Bitcoin sta invecchiando, il 900.000 blocco è stato minato oggi
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Oggi, 6 giugno 2025, è stato minato il blocco numero 900.000 sulla blockchain di Bitcoin. Un traguardo storico e simbolico che segna il passo dell’evoluzione tecnologica di BTC, mentre il settore crypto si prepara a nuovi cambiamenti strutturali nei prossimi anni.
Ad oggi i miner ricevono solo 3,125 BTC per ogni blocco convalidato. Un’enorme differenza rispetto ai 50 BTC dei primi anni, quando ogni blocco apriva la porta a una miniera d’oro digitale.
La colpa – o il merito – è dell’halving e del meccanismo automatico di riduzione delle ricompense, scritto nel codice stesso della blockchain da Satoshi Nakamoto per limitare l’inflazione e garantire un’offerta massima di 21 milioni di BTC.

Le preoccupazioni per il 2140
L’ultimo halving è avvenuto il 20 aprile 2024, il prossimo è previsto per marzo 2028, quando la blockchain toccherà quota 1.050.000 blocchi. Secondo le previsioni, nel 2140 i nuovi blocchi non conterranno più alcuna ricompensa. A quel punto, i miner potranno contare solo sulle commissioni di rete.
Questo scenario, previsto dal protocollo, solleva una serie di interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine del mining e, di conseguenza, sulla sicurezza della rete. Oggi i miner sono incentivati principalmente dalla creazione di nuovi Bitcoin, che rappresentano la parte più significativa del loro profitto. In futuro, però, questa fonte si esaurirà.
La speranza è che, per allora, Bitcoin sia talmente utilizzato su scala globale da garantire volumi di transazioni elevati e commissioni sufficienti a mantenere in vita un ecosistema competitivo.
Non mancano però le preoccupazioni: se il valore delle commissioni dovesse restare basso o l’utilizzo della rete non crescesse come previsto, i miner potrebbero non avere più interesse economico a mantenere attivi i propri impianti. Questo potrebbe portare a una riduzione dell’hashrate, la potenza computazionale della rete, con conseguente vulnerabilità agli attacchi.
Alcuni analisti temono che un calo di incentivi possa spingere Bitcoin verso una centralizzazione del mining, riservata solo a chi può permettersi grandi infrastrutture con costi energetici ridotti. Altri, più ottimisti, ritengono che le commissioni si adegueranno mercato e che nuovi modelli economici potranno emergere per mantenere redditizio il mining anche senza l’emissione di ricompense..
La fine delle ricompense rappresenta una sfida cruciale per Bitcoin, che dovrà dimostrare di sapersi reggere sulle proprie gambe e sopravvivere grazie all’economia della rete e alla sua utilità.
Se i ritmi attuali saranno confermati, Bitcoin raggiungerà il milione di blocchi a maggio 2027.
Nel frattempo, il traguardo dei 900.000 rappresenta molto più di un numero: è la conferma che la macchina continua a girare, che l’infrastruttura è viva e che la scarsità digitale si consolida blocco dopo blocco.
Redditività del mining in ripresa?
Secondo JPMorgan, a maggio la redditività del mining è cresciuta in modo sensibile. Le 13 aziende minerarie quotate in borsa, e monitorate dalla banca d’investimento, hanno visto la loro capitalizzazione salire del 20% in un solo mese. Un segnale incoraggiante per un settore ciclico e spesso soggetto a forti pressioni.

Il tasso di hashrate – l’indice che misura la potenza computazionale totale della rete – è salito fino a una media di 897 EH/s. Un dato che riflette sia l’intensificarsi della competizione tra miner, sia l’aumento della difficoltà nel trovare nuovi blocchi.
Insomma, ogni 210.000 blocchi, la rete cambia pelle. Ma la direzione resta la stessa: un’economia basata sulla scarsità programmata e sulla trasparenza. E mentre ci avviciniamo al blocco 1.000.000, il dibattito si fa sempre più interessante: riuscirà Bitcoin a mantenere l’equilibrio tra sicurezza, incentivi economici e sostenibilità a lungo termine?
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