In arrivo un ETF Spot su Ethereum con staking: ecco quando e come funzionerà

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Christian Boscolo
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Se per Bitcoin l’accesso agli ETF Spot è stato relativamente facile, lo stesso non si può dire per Ethereum, su cui ha sempre gravato il “problema” dello staking.

La criptovaluta co-fondata da Vitalik Buterin, dopo il passaggio al proof of stake, porta infatti in dote questa possibilità, che garantisce una rendita aggiuntiva a chi “blocca” i suoi ETH per garantire il corretto funzionamenti della blockchain.

Una possibilità concessa a chi detiene direttamente la criptovaluta, ma esclusa dagli ETF Spot non solo per questioni pratiche ma anche concettuali.

Questo guadagno indiretto, infatti, avrebbe potuto far ricadere Ethereum nell’annoso problema della classificazione di ETH come titolo azionario.

Per tutte queste ragioni, ad oggi, gli ETF Spot su Ethereum non prevedono la possibilità dello staking.

Ufficialmente richiesto il primo ETF Spot su Ethereum con staking

La situazione è però destinata a cambiare visto che mercoledì, Il Cboe BZX Exchange – (Chicago Board Options Exchange) – ha chiesto alla SEC statunitense di modificare il già esistente ETF 21Shares Core Ethereum (ETH)

per permettergli di includere anche i proventi derivanti dallo staking.

Il Cboe BZX Exchange è una delle borse valori gestite da Cboe Global Markets, un colosso del trading con sede negli Stati Uniti. Regolato dalla SEC, è un mercato che permette di scambiare azioni, ETF e derivati, e ha giocato un ruolo chiave nell’integrazione delle criptovalute nel mondo finanziario tradizionale.

È stato tra i primi exchange regolamentati a proporre ETF su Bitcoin ed Ethereum, contribuendo alla crescita dell’adozione istituzionale degli asset digitali.

Cboe Global Markets è stata la prima borsa valori al mondo a lanciare i futures su Bitcoin nel dicembre 2017, battendo sul tempo il CME (Chicago Mercantile Exchange)

La società ha presentato richiesta tramite il Form 19b-4, e potrebbe dare il via il primo ETF su Ethereum negli Stati Uniti con staking integrato.

Ricordiamo ai lettori che il Form 19b-4 è un documento ufficiale che le borse valori regolamentate negli Stati Uniti devono presentare alla SEC (Securities and Exchange Commission) quando vogliono proporre una modifica alle loro regole di quotazione.

In pratica, viene utilizzato per chiedere alla SEC il permesso di introdurre nuovi prodotti finanziari, come ETF (Exchange Traded Funds) su criptovalute, o di modificare le modalità con cui vengono gestiti strumenti già esistenti.

Quando arriverà il nuovo ETF Spot su Ethereum?

Se la funzione di staking otterrà l’approvazione dalla SEC, potrebbe aprire la porta anche ad altri ETF su criptovalute, aumentando il loro appeal grazie all’aggiunta di un’interessante componente di rendimento.

La questione rimane in ogni caso molto delicata perché la presenza dello staking potrebbe classificare Ethereum come un titolo azionario secondo il Test di Howey, che definisce un investimento come un titolo azionario se attuato in un’impresa comune e con l’aspettativa di profitti generati dagli sforzi di altri.

Secondo l’analista di Bloomberg James Seyffart, l’ETF 21Shares Core Ethereum è il primo a presentare una richiesta di autorizzazione di staking alla SEC.

Inoltre, ha stimato che la decisione finale arriverà probabilmente a fine ottobre, intorno al 30.

Come funzionerà lo staking nell’ETF 21Shares Core Ethereum?

L’emendamento presentato con il Form 19b-4 spiega anche come lo staking di Ethereum sarà integrato nell’ETF con regole precise per garantire trasparenza e sicurezza.

Chi gestirà lo staking?

Lo sponsor dell’ETF (ovvero la società che lo gestisce) affiderà periodicamente una parte degli ETH detenuti dal fondo a fornitori di staking esterni. Questi fornitori saranno selezionati tra operatori affidabili e riconosciuti, come exchange regolamentati o entità specializzate nello staking istituzionale.

Quali fornitori potranno gestire lo staking?

Pur avendo la possibilità di lavorare con il depositario dell’ETF (la banca o l’ente che custodisce gli ETH del fondo) o con società affiliate, lo sponsor ha deciso di escludere esplicitamente qualsiasi fornitore affiliato. Questo significa che non utilizzerà servizi di staking forniti da aziende collegate direttamente alla società che gestisce l’ETF, per evitare conflitti di interesse.

Come verranno distribuite le ricompense?

Quando gli ETH vengono messi in staking, generano ricompense sotto forma di nuovi token ETH. Questi ETH guadagnati dallo staking verranno incassati dal trust dell’ETF, che potrebbe classificarli come reddito per il fondo.

Cosa significherà per gli investitori?

Se approvata, questa proposta permetterebbe all’ETF di Ethereum di non essere più un semplice strumento passivo, ma di generare ricavi dallo staking. Questo potrebbe aumentare il rendimento per gli investitori, rendendolo più interessante rispetto ad altri ETF che non offrono questa funzione.

Verrà approvato? La nostra opinione

La nostra opinione è che la SEC abbia adottato un approccio troppo restrittivo con le criptovalute, ma le politiche sono destinate a cambiare con l’arrivo di Trump. Del resto Gary Gensler, ex presidente della SEC, ha dato le dimissioni lo stesso giorno dell’insediamento del Tycoon, una data che non è certo stata scelta a caso.

Gary Gensler lascia la SEC lo stesso giorno dell’insediamento di Trump. Coincidenza o mossa strategica? Il timing perfetto che fa discutere il mondo della finanza.

Ethereum non è una società centralizzata e lo staking è una funzione nativa del protocollo, non una promessa di rendimento gestita da un’azienda. Inoltre, gli investitori non partecipano direttamente allo staking, ma beneficiano indirettamente delle ricompense, proprio come accade con gli ETF che investono in obbligazioni o altre attività produttive.

Per questo, a nostro avviso, la risposta della SEC sugli ETF con staking sarà positiva e questo di fatto anche per lo staking di criptovalute in senso classico.

Altrimenti si darebbe vita a una disparità di trattamento tra chi detiene direttamente una criptovaluta e chi investe tramite ETF.

Se gli ETF venissero esentati dall’essere classificati come titoli, ma lo staking diretto fosse considerato tale, si creerebbe un vantaggio normativo per gli strumenti finanziari tradizionali a discapito degli utenti retail e delle piattaforme crypto.

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