Bancarotta FTX: I creditori si accordano per la vendita delle azioni di Mysten Labs

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Marcello Bonti
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Il tristemente noto exchange di criptovalute FTX dovrà vendere la propria partecipazione nella startup Mysten Labs per pagare i creditori. La compagnia opera principalmente sul Web3.

Il nuovo consiglio di amministrazione di FTX continua a cercare di raccogliere denaro per risarcire le vittime delle pratiche scorrette attuate dalla vecchia dirigenza.

FTX potrebbe recuperare 95 milioni di dollari in questa operazione

La notizia è stata riportata dall’agenzia stampa internazionale Reuters, la società in bancarotta ha dichiarato di voler vendere la propria quota in Mysten Labs per 95 milioni di dollari.

L’anno scorso la partecipazione era stata acquisita per circa 101 milioni di dollari, quando FTX aveva guidato una cordata di finanziamenti che aveva portato la valutazione della piattaforma Web3 a oltre 2 miliardi di dollari.

Ancora Reuters ha pubblicato questa settimana la notizia che FTX è riuscita anche a raggiungere un accordo per recuperare 404 milioni di dollari in contanti da Modulo Capital. Si tratta di una società con sede alle Bahamas che amministra hedge fund.

Modulo Capital aveva ricevuto buona parte dei 475 milioni di dollari che Alameda Research, consociata di FTX in bancarotta, aveva inviato a questo hedge fund. Il trasferimento è avvenuto con una serie di transazioni lo scorso anno, quando l’exchange era già in crisi di liquidità.

Modulo ha anche rinunciato a rivendicare 56 milioni di dollari di attivi propri depositati su FTX, si legge nell’articolo, che aggiunge:

“L’accordo recupera la maggior parte di queste transazioni e sequestra il 99% dei beni rimanenti di Modulo, secondo i documenti del tribunale.”

La relazione di FTX con le Bahamas

A proposito di Bahamas, proprio la settimana scorsa FTX ha chiesto al giudice fallimentare statunitense di proteggere i propri beni dai giudici fallimentari incaricati di liquidare la sede alle Bahamas, FTX Digital Markets. Durante l’udienza in tribunale, la posizione di FTX era che i liquidatori non potessero rivendicare il possesso dei beni dell’exchange.

Per giustificare la tesi, gli avvocati negli USA hanno sostenuto che la sede bahamense era solo una copertura, per permettere al fondatore Sam Bankman-Fried “di dirigere i depositi e altri titoli dei clienti di FTX Trading verso le Bahamas, fuori dalla portata delle autorità di vigilanza e dei tribunali americani”.

FTX ha chiesto di avviare la procedura di bancarotta assistita, secondo il protocollo Chapter 11, all’inizio di novembre dello scorso anno. In quell’occasione aveva confessato di non essere in grado di rimborsare completamente i clienti. Il nuovo CEO di FTX, John Ray, ha successivamente dichiarato che la priorità assoluta era recuperare gli attivi per rimborsare i clienti.

Una vicenda complessa

Lo scorso gennaio, l’avvocato di FTX Andrew Dietderich ha dichiarato di fronte alla corte federale che la nuova gestione aveva recuperato oltre 5 miliardi di dollari in contanti e attività liquide che potrebbero essere utilizzate per rimborsare i creditori. Ha anche recuperato una grande quantità di asset crypto non liquidi e altri “investimenti non strategici” effettuati da FTX, per un valore contabile di 4,6 miliardi di dollari.

Bankman-Fried, il fondatore di FTX, è stato arrestato alle Bahamas, estradato negli Stati Uniti e rilasciato su cauzione da 250 milioni di dollari presso un tribunale di New York.

Si è dichiarato non colpevole dei capi d’accusa, tra cui frode bancaria, associazione a delinquere finalizzata all’uso improprio dei fondi dei clienti, gestione di un’attività di trasmissione di denaro senza licenza e frode su titoli e materie prime.

Alla fine di febbraio, Bankman-Fried è stato accusato di altri quattro capi d’accusa che si aggiungono agli otto originari.

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