Binance, accusata di aver congelato i crypto-asset palestinesi, si difende!

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Aniello Raul Barone
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Nella giornata di lunedì 26 agosto sono emerse accuse secondo cui Binance, uno dei più grandi exchange di criptovalute a livello globale, avrebbe congelato i beni in crypto degli utenti palestinesi per volere delle autorità israeliane.

Questa affermazione, portata alla luce dal cofondatore di Paxful e CEO della piattaforma P2P Noones, Ray Youssef, ha suscitato preoccupazioni in merito all’autonomia degli exchange sulla privacy degli utenti.

L’accusa e la legge antiterrorismo israeliana

Attraverso un post pubblicato su X, Youssef ha dichiarato che Binance “ha sequestrato i fondi di tutti i palestinesi” su richiesta delle Forze di Difesa Israeliane (IDF).

Inoltre, Youssef ha aggiunto che l’exchange si è rifiutato di restituire i fondi e ha negato gli appelli degli utenti interessati. Al momento, né Binance né le autorità israeliane hanno affrontato pubblicamente queste affermazioni.

Al centro della questione c’è l’accusa che i wallet di criptovalute, compresi quelli appartenenti ai palestinesi, abbiano ricevuto fondi da un’organizzazione che Israele ha etichettato come terroristica: la Dubai Exchange Company.

Questa organizzazione, che ha sede a Gaza, è stata segnalata dalle autorità israeliane nel 2022.

Binance avrebbe risposto agli appelli degli utenti palestinesi facendo riferimento a una lettera del novembre 2023 firmata da Paul Landes dell’Ufficio nazionale israeliano per il finanziamento del terrorismo.

Citando le leggi antiterrorismo, la lettera degli israeliani giustifica il “sequestro temporaneo di proprietà appartenenti a un’organizzazione terroristica dichiarata”, proprietà che includono anche i fondi in criptovaluta.

“Ora siamo tutti palestinesi”: Le preoccupazioni di Youssef sul sequestro delle criptovalute

Youssef ha espresso il timore che gli exchange centralizzati come Binance stiano diventando “spie del governo” piuttosto che piattaforme sicure per la conservazione degli asset digitali.

Ha affermato che Binance ha fatto trapelare informazioni sugli utenti della regione del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA) all’IDF senza una regolare procedura. Questa cosa, se risultasse vera, rappresenterebbe una grave violazione della fiducia degli utenti.

Youssef ha ammonito:

“Non le vostre chiavi d’accesso, non le vostre monete. Ora siamo tutti palestinesi”.

Questa dichiarazione non fa che evidenziare le crescenti ansie alimentate dalla centralizzazione del potere all’interno dei grandi exchange, nonché il potenziale di intervento governativo in un sistema che molti credevano decentralizzato e autonomo.

Questo incidente riflette un modello più ampio di sequestri di criptovaluta legati a conflitti geopolitici.

Nell’ottobre 2023, le autorità israeliane hanno bloccato i conti di criptovaluta presumibilmente utilizzati da Hamas per la raccolta di fondi. I rapporti indicano che, in quella occasione, Binance ha contribuito alla chiusura di questi conti legati ad Hamas.

Inoltre, nell’aprile 2023, le autorità israeliane hanno anche sequestrato 190 conti su Binance presumibilmente legati ad Hamas e all’ISIS.

Altri operatori del settore delle criptovalute hanno intrapreso azioni simili. Nel 2023, Tether ha bloccato 32 indirizzi di criptovaluta presumibilmente legati ad attività terroristiche in Israele e Ucraina.

L’azione, intrapresa in collaborazione con l’Ufficio nazionale israeliano per il finanziamento del terrorismo, ha portato al sequestro di 873.118 dollari di USDT.

Il CEO di Binance getta acqua sul fuoco minimizzando l’accaduto

L’attuale CEO di Binance subentrato dopo le dimissioni di Changpeng Zhao, Richard Teng, stamane ha pubblicato un post su X esprimendo le sue opinioni in merito alle accuse di Youssef, affermando che si tratta soltanto di un tentativo di FUD (Fear, Uncertainty, Doubt), per diffondere appunto paura, incertezza e dubbio.

Nel post, Teng ha affermato che il blocco delle transazioni ha interessato soltanto un “numero limitato di account utente, collegati a fondi illeciti” e che sono state rilasciate dichiarazioni errate in merito all’accaduto.

Come evidenzia nel post, Teng ha difeso l’operato di Binance che, in qualità di exchange di criptovalute globale, rispetta le normative antiriciclaggio accettate a livello internazionale, proprio come qualsiasi altra istituzione finanziaria.

Alla fine, Teng ha concluso il post augurando “una pace duratura in tutta la regione”.

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