Documento SHOCK, la Federal Reserve attacca Bitcoin: “da tassare o vietare per gestire il deficit”

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Aniello Raul Barone
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Un nuovo documento della Federal Reserve Bank di Minneapolis ha sollevato preoccupazioni sull’impatto che la principale criptovaluta, Bitcoin, avrebbe sulle politiche fiscali dei governi, suggerendo che questa potrebbe dover essere tassata, o addirittura vietata, per aiutare i governi a gestire i deficit.

Ricordiamo ai lettori che la Federal Reserve Bank di Minneapolis è una delle dodici banche regionali della Federal Reserve degli Stati Uniti. Ha sede a Minneapolis, nel Minnesota, e supervisiona il Nono Distretto, che comprende gli stati del Minnesota, Montana, Dakota del Nord, Dakota del Sud e parte del Wisconsin e Michigan. La sua funzione principale è implementare la politica monetaria decisa dal Federal Reserve System, regolamentare le banche della sua regione e fornire servizi finanziari alle istituzioni e al governo

Il documento, pubblicato il 17 ottobre, sostiene che Bitcoin complica gli sforzi per mantenere permanenti i disavanzi pubblici, soprattutto in un’economia che si basa sul debito nominale.

Secondo la Fed di Minneapolis, Bitcoin crea quella che definisce una “trappola del pareggio di bilancio”, che costringe i governi a pareggiare i loro bilanci.

Bitcoin sconvolge la politica fiscale tradizionale

Con la sua offerta fissa e la mancanza di rivendicazioni dirette su risorse reali, Bitcoin finisce per sconvolgere la politica fiscale tradizionale fornendo un’attività finanziaria alternativa.

I ricercatori hanno proposto che per contrastare questo effetto sarebbe necessaria una tassa su Bitcoin, se non un vero e proprio divieto legale. Nel documento pubblicato dalla Fed di Minneapolis si legge:

“Un divieto legale contro Bitcoin può ripristinare l’attuazione unica dei deficit primari permanenti, allo stesso modo potrebbe farlo una tassa su Bitcoin”.

Un deficit primario si verifica quando le spese di un governo superano le sue entrate, esclusi i pagamenti degli interessi sul debito esistente.

La distinzione chiave fatta nel documento è l’idea di un deficit primario “permanente”, in cui i governi prevedono di continuare a spendere di più a tempo indeterminato.

Il debito pubblico statunitense ha raggiunto i 35.700 miliardi di dollari, mentre il deficit primario è attualmente pari a 1.800 miliardi di dollari.

Secondo un rapporto pubblicato sabato 19 ottobre dall’agenzia di stampa tedesca Reuters, una parte significativa di questo deficit è stata determinata dall’aumento dei costi degli interessi sul debito del Tesoro, che quest’anno sono balzati del 29% a 1,13 trilioni di dollari a causa dell’aumento dei tassi di interesse e dei crescenti livelli di debito.

Il documento ha suscitato aspre critiche da parte dei sostenitori di Bitcoin.

Il documento della Fed fa eco alla posizione della BCE sul Bitcoin

Il responsabile della ricerca sugli asset digitali di VanEck, Matthew Sigel, ha affermato che la Fed di Minneapolis sta facendo eco alla posizione critica della Banca Centrale Europea (BCE) nei confronti di Bitcoin.

Sigel ha osservato che il documento fantastica di imporre divieti legali e tasse aggiuntive su Bitcoin per garantire che il debito pubblico rimanga l’unico titolo “privo di rischio”.

Ad alimentare ulteriormente la polemica ha contribuito anche il cofondatore di Messari, Dan McArdle, che ha citato un documento della Fed di Minneapolis del 1996 intitolato “Money is Memory”, nel quale erano paradossalmente descritte le caratteristiche di Bitcoin 12 anni prima della sua creazione.

Il documento descriveva il denaro come un oggetto a fornitura fissa che non entra in produzione, un concetto che si allinea strettamente con il design di Bitcoin.

All’inizio di questo mese, anche la BCE ha chiesto di regolamentare o vietare Bitcoin, citando le preoccupazioni sulla ridistribuzione della ricchezza.

Il consigliere direttivo della BCE, Jürgen Schaaf, ha ribadito questo punto di vista sostenendo la necessità di politiche volte a frenare la crescita di Bitcoin.

I critici della posizione assunta dalla BCE, però, sostengono che il documento ha completamente trascurato di affrontare il contesto più ampio dell’inflazione monetaria.

Tanto per fare un esempio, il debito del settore pubblico nel Regno Unito ha raggiunto quasi il 98% del PIL nel 2023-2024, il livello più alto dagli anni Sessanta.

Negli Stati Uniti, invece, il debito nazionale è salito a 35.000 miliardi di dollari, grazie anche all’aumento del 41% dell’offerta di moneta M2 dal 2020.

Le affermazioni contraddittorie contenute nel documento – secondo cui Bitcoin non ha un valore intrinseco ma rappresenta una minaccia destabilizzante – ignorano le pressioni inflazionistiche che Bitcoin è stato progettato per contrastare.

Infatti, mentre le valute tradizionali continuano a perdere potere d’acquisto, il ruolo di Bitcoin come riserva di valore assume una rilevanza sempre maggiore e continua ad attirare ogni giorno nuovi investitori istituzionali e retail.

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