Bancarotta Safemoon: dirigenti accusati di frode da SEC e DoJ
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Giovedì 14 dicembre quel che resta della compagnia ha ufficialmente presentato istanza di bancarotta. La fine di un’era è segnata anche dal tipo di procedimento scelto per terminare l’attività e cioè il Chapter 7 che secondo il diritto statunitense prevede la liquidazione dell’intera proprietà senza intenzione di ristrutturarla per ripartire in seguito.
Sui fondatori della società, Kyle Nagy, Thomas Smith e Braden Karony pendono gravi accuse da parte del Dipartimento di Giustizia americano, perché implicati in attività fraudolente. Anche la SEC li ha accusati di aver ingannato gli investitori e della vendita di titoli non registrati.
SafeMoon deve ancora tutti gli stipendi ai dipendenti
Le cose hanno iniziato a mettersi male per SafeMoon quasi subito, ma ci sono voluti anni prima che si manifestassero in tutta la loro gravità.
Ieri, 14 dicembre, è stata presentata richiesta volontaria di fallimento secondo quanto previsto dalla procedura del Chapter7. Con questa misura, la compagnia rinuncia alla possibilità di ricostituirsi in seguito al periodo di difficoltà e opta per la completa liquidazione del proprio attivo per saldare i debiti della compagnia.
Tra i debiti maturati di recente ci sono gli stipendi non pagati da un mese ai dipendenti, quelli che sono rimasti ancora in azienda dopo una violenta ondata di licenziamenti attuata nei mesi scorsi.
Su Reddit da ieri circola lo screenshot di quella che dovrebbe essere la lettera di Kenneth Ehrler, il curatore fallimentare. Qui il Chief Restructuring Officer spiega per sommi capi la procedura che i dipendenti dovranno seguire per ottenere i propri soldi.
In pratica, presentando istanza di fallimento Chapter 7, tutti i beni della compagnia vengono formalmente congelati e questo ha impedito il saldo degli ultimi stipendi.
SafeMoon, una strada tutt’altro che sicura verso la luna
Adesso che le cose hanno preso la piega peggiore saltano fuori le testimonianze di quanto grave fosse da tempo la situazione e di come gli indizi della sua opacità fossero già sotto gli occhi di tutti.
L’ondata di licenziamenti ha colpito anche dipendenti che avevano lavorato senza più percepire lo stipendio. Ma quel che più salta agli occhi sono le testimonianze delle gravi falle in termini di sicurezza del protocollo DeFi.
Ne parla in dettaglio con un post su X, ex Twitter, l’ex analista NFT e salest specialist di SafeMoon, Santiago Melgarejo il quale descrive una sequenza di errori banali.
Banali come il fatto di aver lasciato agli ex dipendenti l’accesso al sistema informatico o degli stessi strumenti per il lavoro. Tanto è bastato perché avvenisse la grave violazione del protocollo lo scorso marzo.
In quell’occasione sono stati rubati dalla piattaforma 27.000 BNB, al cambio di allora circa 8,9 milioni di dollari.
Recently learned about SafeMoon's bankruptcy filing, and my thoughts are with my ex-colleagues who've been unpaid for a month, and the holders facing frustration and anger.
Reflecting back, the warning signs were there – notably, when many of us were abruptly fired over several…
— Santi (@Santi_streamz) December 14, 2023
Ma c’erano già altri forti segnali che lasciavano immaginare il peggio per gli investitori incauti.
Per esempio l’aggressiva campagna promozionale in puro stile Pump&Dump. Il modello, che sarebbe diventato tristemente famoso dopo il primo vero mercato toro delle crypto nel 2021, si è svolto a regola d’arte.
Si sono già cacciati nei guai i Vip e gli influencer che hanno accettato di promuovere il token al momento del lancio, accusati di aver alimentato un grave schema Ponzi.
A febbraio 2022 sono finiti sotto accusa i musicisti Nick Carter, Soulja Boy, Lil Yachty e gli YouTuber Jake Paul e Ben Phillips.
La class action che li ha coinvolti è stata organizzata dalle vittime del meccanismo che ha finito col fare arricchire solo i dirigenti del progetto SafeMoon.
Le accuse a carico della dirigenza di SafeMoon
Sulle teste dei fondatori del progetto pesano ora le accuse della SEC, violazioni delle leggi sui titoli, e del Dipartimento di Giustizia, cospirazione per frode sui titoli, frode telematica e riciclaggio di denaro.
Al momento gli imputati rischiano una sanzione da 200 milioni di dollari se saranno ritenuti colpevoli. In questo momento risultano sotto accusa il fondatore di SafeMoon Kyle Nagy, il CEO John Karony e il chief technology officer Thomas Smith. Questi ultimi due sono stati arrestati a novembre nello Utah, mentre Nagy risulta latitante.
L’accusa ha depositato un documento presso l’ufficio del Procuratore degli Stati Uniti a New York. Qui si legge che il meccanismo utilizzato dai tre ha permesso l’appropriazione indebita dei fondi degli utenti.
In pratica, su ogni transazione era applicata una commissione del 10% a sua volta suddivisa in due parti uguali. Le commissioni finanziavano così la pool di liquidità e il monte delle ricompense redistribuite tra i possessori del token SFM a seconda del valore dei loro depositi.
Peccato però che gli imputati avevano trovato il modo di accedere alle pool e intestare a sé tramite indirizzi fittizi i token generati dalle fee.
Per esempio, si legge ancora negli atti, Smith, era riuscito a intascare 2.900 Binance Coin (BNB) per un valore di oltre 860.000 dollari circa, provenienti da una pool di SFM. Con quei soldi aveva poi acquistato NFT e una Porsche 911 personalizzata.
Un esempio da manuale sull’importanza del fare, bene, le proprie ricerche
Prima di investire, fa bene le tue ricerche. Do Your Own Research (DYOR) è il monito che chiunque abbracci le crypto deve tenere a mente prima di scommettere tutto su un solo progetto.
Abbagliati dal mito delle crescite esponenziali e imprevedibili di quello che in un primo tempo sembravano vezzi da nerd, i primissimi a credere in Bitcoin, Ethereum e una manciata di altri progetti hanno visto il loro patrimonio crescere a dismisura.
Nel 2021 questi assetati si sono moltiplicati. I soldi sembravano nascere dal nulla. Eppure anche allora era chiaro il percorso che SafeMoon stava mettendo in piedi: una bella truffa.
In breve tempo, il valore del token si è praticamente azzerato perdendo oltre il 98% rispetto al prezzo di lancio, mentre rispetto al prezzo massimo raggiunto nel 2022, il prezzo ha perso oltre il 99.5%.
Adesso, nelle 24 ore il calo si attesta intorno al 36% secondo quanto rilevato da CoinGecko.
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