La Banca d’Italia lancia l’allarme stablecoin: rischio per la stabilità finanziaria
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Banca d’Italia ha dedicato un riquadro alle crypto nel suo Rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria identificando le crypto come un grave fattore di rischio. Il ritorno di Trump alla Casa Bianca ha incrementare questo rischio di instabilità, legato in particolare alle stablecoin, per i mercati globali.
Il rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria è stato pubblicato martedì. Qui la Banca d’Italia ha fatto riferimento all’aumento repentino, seppure di breve durata, del valore del comparto crypto. A generare questo improvviso e anomalo aumento è stato l’aperto sostegno verso le crypto da parte dell’amministrazione Trump.
La banca ha identificato un aumento del valore di asset digitali speculativi, Bitcoin in particolare, che hanno registrato forti afflussi dopo l’insediamento di Trump e i successivi annunci di politiche pro-crypto.
Banca d’Italia teme che una maggiore connessione di questi strumenti altamente volatili con i sistemi finanziari tradizionali, potrebbe trasmettere forte vulnerabilità sia ai mercati che agli intermediari finanziari.
Nel report pubblicato dalla Banca Centrale, si evidenzia come il valore del mercato crypto abbia raggiunto i 2,75 trilioni di dollari alla fine di marzo.
Ha ribadito che Bitcoin rappresenta da solo oltre il 60% della capitalizzazione totale. Il report evidenzia che il restante 30% degli asset non è supportato da un valore reale (unbacked crypto asset). Mentre appena il 9%, costituito dalle stablecoin, è ancorato ad asset reali che ne convalidano il valore reale. Ma anche questo rappresenta un grave problema di instabilità finanziaria e sovranità monetaria.
Banca d’Italia considera lo sviluppo di Bitcoin e stablecoin come un fattore di fragilità finanziaria
Il rapporto identifica una fonte di rischio nel fatto che una grossa fetta dei Bitcoin in circolazione è ora in mano a emittenti di ETF, piattaforme di trading e società non finanziarie. Questi soggetti stanno scommettendo su Bitcoin come strumento per incrementare il valore delle proprie azioni o per ridefinire i modelli di business, nonostante la sua elevata volatilità.
La maggior parte di queste entità opera al di fuori dei tradizionali quadri normativi, come gli exchange crypto, in particolare negli Stati Uniti, in Cina, in Canada e nel Regno Unito. La loro presenza limitata nell’area euro ha finora isolato l’Europa malgrado sia stata tra le prime entità sovranazionali a dotarsi di un regolamento dedicato agli asset crypto, il MiCA. Secondo il report, presto anche l’Europa sarà esposta a un forte rischio di contagio sull’esempio dei mercati internazionali.
Il peso delle stablecoin come fattore di rischio finanziario
Il rapporto ha anche messo in cattiva luce le stablecoin. In particolare si fa riferimento agli asset ancorati al dollaro, come Tether e USD Coin.
Il nocciolo della questione è legato alla forte dipendenza di questi asset alle riserve di titoli di Stato USA che ne convalidano il valore.
Se le emettenti stablecoin subissero dissesti finanziari tali da richiedere la liquidazione massiccia dei propri titoli di Stato, si potrebbero innescare pericolosi effetti a catena. Nell’ipotesi in cui le stablecoin si integrassero a pieno nel sistema di pagamenti internazionali, uno scenario simile scatenerebbe il panico e le svendite potrebbero superare la capacità di rimborso degli USA.
In pratica, la banca centrale ha messo in guardia contro il reale rischio di crunch di liquidità in caso di un fallimento su larga scala delle stablecoin. Gli effetti a catena potrebbero colpire sia i mercati obbligazionari statunitensi che i sistemi finanziari globali.
Le autorità dell’UE monitorano l’esposizione offshore alle crypto
Anche i funzionari europei hanno espresso preoccupazioni simili.
La presidente della BCE, Christine Lagarde, ha dichiarato ad aprile che il MiCAR, il principale regolamento crypto dell’UE, potrebbe non bastare per proteggere le istituzioni finanziarie europee dalle ricadute legate a un boom delle stablecoin ancorate al dollaro USA. Ha avvertito che un massiccio spostamento dei risparmi verso asset ancorati al dollaro potrebbe indebolire la sovranità monetaria dell’area euro.
Fatalista anche Natasha Czenave dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati. L’esperta ha sottolineato che, per quanto le crypto rappresentino ancora una piccola frazione della finanza globale, il loro crescente legame con l’economia reale potrebbe presto amplificarne i rischi.
Le autorità italiane hanno confermato di stare monitorando da vicino i modelli di business e le pratiche di liquidità delle aziende che offrono asset crypto sia nei mercati dell’UE che in quelli offshore.
Mentre i legislatori europei si muovono per rafforzare le regole sotto MiCAR, l’avvertimento di Bankitalia evidenzia il crescente bisogno di un coordinamento globale. Senza di esso, le normative nazionali potrebbero faticare a tenere il passo con la rapida diffusione globale delle crypto. Questa urgenza è ancora più tangibile ora che il nuovo supporto politico ne accelera l’adozione nelle principali economie.
In assenza di coordinamento, i quadri normativi nazionali potrebbero essere sopraffatti dalla rapida internazionalizzazione della finanza crypto, soprattutto con il sostegno politico che ne accelera l’adozione in economie chiave.






