Ricordati che devi morire! Ma cosa ne sarà dei tuoi Bitcoin?
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Tranquilli, il motto dei monaci trappisti che abbiamo scelto come titolo per l’articolo non intende essere malaugurante, ma sollevare un interrogativo legittimo.
Dal momento che si tratta di asset immateriali, impossibili da conservare tramite le istituzioni finanziarie tradizionali, cosa succede a Bitcoin e alle altre criptovalute in caso di morte del proprietario?
Metodi di custodia delle criptovalute
Le criptovalute sono asset digitali e, in quanto tali, possono essere conservate soltanto in tre modi:
- All’interno di un wallet crypto, un software che si utilizza tramite il browser Internet o uno smartphone e che consente di operare in maniera decentralizzata.
- In un exchange crypto, una sorta di Banca Online, e che rappresenta la soluzione più semplice.
- All’interno di hardware wallet, un dispositivo fisico privato simile per forma e dimensioni ai supporti di memoria esterni.
In tutti questi casi, l’accesso alle proprie criptovalute è protetto da specifiche procedure di sicurezza.
L’accesso ai servizi di software wallet, per esempio, è protetto da una password e da una seed phrase, mentre sugli exchange centralizzati bastano un nome utente e una password ma è necessaria una procedura di KYC per il riconoscimento dell’utente.

L’accesso agli hardware wallet è abbastanza complicato, richiede il possesso di chiavi private e anche in questo caso di una “seed phrase”, una frase seme che il proprietario del wallet è tenuto a conoscere e conservare in segreto.
Cosa succede se non si conoscono o si perdono i dati di accesso ai wallet
In caso di morte del titolare degli asset, se gli eredi non sono stati messi a conoscenza dei dati e delle procedure necessarie per accedere ai wallet, tutte le criptovalute contenute al loro interno andranno irrimediabilmente perse.
Nel caso degli hardware wallet, inoltre, la perdita irrimediabile delle criptovalute può avvenire anche nel caso in cui il proprietario smarrisca le chiavi di accesso e la frase seme. Questa eventualità non è affatto remota, anzi è già accaduta in molte occasioni.
In alcuni casi, invece, la mancata rivelazione dei dati di accesso ai wallet potrebbe danneggiare centinaia, o anche migliaia di persone, come è successo nel caso del CEO dell’exchange canadese QuadrigaCX.
Il CEO in questione è morto senza lasciare indicazioni sulle chiavi private dei wallet, facendo perdere più 190 milioni di dollari in criptovalute ai clienti della piattaforma.
Come evitare la perdita delle criptovalute in caso di morte
In quanto beni digitali, le criptovalute non seguono le normali procedure di successione. Di conseguenza, per garantire la corretta trasmissione dei propri asset digitali agli eredi designati, è importante prendere una delle seguenti precauzioni:
- Conservare un documento cartaceo che riporti tutte le informazioni necessarie per l’accesso all’hardware wallet (nello specifico: le chiavi segrete e la frase seme), o per l’accesso all’account sull’exchange. Il documento dovrà quindi essere custodito in una cassaforte, oppure affidato al notaio o allo studio legale designato a occuparsi delle disposizioni testamentarie.
- Una valida alternativa al testamento cartaceo è il testamento digitale. Anche in questo caso le procedure testamentarie sono affidate a uno studio legale, o notarile, con la differenza che il servizio è fornito online da piattaforme specializzate.
- Alcune aziende offrono servizi di custodia regolamentati per le criptovalute con opzioni per l’eredità. In questo caso gli eredi possono recuperare i fondi attraverso delle procedure analoghe a quelle utilizzate per i conti bancari.

È importante ricordare, però, che quando le criptovalute sono conservate nei wallet degli exchange, o di altre società che offrono servizi analoghi, le procedure da seguire tendono a essere più lunghe e complesse oltre che variare da una società all’altra, perché ogni exchange segue politiche diverse.
Alcuni fanno richiesta di documenti ufficiali, come il certificato di morte, i documenti di successione, il testamento, il documento d’identità dell’erede e la prova di titolarità dell’account.
In alcuni casi l’exchange potrebbe rifiutarsi di rilasciare i fondi e quindi potrebbe rendersi necessaria un’azione legale.
I protocolli di custodia trasparente
Un’altra soluzione possibile, utile non soltanto per le opzioni di eredità ma anche per la gestione condivisa delle criptovalute, è rappresentata dai protocolli di custodia trasparente, come i MultiSig.
Il MultiSig è adatto soprattutto per le aziende di medie e piccole dimensioni e per i privati che intendono trasmettere in eredità i propri asset digitali.
Il sistema di protezione dei fondi richiede infatti più firme digitali (chiavi private) per autorizzare le transazioni di criptovalute
In questo caso le chiavi private vengono affidate all’utente principale, a un partner dello stesso (che può essere un avvocato o un notaio) e a un servizio di custodia. In caso di smarrimento di una chiave, gli altri due firmatari possono intervenire per sbloccare i fondi.
Pianificare è Fondamentale
Per i possessori di criptovalute è essenziale pensare a un piano per la loro gestione in caso di morte. Come abbiamo accennato in precedenza, a differenza dei conti bancari, gli asset digitali non si trasferiscono automaticamente agli eredi e, senza le giuste precauzioni, possono andare perduti per sempre.
È di vitale importanza, quindi, prendere i giusti provvedimenti, e pianificare con attenzione il proprio testamento digitale può fare la differenza. Meglio pensarci subito, piuttosto che correre il rischio di perdere tutto dopo!






