Bitcoin a 100.000 dollari? Ecco perché bisogna essere ottimisti
Dal suo ATH – All Time High – del 14 marzo, Bitcoin si è trovato in forte difficoltà negli ultimi 3 mesi, perdendo quasi il 25% del suo valore. Il recente declino è stato alimentato da una serie di fattori che hanno portato incertezza e volatilità in un mercato già molto complesso.
Tuttavia, Bitcoin si sta riprendendo alla grande. Negli ultimi giorni ha sfiorato i 66.000 dollari e potrebbe presto arrivare a superare il livello di resistenza dei $70.000.
Nel momento in cui scriviamo è a 65.00o dollari e guadagna quasi il +3% nelle 24ore. Negli ultimi 7 giorni è invece salito del +12%.

Perché essere ottimisti per Bitcoin a $100.000
Nonostante le sfide attuali, ci sono diversi catalizzatori positivi che potrebbero spingere il prezzo di Bitcoin a livelli senza precedenti entro la fine del 2024.
Il primo sono gli ETF Spot su Bitcoin approvati a gennaio e in costante crescita, che già oggi rappresentano il 4,5% di BTC.
Inoltre le pressioni sul prezzo di BTC si stanno affievolendo. La Germania ha ormai esaurito le sue scorte, frutto di sequestri, che avevano “drogato” il mercato e i rimborsi di Mt.Gox verranno diluiti nel tempo per non impattare sulla valuta di Satoshi Nakamoto.
Ad oggi 47.229 bitcoin, equivalenti a circa 2,7 miliardi di dollari, sono stati trasferiti sul mercato senza incidenti, ma ci sono ancora 94.771 bitcoin, circa 5,4 miliardi di dollari, da distribuire.

Anche la politica ha cambiato radicalmente la sua visione sulle criptovalute. Donald Trump le sta utilizzando in campagna elettorale da diversi mesi, tanto che dopo lo scampato attentato dei giorni scorsi Bitcoin ha avuto un’impennata del suo prezzo.
Trump ha anche nominato il senatore J.D.Vance come vicepresidente in caso di vittoria, e si tratta di un’altra figura favorevole alle crypto, visto che detiene 250.00 dollari in BTC.
Anche i democratici, con Biden che inizialmente era stato molto critico, hanno cominciato ad essere più concilianti nel tentativo di recuperare terreno.
Il cambio di rotta della politica ha creato un nuovo disegno di legge, il FIT21, che toglierebbe poteri alla SEC e consacrerebbe gran parte delle crypto come commodities e non titoli azionari.
E non è un caso che la prossima approvazione dell’ETF su Ethereum sia arrivata così presto, in un momento storico dove la SEC non può opporsi per le forti pressioni politiche.
Infine, un altro fattore chiave è dato dalla possibilità che la Fed possa operare già da settembre un taglio dei tassi di interesse, in virtù dell’abbassamento di giugno al 3% superiore alle previsioni.
L’abbassamento del costo del denaro sarebbe cruciale per dare il via a nuovi investimenti.
Gli elementi che potrebbero far crollare Bitcoin
A fronte di tante notizie positive, che culminerebbero a novembre con l’elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti, attualmente ci sono solo due piccole sfide che BTC deve affrontare in questi mesi.
In primo luogo le distribuzioni di Mt. Gox, uno dei primi exchange di criptovalute fallito nel 2014, e di cui abbiamo già parlato diffusamente.
L’altra distribuzione è quelle affidata a Coinbase, che è stata incaricata da parte del governo USA di vendere 12 milioni di dollari frutto dei sequestri legati a Silk road.

Silk Road era un mercato nero digitale, accessibile solo attraverso la rete Tor, che consentiva agli utenti di comprare e vendere merci illegali, principalmente droga, utilizzando Bitcoin come metodo di pagamento. È stata fondata da Ross Ulbricht, noto come “Dread Pirate Roberts“, nel 2011 e ha operato fino alla sua chiusura da parte dell’FBI nel 2013.
Una vendita massiccia potrebbe avere in ogni caso un impatto negativo sulla liquidità e sui prezzi di Bitcoin solo nel breve periodo. Sebbene questi eventi possano sembrare allarmanti, sono infatti solo temporanei e non dovrebbero influire sui fondamentali di Bitcoin, soprattutto per il resto dell’anno.
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