ChatGPT: la prima causa legale arriva da un sindaco australiano!

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Un sindaco australiano ha dichiarato che potrebbe fare causa a OpenAI se non correggerà le false affermazioni di ChatGPT secondo cui avrebbe scontato un periodo di carcere per corruzione. Sarebbe a tutti gli effetti la prima causa per diffamazione contro il servizio di intelligenza artificiale ha sottolineato The Straits Time, il quotidiano che ha riportato per primo la notizia.

Brian Hood, eletto sindaco di Hepburn Shire, 120 km a nord-ovest di Melbourne, nel novembre 2022, ha saputo da un conoscente che ChatGPT lo aveva indicato come colpevole di corruzione in una vicenda che aveva coinvolto una filiale della Reserve Bank of Australia nei primi anni 2000.

Hood ha davvero lavorato per quella filiale, la Note Printing Australia, ma è stata la persona che all’epoca aveva segnalato alle autorità il pagamento di tangenti a funzionari stranieri, e non è mai stato accusato di alcun reato.

Una causa contro Open AI?

Gli avvocati di Hood hanno dichiarato di aver inviato una lettera al proprietario di ChatGPT, OpenAI, il 21 marzo, concedendo 28 giorni di tempo per correggere gli errori, in caso contrario dovranno affrontare una causa per diffamazione. OpenAI, che ha sede a San Francisco, non ha però ancora risposto alla lettera degli avvocati di Hood.

James Naughton, socio dello studio legale Gordon Legal di Hood, ha anche dichiarato che una causa di questo genere potrebbe portare a una nuova pietra miliare nel campo della giurisprudenza. Sarebbe infatti la prima volta che la legge sulla diffamazione verrebbe applicata al settore dell’intelligenza artificiale e alla sua pubblicazione su uno spazio virtuale.

Sempre secondo gli avvocati di Hood, il fatto di essere un funzionario pubblico aggraverebbe la situazione, visto che la reputazione è fondamentale per chi svolge questo tipo di ruolo.

I risarcimenti australiani nei casi di diffamazione sono generalmente limitati a 400.000 dollari australiani (circa 357.000 dollari americani).

Il signor Hood non conosce il numero esatto di persone che hanno avuto accesso alle false informazioni – un fattore determinante per l’entità del risarcimento – ma la natura delle affermazioni diffamatorie era sufficientemente grave da consentirgli di richiedere più di 200.000 dollari australiani, ha dichiarato l’avvocato Naughton.

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