiddetto “lottery mining” (il mining in solitaria con bassa potenza).
ASIC economici di nuova generazione
Il Bitaxe Gamma è un mini-ASIC open source lanciato nel 2024, progettato per il mining domestico. Contiene un singolo chip Bitmain BM1370 di ultima generazione, che permette di raggiungere circa 1,0–1,2 TH/s di hashrate con soli 15–18 W di consumo.
È un dispositivo standalone dotato di Wi-Fi integrato e alimentazione USB-C a 5V/6A. Le dimensioni compatte e la ventola silenziosa da 40 mm lo rendono adatto a scrivania o casa. In vendita come kit completo intorno ai 120–150 € su Amazon o i siti specializzati.

Il GekkoScience NewPac USB Miner è invece una chiavetta USB per il mining Bitcoin prodotta da GekkoScience (USA), un marchio molto popolare nell’ambiente crypto. Integra 2 chip BM1387 (gli stessi dell’Antminer S9) e funziona tramite il collegamento a una porta USB alimentata.

Ha un hashrate di circa 23 GH/s in configurazione standard, ma è overcloccabile fino a ~90 GH/s con un buon raffreddamento. Il consumo è di soli 5–8 W a frequenza base. Si alimenta direttamente via USB (5V), ma per l’overclock spinto serve un hub USB alimentato esternamente e una piccola ventola di raffreddamento.
Al momento è fuori produzione ma si trova ancora sul mercato dell’usato o presso i negozi specializzati a circa 100 €
ASIC usati di vecchia generazione
Il Bitmain Antminer U3 è un piccolo ASIC USB rilasciato nel 2015 e pensato per utenti domestici. Ha una forma cilindrica compatta con una ventola silenziosa da 80 mm e contiene 4 chip BM1382 a 28nm (lo stesso chip dell’Antminer S5) con un design che ricorda un “barilotto”.

Fornisce circa 63 GH/s di potenza di hashing con un consumo intorno ai 60–63 W. Richiede un alimentatore DC 12V 6A (tipicamente un piccolo alimentatore esterno tipo notebook, spesso incluso all’acquisto) collegato tramite jack, più un cavo USB per il collegamento al computer. È un dispositivo ormai obsoleto in termini di efficienza (~1 W/GH), ma ancora funzionante e silenzioso (~25 dB) e semplice da usare con CGMiner.
Sul mercato dell’usato si trova a prezzi molto contenuti – ad esempio ~50 € (49,90 € IVA inclusa) presso i rivenditori europei. L’Antminer U3 non è profittevole in pool ma può essere utilizzato in solo mining per tentare la fortuna, oppure come pezzo da collezione/souvenir dell’era dei primi miner USB.
Il Bitmain Antminer S9 è invece unno degli ASIC Bitcoin più famosi. Lanciato nel 2016, oggi è reperibile a prezzi stracciati sul mercato dell’usato. L’S9 offre ancora una potenza di calcolo discreta: circa 13–14 TH/s (terahash al secondo) grazie ai 189 chip BM1387 a 16nm su tre schede hash.

Il consumo elettrico è elevato – intorno ai 1300–1375 W a pieno carico e con rumorosità importante (due ventole da 120 mm tipo server). Necessita inoltre di un alimentatore ATX/Server da ~1600 W (12V) con almeno 3 connettori PCIe a 6 pin per le schede hash, più uno dedicato per la scheda di controllo.
Nonostante l’efficienza nettamente inferiore ai modelli attuali, molti S9 usati circolano a basso costo: tipicamente 50-100 $ a seconda di condizioni e lotto. Ad esempio, su eBay si trovano S9 (13,5 TH/s) intorno agli 80–90 € con alimentatore. Attenzione: per funzionare a lungo l’S9 richiede un’alimentazione elettrica stabile e un ambiente ben ventilato o fresco (dato il forte calore generato).
Oggi un S9 non copre i costi elettrici in mining di pool a tariffe domestiche, ma può essere riutilizzato creativamente – ad esempio come stufetta riscaldante in inverno o per esperimenti di solo mining. La community ha persino sviluppato dei firmware customizzati per ottimizzarne l’efficienza e usarlo a scopo didattico, mantenendo in vita questo storico modello.
Altri modelli degni di nota
Nel mercato dell’usato compaiono talvolta anche Antminer di vecchia generazione come l’S7 (circa 4,7 TH/s a 1300 W, anno 2015) o l’S5 (~1,1 TH/s a 590 W, anno 2014).
Si possono acquistare per poche decine di euro ma le loro prestazioni sono nettamente inferiori agli S9 e l’efficienza elettrica molto bassa. Dunque, tra i vecchi modelli a basso costo, l’S9 rimane generalmente la scelta più equilibrata in termini di hash rate per euro speso.
Software desktop per il lottery mining
Non tutti hanno la possibilità o la voglia di acquistare un ASIC costoso; alcuni appassionati potrebbero voler sperimentare il mining sul proprio PC.
È importante premettere che minare Bitcoin su CPU o GPU consumer non è praticamente più remunerativo nel 2025 – la potenza richiesta è tale che un PC domestico avrebbe probabilità prossime allo zero di trovare un blocco.
In poche parole, si tratta di energia sprecata. Tuttavia, a scopo didattico o di hobby, esistono vari software desktop che permettono di partecipare al mining (anche in solo) utilizzando hardware generico. Ecco alcuni esempi utili per chi vuole provare il lottery mining senza un hardware ASIC dedicato.

CGMiner ad esempio, è uno dei software di mining più longevi e rispettati nell’ambiente. Open source, scritto in C, funziona tramite riga di comando (niente interfaccia grafica) ed è compatibile con Windows, Linux e Mac. È nato con il supporto per GPU e FPGA, ma oggi viene usato quasi esclusivamente con dispositivi ASIC.
Può connettersi sia a mining pool esterni che operare in modalità solo mining, se agganciato a un nodo Bitcoin. Offre un buon ventaglio di opzioni avanzate: dal monitoraggio in tempo reale alla gestione delle ventole, passando per overclock, controllo remoto e tuning delle prestazioni.
Il suo punto di forza è la flessibilità: leggero, stabile e perfetto per chi vuole gestire più miner in modo diretto e preciso. Il rovescio della medaglia? Serve un po’ di dimestichezza con il terminale: non è pensato per principianti o per chi cerca un’interfaccia a finestre. Ma per chi vuole il pieno controllo sul proprio hardware, è uno strumento solido e ben documentato, con una community attiva alle spalle.
BFGMiner è un altro software storico per il mining, simile a CGMiner per struttura e filosofia: riga di comando, multipiattaforma, leggero. La differenza? È pensato espressamente per ASIC e FPGA – il supporto GPU è stato rimosso da tempo.
È uno strumento adatto a utenti avanzati, con funzioni come clocking dinamico, watchdog automatici e compatibilità con dispositivi come Antminer USB, Block Erupter e perfino installazioni su Raspberry Pi. Ottimo per chi vuole spremere al massimo piccoli miner hobbistici. Meno utile su P senza ASIC collegati, dove il mining CPU ha senso solo per test.
Esistono anche alcuni progetti come BTCBull, attualmente in prevendita, che permettono di ricevere Airdrop in Bitcoin quando BTC raggiunge determinati livelli di prezzo. Si tratta di un modo alternativo e speculativo, visto che si tratta di una meme coin, per guadagnare BTC.
Inoltre, esistono altri software e servizi: come ad esempio MultiMiner, oppure soluzioni come NiceHash e Kryptex che permettono di “minare” con CPU/GPU altcoin e ricevere pagamenti in BTC. Non si tratta dunque di lottery mining puro, perché in pratica l’utente sta contribuendo a un pool (o vendendo hash rate) e riceve un guadagno proporzionale garantito.
Cosa succede quando ci si aggiudica un blocco?
È un po’ come vincere alla lotteria: il miner “vince” la sfida, crea il blocco includendo le transazioni in sospeso e imposta una transazione che genera i nuovi BTC e li invia all’indirizzo di Bitcoin da lui scelto. Se sta minando da solo, l’indirizzo sarà probabilmente quello del suo wallet personale.
Una volta creato, il blocco viene trasmesso alla rete e, se risulta valido, viene accettato da tutti gli altri nodi. Da quel momento, tutti i miner passano a lavorare sul blocco successivo.
I BTC guadagnati non sono però subito spendibili: devono prima “maturare”, cioè attendere 100 conferme (circa 16-17 ore), per evitare che eventuali blocchi orfani o riorganizzazioni della rete rendano instabile la ricompensa. Dopo questo periodo, il premio diventa disponibile nel wallet indicato e può essere usato liberamente.
Se il miner ha usato un software in solo mining, i BTC arrivano direttamente a lui; se ha usato un mining pool, riceverà solo una quota proporzionale. Per monetizzarli, può trasferirli su un exchange e venderli per euro o dollari, magari a rate per evitare impatti sul mercato, oppure usare servizi OTC (over-the-counter) per vendite dirette e riservate.
Alcuni scelgono di tenere i BTC (holding) sperando in un ulteriore aumento di valore. Dal punto di vista pratico, non c’è un vero “trasferimento dalla macchina al wallet”: i BTC sono sempre stati accreditati direttamente sulla blockchain, all’indirizzo scelto dal miner.
La macchina serve solo a generare il blocco vincente, ma non custodisce i fondi. Infine, anche se l’aspetto fiscale varia da paese a paese, in molti casi – Italia compresa – la conversione in euro va dichiarata se supera certi importi, ed è buona norma tenere traccia dell’origine di quei fondi, anche solo con uno screenshot del blocco trovato.
In conclusione, trovare un blocco Bitcoin in solo mining è l’equivalente di vincere un premio sostanzioso in criptovaluta. Il processo tecnico di attribuzione dei BTC è automatico ma il vero lavoro del miner inizia dopo la vincita: egli dovrà gestire in sicurezza quei fondi e decidere se e come convertirli in moneta tradizionale
Il tutto ricordando che, specialmente in ambito lottery mining, la vincita è l’eccezione, non la regola: per ogni fortunato che vive questi passi, migliaia di altri miner casalinghi continuano a tentare la sorte quotidianamente, contribuendo però anche – nel loro piccolo – alla sicurezza e decentralizzazione della rete Bitcoin.






