Crypto.com fornisce la proof of reserve – Ecco la situazione
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Crypto.com è l’ultimo exchange in ordine temporale ad aver condiviso la propria Proof of Reserves. L’audit è stato condotto dalla compagnia Mazars Group, la stessa che si è occupata dell’audit di Binance, confermando che gli asset dei clienti sono perfettamente garantiti con un rapporto uno a uno.
Stando a quanto pubblicato venerdì con un post sul blog, la compagnia che ha condotto la verifica Mazars ha dimostrato che l’exchange possiede riserve in bitcoin con un tasso di collateralizzazione del 102%, del 101% per le riserve di Ethereum mentre per USDC e USDT le riserve rispettivamente ammontano al 102% e 106%.
Crypto.com ha dichiarato:
“Questa valutazione condotta da un entità indipendente secondo i principi di [verifica contabile] ISRS 4400 come disposto dall’International Auditing and Assurance Standards Board (IAASB) si è servita di avanzate procedure crittografiche per confermare la disponibilità e la garanzia dei bilanci dei nostri consumatori”.
Una Proof of Reserves (PoR) è una verifica indipendente effettuata da terze parti per appurare la stabilità degli exchange crypto centralizzati. L’obiettivo è confermare che queste piattaforme di fatto detengano gli asset per conto dei propri clienti.
La necessità di questo tipo di verifiche è emersa alla luce di quanto rivelato a metà novembre sul conto di Crypto.com. Allora la compagnia ha inviato per sbaglio 320.000 ETH a un indirizzo wallet collegato a Gate.io. Anche se l’exchange ha confermato di essere riuscito a recuperare gli asset, l’incidente ha minato in qualche modo la credibilità della piattaforma.
Kris Marszalek, CEO di Crypto.com ha precisato:
“Offrire la verifica della Proof of Reserves è un passaggio importante per accrescere la trasparenza dell’intero settore e avviare il processo di ricostruzione della fiducia. Crypto.com è impegnata a offrire ai clienti in tutto il mondo i mezzi sicuri, solidi e a norma per interagire con le valute digitali.”
Come abbiamo scritto, Binance, il maggiore exchange crypto al mondo, ha già condiviso la propria Proof of Reserves. La verifica è stata condotta da Mazars, e dimostra che le riserve di bitcoin in possesso dell’exchange superano di fatto i depositi dei clienti con un rapporto di collateralizzazione del 101%.
Altre piattaforme che hanno completato la propria prova di riserve sono Kraken, Bitmex, Coinfloor, Gate.io e HBTC, stando ai dati raccolti da Nic Carter, un associato della compagnia Castle Island Ventures e cofondatore dell’aggregatore di dati su blockchain Coinmetrics.io.
Altro elemento interessante: alcuni esperti del settore ritengono che la sola Proof of Reserves non sia sufficiente. Infatti questa pratica non rivela l’intero bilancio e le passività di una piattaforma, cosa che rende difficile per il consumatore comprendere l’effettivo stato di salute di una compagnia.
Il CEO di Ava Labs Emin Gün Sirer, per esempio, ha dichiarato:
“La Proof of Reserves è un buon inizio ma si dovrebbe accompagnare con una Prova delle Passività per essere davvero utile.”
In pratica, le piattaforme crypto potrebbero prendere in prestito fondi a breve termine per completare le loro PoR. Rendendola di fatto, quasi inutile.
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