Il CEO di Telegram, Pavel Durov, autorizzato a lasciare la Francia per Dubai per due settimane. Riesplodono le polemiche!
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Pavel Durov avrebbe ottenuto il permesso da un tribunale francese di lasciare la Francia per due settimane e recarsi a Dubai, dove ha sede la sua azienda. L’autorizzazione, valida a partire dal 10 luglio, segna la seconda deroga temporanea concessa al rigido regime di sorveglianza giudiziaria a cui è sottoposto, in seguito al suo arresto avvenuto nell’agosto 2024.
La decisione arriva dopo che le autorità francesi avevano negato una richiesta simile a maggio, quando Durov aveva pianificato di intervenire all’Oslo Freedom Forum. Non potendo partecipare di persona, aveva tenuto il suo discorso da remoto.
La Human Rights Foundation, organizzatrice dell’Oslo Freedom Forum, aveva duramente criticato la restrizione di viaggio imposta a Durov, definendola una misura eccessiva e preoccupante per le implicazioni sui diritti civili. Secondo la fondazione, limitare la libertà di movimento di un imprenditore, senza una condanna definitiva, rischia di creare un precedente pericoloso, soprattutto in un contesto in cui la tecnologia gioca un ruolo centrale nella libertà di espressione e nella tutela della privacy.
Anche molti sostenitori del CEO di Teelgram e osservatori internazionali interpretano questa vicenda come parte di una tendenza più ampia: un crescente clima di pressione legale e istituzionale nei confronti degli imprenditori del settore tech, in particolare di coloro che sviluppano strumenti decentralizzati o incentrati sulla crittografia.
In questo contesto, il caso Durov viene visto non solo come una questione personale ma come un banco di prova globale per la difesa dell’innovazione digitale, della riservatezza degli utenti e della libertà d’impresa in un’epoca di crescente sorveglianza governativa.
L’arresto del fondatore di Telegram ha acceso un dibattito globale sulla responsabilità digitale
La battaglia legale di Durov è iniziata lo scorso agosto, quando è stato arrestato all’aeroporto di Le Bourget, vicino a Parigi. Successivamente è stato incriminato nell’ambito di un’indagine più ampia condotta dalle autorità francesi sul presunto ruolo di Telegram nel facilitare attività criminali.
Le autorità sostengono che la mancanza di moderazione dei contenuti sull’app, unita al supporto per comunicazioni criptate, numeri di telefono usa e getta e pagamenti in criptovalute, abbia creato un terreno fertile per attività illecite.
Rilasciato dietro una cauzione di 5 milioni di euro, Pavel Durov resta sottoposto a un regime di sorveglianza giudiziaria in Francia. È obbligato a presentarsi due volte alla settimana presso una stazione di polizia e deve ottenere l’autorizzazione del tribunale per ogni spostamento fuori dal Paese. L’approvazione, seppur temporanea, a recarsi a Dubai rappresenta una concessione eccezionale nel quadro delle restrizioni imposte.
Telegram rafforza la moderazione mentre aumentano le pressioni legali
Il caso ha attirato l’attenzione globale di difensori della privacy e dell’industria tecnologica. In particolare, personalità come Edward Snowden ed Elon Musk hanno criticato le autorità francesi, definendo la mossa un eccesso di potere.
Dall’arresto di Durov, Telegram ha modificato il modo in cui gestisce i contenuti illegali. Di conseguenza, la piattaforma ora avverte gli utenti sui rischi di condividere materiale proibito. Qualora lo facciano, i loro indirizzi IP e numeri di telefono potrebbero essere comunicati alle autorità. Questo rappresenta un grande cambiamento rispetto all’approccio precedente di Telegram, più orientato alla tutela della privacy.
Nel frattempo, l’episodio ha riacceso l’interesse per The Open Network (TON), un progetto blockchain inizialmente lanciato da Telegram sotto la guida di Durov. Sebbene TON sia stato abbandonato nel 2020 a causa delle pressioni della SEC statunitense, continua a operare come un ecosistema separato supportato dalla comunità delle criptovalute.
I sostenitori vedono ora la battaglia legale di Durov come un test più ampio per le piattaforme decentralizzate. Stanno osservando attentamente fino a che punto gli sviluppatori possono essere ritenuti responsabili dell’uso delle loro tecnologie.
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