La SEC insiste: tutte le crypto PoS sono equiparabili a titoli azionari. Cosa succederà ora?

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Marcello Bonti
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Il presidente della Securities and Exchange Commission Gary Gensler ha di nuovo ribadito che i token che utilizzano meccanismi di staking andrebbero considerati alla stregua di titoli azionari, secondo quanto stabilisce la legge statunitense.

Durante una riunione pubblica della SEC, mercoledì, Gensler ha affermato che i token Proof-of-Stake (PoS) si possono considerare alla stregua di titoli perché gli investitori prevedono un rendimento quando li acquistano. Queste affermazioni potrebbero cambiare le carte in tavola e rendere più difficile la vita alle crypto emergenti e consolidate.

Il presidente della SEC ha spiegato che “gli investitori li acquistano contando di ottenere un rendimento su questi token, quando i token sono proof-of-stake puntano a ottenere rendimenti su questi token proof-of-stake del 2%, 4%, 18%”.

Il proof-of-stake è un meccanismo di consenso per convalidare le transazioni in criptovalute e permettere la creazione di nuovi blocchi in una blockchain.

I validatori mettono in staking, cioè depositano, una certa quantità di criptovalute. In base al numero di token in staking, il sistema seleziona i validatori per autenticare la transazione sulla blockchain. Alcune delle principali criptovalute, tra cui Ethereum, la seconda crypto in termini di market cap, utilizzano il meccanismo di consenso PoS.

Gensler ha aggiunto:

“Non importa cosa stiano promuovendo e inserendo in un protocollo, se scelgono di bloccare i propri token in un protocollo: questi progetti sono spesso sviluppati da un piccolo gruppo di imprenditori e sviluppatori. Suggerisco semplicemente che ognuno di questi gestori di token… cerchi di mettersi in regola, e lo stesso vale per gli intermediari.”

Gensler si è espresso in questi termini per rispondere alle domande di alcuni giornalisti a proposito della sua opinione riguardo le dichiarazioni della scorsa settimana di Rostin Behnam. Il presidente della Commodity Futures Trading Commission (CFTC) aveva dichiarato che Ethereum si possa comparare a una commodity, cioè una materia prima, quindi ricadere sotto l’ombrello dell’agenzia che presiede.

La guerra allo staking della SEC

All’inizio di febbraio, la SEC ha raggiunto un accordo con l’exchange crypto Kraken per interrompere l’offerta di servizi o programmi di staking ai clienti nel Paese.

Secondo la SEC, Kraken non è riuscita a “registrare l’offerta e la vendita del suo programma di staking-as-a-service di cripto-asset”, che la commissione ora qualifica come titoli.

Oltre all’interruzione del servizio, Kraken ha accettato di pagare una multa da 30 milioni di dollari.

Se i token PoS verranno comparati a titoli azionari, ci si dovrà aspettare un giro di vite pressante da parte delle autorità statunitensi sia su ETH che su gran parte delle altre altcoin.

Uno scenario del genere in ambiente Ethereum potrebbe provocare un forte impatto. Ma non è ancora chiaro quali sarebbero le conseguenze sullo sviluppo del progetto Ethereum e sul prezzo di ETH.

Autorità concordi nel considerare Bitcoin come una commodity

Mentre prevale l’incertezza sul futuro normativo dei token PoS, appare chiaro che le autorità competenti ritengano Bitcoin al pari di una commodity.

Lo stesso presidente della CFTC sostiene che Bitcoin sia l’unico asset crypto a rispondere alla definizione di commodity. Ma lo stesso Behnam ha confessato: “Bitcoin è diverso da qualsiasi altra commodity con cui abbiamo avuto a che fare”, ammettendo che l’asset è difficile da configurare all’interno del quadro normativo attuale.

Anche il senatore repubblicano John Boozman ha ammesso che i tribunali federali e il presidente della Securities and Exchange Commission (SEC) considerano Bitcoin come una merce.

“Bitcoin, sebbene sia una criptovaluta, è una merce. È una merce agli occhi dei tribunali federali e secondo il presidente della Securities and Exchange Commission (SEC). Non c’è alcun disaccordo al riguardo.”

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