Gli esperti dicono che Bitcoin aiuterà a risolvere i problemi climatici

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Aniello Raul Barone
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Molto spesso Bitcoin (BTC) è stato criticato per l’elevato utilizzo di fonti di energia che alimentano il cambiamento climatico. Dai dati emergenti, però, risulta che la principale criptovaluta è una rete a emissioni nette negative.

Questo significa che Bitcoin rimuove dall’atmosfera più carbonio di quanto ne emetta, il che lo rende vantaggioso per l’ambiente.

Gli scienziati accusano i gas a effetto serra, come l’anidride carbonica e il metano, di essere la causa dei cambiamenti climatici. La maggior parte di questi gas proviene da attività umane che comprendono l’utilizzo di combustibili fossili.

Il noto investitore in tecnologie climatiche, Daniel Batten, sostiene che:

“Bitcoin è ora l’industria più sostenibile del mondo, con circa il 57% dell’energia utilizzata per il mining proveniente da fonti rinnovabili come il solare e l’eolico, mentre nel 2020-2021 la percentuale era del 33%”.

Rispondendo a Cryptonews, Batten, che è anche un ambientalista, ha aggiunto:

“La principale fonte di energia per il mining di Bitcoin è l’energia idroelettrica. Bitcoin, come gli eV (veicoli elettrici n.d.r.), riduce le emissioni nette perché sostituisce l’oro come riserva di valore e i servizi bancari come metodo di transazione, entrambe risorse caratterizzate da un’elevata intensità di emissioni”.

Batten ha affermato che utilizzando la Lightning Network, un protocollo Layer 2 costruito sulla blockchain di Bitcoin per consentire transazioni più veloci e meno costose:

“Bitcoin può scalare più di Visa con una frazione dell’impronta di carbonio”.

Grafico di paragone tra il mix di energia sostenibile utilizzato per il mining di Bitcoin e quelli utilizzati dagli altri Paesi del mondo – Fonte: Bitcoin Mining Council

Il mining di Bitcoin consuma molta elettricità, più di molti Paesi. Il processo di mining crea nuovi Bitcoin risolvendo complessi problemi matematici utilizzando senza sosta computer molto potenti.

Secondo il Bitcoin Electricity Consumption Index dell’Università di Cambridge, nel 2023 Bitcoin ha utilizzato 121,13 terawattora (TWh) di elettricità. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), si tratta di una quantità di elettricità sufficiente ad alimentare i Paesi Bassi, un Paese di 17 milioni di abitanti.

“Escludere il rumore”

Mentre il rapporto dell’Università di Cambridge viene contestato per l’utilizzo di vecchie serie di dati che escludono le fonti rinnovabili dal mix energetico di Bitcoin, i critici hanno spesso sfruttato tali dati, usandoli come materia prima per screditare la criptovaluta.

Per esempio, uno studio del 2019 condotto da ricercatori dell’Università delle Hawaii, a Manoa, ha stimato che il mining di Bitcoin potrebbe aumentare le temperature globali oltre i 2° Celsius. Le Nazioni Unite hanno fissato l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5° Celsius.

Un altro rapporto ampiamente citato, pubblicato nel 2023 dall’Università delle Nazioni Unite, ha utilizzato dati del periodo 2020-2021 per affermare che:

“Il 67% dell’elettricità consumata per il mining di Bitcoin è stata prodotta da fonti di energia fossile”.

Il CEO dell’exchange crypto CEX.io, Oleksandr Lutskevych, ha dichiarato a Cryptonews:

“Anche considerando questi dati, Bitcoin mostrava comunque una dipendenza inferiore alla media dai combustibili fossili, che all’epoca rappresentavano circa l’82% del consumo energetico globale”.

Lutskevych ha anche supervisionato le operazioni della filiale di CEX.io GHash.io, il defunto pool di mining che nel 2014, per un breve periodo, ha controllato il 51% della potenza di calcolo di Bitcoin. Questa situazione ha scatenato il timore di un attacco al 51%, una situazione ipotetica in cui un pool di mining potrebbe creare falsi Bitcoin.

Nel 2018, lo scienziato olandese Alex de Vries ha pubblicato un documento che ha attirato l’attenzione dei media mainstream. Egli ha sostenuto che le emissioni di carbonio di Bitcoin potrebbero essere misurate per ogni transazione.

Come ha affermato Batten, de Vries voleva dimostrare che il consumo energetico di Bitcoin “sfuggirà totalmente di mano con l’aumentare del volume delle transazioni”, ma la sua teoria è stata poi smentita. Batten ha dichiarato a Cryptonews:

“La metrica ‘per transazione’ è stata ora sfatata perché il consumo energetico di Bitcoin non deriva dalle sue transazioni. Bitcoin può raggiungere miliardi di transazioni senza aumentare il consumo di energia o le emissioni”.

Batten ha detto che la rappresentazione di Bitcoin come un “villain ecologico” ha impedito a circa 65.000 miliardi di dollari di capitale istituzionale di essere investito nel settore.

In occasione di una recente conferenza su Bitcoin, Batten ha affermato che la narrazione deve cambiare per attirare i fondi sovrani e gli investitori istituzionali che si preoccupano della sostenibilità.

L’efficienza dell’industria mineraria di Bitcoin registra un notevole incremento

Il CEO della società di mining di Bitcoin con sede negli Stati Uniti Blockware Solutions, Mason Jappa, ha affermato che un modo migliore di guardare all’utilizzo di energia di Bitcoin rispetto ad altre reti è quello di misurare il valore immagazzinato nella rete e non le transazioni elaborate.

Secondo quanto dichiarato da Jappa a Cryptonews:

“Sebbene i minatori di Bitcoin elaborino transazioni per la rete, essi contribuiscono anche in modo significativo alla sicurezza complessiva della rete, consolidando il caso d’uso principale di Bitcoin, che è un deposito di valore”.

Poi ha aggiunto:

“Attualmente, il market cap di Bitcoin è di circa 1,4 trilioni di dollari e i minatori contribuiscono alla sua sicurezza. Certo, i minatori consumano grandi quantità di energia, ma tutti i depositi di valore richiedono energia per essere difesi”.

Jappa ha osservato che il consumo di energia di Bitcoin impallidisce rispetto ad altri settori economici, come il mercato obbligazionario statunitense, il mercato immobiliare, l’oro o tutte le società dell’S&P 500.

Per esempio, il consumo di energia di Bitcoin non è neanche lontanamente paragonabile a quello del sistema bancario tradizionale. Una ricerca pubblicata dal crittografo Michel Khazzaka nel 2022 ha rilevato che il settore bancario tradizionale consuma 4.981 TWh di elettricità all’anno – 40 volte di più rispetto a Bitcoin.

D’altra parte, secondo alcuni rapporti, nel 2023 il settore dell’estrazione dell’oro ha consumato 265 terawattora (TWh) di elettricità. Si tratta di una quantità di energia più che doppia rispetto a quella utilizzata per l’estrazione di Bitcoin.

Oltre a passare a fonti di energia sostenibili, l’industria del mining di Bitcoin sta migliorando anche l’efficienza.

Secondo il Bitcoin Mining Council, l’intensità delle emissioni della rete Bitcoin – che misura la quantità di emissioni di carbonio rilasciate per unità di energia utilizzata – è diminuita del 50% negli ultimi quattro anni.

Come ha spiegato Batten, questo significa che ogni volta che qualcuno invia una transazione sulla blockchain di Bitcoin o utilizza l’asset come riserva di valore, “riduce le emissioni nette”.

Intensità delle emissioni tra i vari settori – Fonte: Daniel Batten

Inoltre, il tasso di hash di Bitcoin – vale a dire la potenza di calcolo utilizzata per estrarre ed elaborare le transazioni su una blockchain proof-of-work – è aumentato di quattro volte.

L’amministratore delegato di CEX.io, Lutskevych, sostiene che:

“Il miglioramento è da attribuire al maggiore utilizzo di energia rinnovabile e ai significativi progressi nell’efficienza energetica dell’hardware di mining”.

Per esempio, l’efficienza energetica dell’hardware di mining, come i circuiti integrati specifici (ASIC), è migliorata da 200 a 1.000 volte nell’ultimo decennio. Inoltre, la maggior parte degli impianti di mining ASIC di Bitcoin sono ora al 100% riciclabili. Lutskevych ha dichiarato:

“Ciononostante, in quanto rete proof-of-work di vecchia concezione, Bitcoin rimane la criptovaluta a più alto consumo energetico, il che garantisce un livello di sicurezza senza precedenti per la rete”.

Bitcoin come rete a emissioni nette negative

Intervenendo al secondo Proof-of-Work Summit tenutosi in Germania alla fine di settembre, Batten ha sottolineato come Bitcoin stia diventando una rete a emissioni negative, con 21 benefici per il clima e 19 benefici umanitari.

Emissioni totali della rete Bitcoin nell’arco di 4 anni – Inoltre, il tasso di hash di Bitcoin – Fonte: Woocharts

Secondo quanto affermato da Batten, il passaggio di un maggior numero di minatori alle energie rinnovabili non solo ridurrà l’impronta di carbonio di Bitcoin, ma contribuirà anche a stabilizzare le reti elettriche fornendo capacità di risposta alla domanda.

Una delle aree più promettenti per l’estrazione di Bitcoin sono le discariche, che sono una delle principali fonti di metano (CH4), un potente gas serra. Secondo gli scienziati, in 20 anni il gas metano ha un effetto di riscaldamento sulla Terra 84 volte superiore a quello dell’anidride carbonica.

Batten ha dichiarato che il gas di discarica, che spesso viene espulso direttamente nell’aria, è “la leva più forte di BTC per mitigare il cambiamento climatico nei prossimi 25 anni”.

Inoltre, Batten ha affermato che cinque società stanno estraendo Bitcoin utilizzando energia generata dal gas metano di discarica e che circa 29 entità stanno utilizzando “fonti di energia a zero emissioni di carbonio”.

Tutti questi sforzi hanno portato a mitigare circa il 7,5% delle emissioni di Bitcoin quest’anno. Come ha dichiarato Batten:

“Non c’è un’industria al mondo che si sia avvicinata a questo risultato senza compensazioni”.

Grafico delle emissioni mitigate della rete Bitcoin – Fonte: Daniel Batten / Blockgram

Per raggiungere il 100% di mitigazione, le operazioni di estrazione di Bitcoin dovranno utilizzare il gas proveniente da almeno 35 discariche.

Le emissioni di gas metano evitate possono essere convertite in crediti di carbonio, che il proprietario della discarica può vendere per ottenere profitti sui mercati globali del carbonio.

Inoltre, Batten ha aggiunto che investire nella generazione di energia da discarica potrebbe essere più conveniente per i minatori di Bitcoin che cercano di ridurre i costi operativi.

Secondo Batten, le aziende che investono nelle discariche evitano una quantità di emissioni per dollaro 45 volte superiore a quella di un’azienda che investe in un parco solare.

L’attivista ambientale ha citato l’esempio di Grid Share, un’azienda neozelandese di AI computing e mining di Bitcoin che sta pianificando di iniziare a estrarre BTC utilizzando l’energia generata da una discarica in Sud America.

A regime, l’impianto eviterà l’equivalente di 114.000 tonnellate di emissioni di anidride carbonica (Mtce) all’anno. Questo dato va confrontato con i 36.000 Mtce che si prevede di evitare in Islanda, nell’impianto di cattura del carbonio più grande del mondo, denominato “Mammut”.

Come non ha mancato di sottolineare Batten:

“Bitcoin può risolvere alcune delle sfide ambientali più difficili del nostro tempo”.

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