Ban dell’India per Binance e altri exchange internazionali

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Laura Di Maria
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Il Ministero delle Finanze indiano ha formalmente accusato nove exchange crypto di operare illegalmente nel paese e di aver infranto le norme locali per la prevenzione del riciclaggio di denaro.

Sotto il mirino sono finite Binance, Kucoin, Huobi, Kraken, Gate.io, Bittrex, Bitstamp, MEXC Global e Bitfinex, che dovranno rispondere delle accuse di non conformità con la legge sulla prevenzione del riciclaggio di denaro (PMLA) del 2002.

Il Ministero delle Finanze ha anche richiesto al Ministero delle tecnologie informatiche di bloccare le loro pagine web per aver operato illegalmente nel Paese.

Gli exchange stranieri devono registrarsi presso la FUI

Il Ministero delle Finanze ha precisato che i fornitori di servizi legati agli asset digitali virtuali (VDA) che operano in settori come il trading di asset digitali virtuali e valute fiat, trasferimento e gestione di asset digitali virtuali, devono registrarsi presso la Financial Intelligence Unit-India (FIU-IND).

La FIU-IND è l’agenzia nazionale responsabile di ricezione, analisi e diffusione di informazioni relative a transazioni finanziarie sospette. Svolge un ruolo chiave nel monitorare e regolamentare le attività finanziarie nel Paese.

Il Ministero delle Finanze ha spiegato che tutte le imprese estere che operano in India hanno obbligo di registrazione e conformità anche se non hanno una sede legale nel paese. Le imprese sono tenute a rendicontare l’attività, a tenere registri contabili e adempiere gli obblighi previsti dalla PMLA.

Finora sono 31 le società che offrono servizi legati agli asset digitali virtuali registrati presso la FIU-IND.

Il problema, secondo il ministero, è che parecchie compagnie offshore che servono una grossa fetta di clienti indiani, non ha rispettato il quadro normativo sull’antiriciclaggio (AML) e per il contrasto al finanziamento del terrorismo (CFT).

Imposte sul trading crypto non previste per le piattaforme estere

Al momento in India grava sulle transazioni in crypto un’imposta dell’1%. Questa tassa non è prevista per le transazioni effettuate su piattaforme estere e per questo molti utenti hanno preferito operare con intermediari stranieri.

La scelta di applicare l’imposta dell’1% ha generato una perdita di entrate potenziali di circa 420 milioni di dollari (3.493 crore) per il governo indiano. Tra febbraio 2022 e luglio 2022, da tre a cinque milioni di utenti indiani si sono spostati verso le piattaforme offshore, solo a luglio si sono registrati livelli di migrazione ben oltre la media stagionale.

L’India continua a rappresentare un grosso mercato per le criptovalute, qui si registra il maggior tasso di adozione a livello internazionale.

L’India fa da capofila per l’incremento del tasso di adozione delle crypto malgrado le forti sfide normative e la posizione nettamente contraria della Banca Centrale nei confronti della decentralizzazione. Su scala mondiale, l’India si afferma come il secondo mercato crypto e le transazioni superano i 260 miliardi di dollari. Secondo un report di Chainalysis in testa alla classifica ci sono gli Stati Uniti, mentre l’India supera le nazioni più ricche in termini di volume di transazioni stimate.

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