La Russia intende creare almeno due exchange di criptovalute

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Aniello Raul Barone
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Secondo quanto riportato dal quotidiano russo a diffusione nazionale Kommersant, la Russia sta seriamente valutando la possibilità di creare almeno due exchange di criptovalute per sostenere l’attività economica estera.

Secondo il rapporto, uno degli exchange utilizzerebbe il database della Borsa valutaria di San Pietroburgo (SPCE) per le attività economiche estere.

Il secondo exchange dovrebbe essere istituito a Mosca. Tuttavia, le fonti non hanno rivelato se sarà creato sulla base della Borsa di Mosca o sarà un ente completamente separato.

Inizialmente solo pochi utenti utilizzeranno questi exchange in “modalità di prova”, come ha dichiarato Mikhail Uspensky, membro del regolamento legislativo sulle criptovalute della Duma di Stato della Federazione Russa. In seguito, ha aggiunto, saranno aperti anche ai grandi esportatori e importatori.

Uspensky ritiene che in un primo momento le piccole e medie imprese, e soprattutto i privati, difficilmente riceveranno un accesso senza ostacoli agli exchange, e ha aggiunto che:

“È importante sottolineare ancora una volta che i contorni del futuro esperimento sono interamente alla mercé dell’autorità di regolamentazione”.

Gli exchange si concentreranno sullo Yuan cinese e sulla Stablecoin legata alle valute dei BRICS

Inoltre, gli exchange di criptovalute si concentreranno sulla creazione di stablecoin ancorate allo yuan cinese e, più in generale, al paniere di valute dei BRICS.

Ultimamente la Russia sta discutendo di un ambiente favorevole alle stablecoin; la Banca centrale russa, la Bank of Russia, ha dichiarato a luglio che sta valutando la legalizzazione delle stablecoin per le transazioni transfrontaliere.

Inoltre, le aziende russe produttrici di materie prime si sono rivolte alle stablecoin per eseguire transazioni finanziarie con le controparti cinesi. Queste mosse sono arrivate in risposta alle restrizioni internazionali e all’inasprimento delle misure di conformità.

Il responsabile delle comunicazioni di BitRiver, Oleg Ogienko, ha dichiarato a Kommersant che le stablecoin sono attività finanziarie digitali ai sensi della legislazione russa.

Uspensky ha inoltre osservato che il progetto presenta rischi significativi. Per esempio, se la riservatezza della transazione viene violata, le informazioni sulla transazione “possono finire negli elenchi delle sanzioni”. Questo porterebbe anche al blocco delle transazioni con criptovalute acquistate su tali exchange nazionali.

“In parole povere, se l’informazione che la criptovaluta è stata acquistata su un exchange russo diventa di pubblico dominio, allora con l’aiuto di speciali mezzi tecnici sarà facile tracciare e contrassegnare assolutamente tutte le transazioni come sospette”.

Di conseguenza, l’esperto ritiene che la natura centralizzata ucciderebbe la fiducia.

Exchange crypto russi: Mosca si avvia a diventare un nuovo polo per le criptovalute?

Secondo l’agenzia di stampa statale TASS, l’idea di creare degli exchange crypto legali sarebbe frutto di colloqui preliminari tra il ministro delle Finanze, Anton Siluanov, e la Banca centrale russa.

Siluanov ha dichiarato che le parti non hanno ancora trovato una “soluzione” accettabile per entrambe, ma ha affermato che una svolta potrebbe essere vicina e che la legislazione in materia “potrebbe essere pronta per la sessione autunnale” della Duma di Stato.

Il ministro russo ha affermato che:

“Abbiamo legalizzato il nostro settore di mining e la possibilità di pagare [beni e servizi] stranieri con i Bitcoin estratti. Ora rimane una questione di regolamentazione aggiuntiva, vale a dire la creazione di exchange legali di criptovalute”.

Il ministro ha osservato che gli exchange di criptovalute russi esistenti operano ancora in una “zona grigia” dal punto di vista normativo.

Il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov – Fonte: MaslovaN [CC BY-SA 4.0]

Secondo la legge russa, gli exchange di criptovalute non hanno uno status giuridico e non sono regolamentati da alcun ente governativo russo. Ragion per cui i recenti sforzi per controllare le criptovalute in Russia, sono stati definiti “un progresso significativo” da Siluanov.

Siluanov e la governatrice della Banca Centrale, Elvira Nabiullina, sono due dei più stretti alleati del presidente Vladimir Putin. Tuttavia, il duo è stato ai ferri corti sulla questione della regolamentazione delle criptovalute.

Mentre Nabiullina è una scettica convinta delle criptovalute, Siluanov preferisce un approccio più progressista. Questo ha portato a una lunga impasse sulla politica delle criptovalute che si è conclusa solo di recente, quando Putin ha ordinato di accelerare gli sforzi di regolamentazione.

L’ordine ha portato all’accelerazione delle leggi che regolano il mining di criptovalute in Russia e l’uso delle criptovalute nel commercio transfrontaliero.

Putin ha approvato questo mese entrambe le leggi. L’entrata in vigore è prevista per il 1° settembre.

Ma poiché la Banca centrale si oppone a consentire ai minatori e alle imprese commerciali di immettere criptovalute nell’economia russa, rimane una domanda pressante: Cosa succederà alle monete generate da minatori e commercianti?

I minatori russi venderanno le cripto all’estero o sul mercato nazionale?

La Banca centrale ha già detto che vuole che le imprese russe vendano le loro monete su piattaforme estere. Tuttavia, i critici sostengono che questo porterà al riciclaggio di denaro e potrebbe portare i governi occidentali a sanzionare gli exchange che trattano con i pool di minatori russi.

Diversi politici hanno invece appoggiato l’idea di creare exchange di criptovalute sostenuti dal governo russo. Anche le borse di Mosca e di San Pietroburgo hanno espresso interesse per il trading di criptovalute.

I minatori russi si concentrano su Bitcoin

I legislatori hanno inoltre suggerito di consentire agli investitori qualificati l’accesso agli exchange crypto gestiti dallo Stato.

Sebbene la Banca centrale abbia precedentemente respinto tali piani, il ministero potrebbe ora cercare di rivederli.

Alcuni suggeriscono che potrebbero essere una soluzione per consentire ad alcune aziende russe di trattare con banche estere.

Negli ultimi giorni, i media russi hanno riferito che diverse banche regionali hanno smesso di fare affari con Mosca per timore di sanzioni occidentali secondarie.

I responsabili del settore hanno dichiarato che la stragrande maggioranza (oltre il 90%) dei minatori industriali russi concentra i propri sforzi su Bitcoin. Tuttavia, gruppi più piccoli di minatori affermano di preferire il mining di token come Litecoin (LTC) e altre altcoin ad alta capitalizzazione.

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