Bitcoin scende a $60.000 dopo l’attacco missilistico contro Israele

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Lucio Prosperi
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Il prezzo di Bitcoin è decisamente influenzato in negativo dal veloce precipitare degli eventi in Medio Oriente, in modo particolare in seguito agli attacchi missilistici dell’Iran contro Israele. Il lancio di missili da parte di Teheran è stato una rappresaglia per l’uccisione, da parte di Israele, di leader e militanti a supporto della causa palestinese e per la sua aggressione in Libano contro Hezbollah.

Le preoccupazioni per una guerra regionale più ampia che coinvolga l’Iran e, di conseguenza, anche gli Stati Uniti, crescono di ora in ora, man mano che Israele intensifica i suoi attacchi contro il Libano.

Tutta questa tensione non può che avere conseguenza anche sull’economica, con Bitcoin che è sceso del 3,1% – fino a circa $61.616 – nella giornata di oggi ed è calato del 4,4% nell’ultima settimana.

Questo calo è indissolubilmente legato all’incertezza crescente e all’aumento dell’avversione al rischio nei mercati finanziari, causati dalle tensioni geopolitiche. Di conseguenza, gli investitori tendono a vendere asset più rischiosi, come le criptovalute, influenzando direttamente il prezzo di Bitcoin.

La Casa Bianca invia supporto militare statunitense a Israele mentre le tensioni aumentano

La gravità della situazione è ovviamente sotto gli occhi di tutti. Immediatamente, negli Stati Uniti, il presidente Joe Biden e la vicepresidente Kamala Harris si sono riuniti nella Sala Operativa della Casa Bianca, per gestire la crisi in corso. Durante questo incontro, è stato deciso l’invio di risorse militari statunitensi a sostegno della difesa di Israele, rafforzando così la sua capacità di rispondere agli attacchi.

Una decisione che di certo non aiuterà a distendere i rapporti già molto tesi tra Washington e Teheran…

In base alle informazioni disponibili, la maggior parte dei missili iraniani lanciati verso Israele è stata intercettata grazie al supporto dei cacciatorpediniere della Marina degli Stati Uniti, dotati di avanzati sistemi di difesa missilistica. Tuttavia, alcuni missili sono comunque riusciti a colpire obiettivi in Israele, come confermato da Daniel Hagari, portavoce militare israeliano.

Il rischio di escalation

Il governo di Teheran ha dichiarato ufficialmente di trovarsi in “stato di guerra” e ha minacciato pesantemente Israele, affermando che “ridurrà in cenere Tel Aviv” se Israele dovesse rispondere militarmente.

Dal lato israeliano, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha già risposto con fermezza, affermando che “l’Iran pagherà per le sue azioni”. Le forze di difesa israeliane (IDF) hanno annunciato operazioni militari imminenti e di grande portata, dichiarando di essere pronte “a colpire con forza in tutto il Medio Oriente”, il che suggerisce operazioni su larga scala, non solo limitate all’Iran, ma anche ai suoi alleati regionali, come Hezbollah.

Proseguono i bombardamenti israeliani in Libano

Secondo quanto riportato dagli inviati, gli attacchi aerei israeliani in Libano avrebbero già distrutto metà dell’arsenale di Hezbollah, una milizia sciita sostenuta dall’Iran. Nel frattempo, un nuovo attacco è stato segnalato a sud di Beirut, la capitale libanese, con la situazione nel Paese che sta peggiorando rapidamente.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà oggi per discutere, con l’obiettivo di intervenire diplomaticamente per evitare un’escalation ancora maggiore del conflitto.

I mercati delle criptovalute reagiscono alle tensioni tra Iran e Israele

Mitchell Nixon, capo della ricerca presso Imperial Wealth, ha sottolineato come l’attuale calo di Bitcoin rifletta i decrementi avvenuti in aprile e luglio, entrambi innescate dalle crescenti tensioni in Medio Oriente, che hanno provocato la vendita di asset in criptovalute.

Il 30 settembre 2024, gli ETF spot di Bitcoin hanno registrato afflussi netti di $61,2 milioni, segnando un’ottava giornata positiva consecutiva. Tuttavia, il 1° ottobre, il trend si è invertito con un significativo deflusso di $242,5 milioni (secondo i dati di SoSoValue).

Notizie non proprio positive per gli ETF spot di Ethereum che hanno chiuso il 30 settembre con un deflusso di $822.300 che, il giorno successivo, è ulteriormente peggiorato con un deflusso di altri $48,52 milioni.

“Oltre alle preoccupazioni geopolitiche, i trader stavano anche incassando i profitti in vista del prossimo incontro del Federal Open Market Committee”, ha scritto Nixon in una nota di mercoledì. “I dati di CoinGlass indicano significativi deflussi dalle principali criptovalute, tra cui Bitcoin, Ethereum e Solana, con i venditori che superano gli acquirenti nel clima di mercato attuale.”

Nonostante le tensioni in corso, Nixon ha evidenziato che Bitcoin ha registrato la sua chiusura di settembre più forte in oltre un decennio, risalendo a prima del 2013.

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