La Metropolitan Commercial Bank chiude il segmento crypto

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Sauro Arceri
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Source: AdobeStock / Krizde

La Metropolitan Bank Holding Corp. degli Stati Uniti, società madre della Metropolitan Commercial Bank (MCB), con sede a New York e un patrimonio stimato di 6,4 miliardi di dollari, ha dichiarato che “uscirà completamente dal settore delle criptovalute”.

Ad affermarlo è stato il presidente e CEO di MCB, Mark R. DeFazio, il quale ha dichiarato che questo annuncio “rappresenta il culmine di un processo iniziato nel 2017, quando abbiamo deciso di allontanarci dalle crypto e di non far crescere il business”.

Secondo il comunicato stampa, la decisione di chiudere il segmento crypto è stata frutto di “un’attenta revisione” da parte dei membri del Consiglio di amministrazione e del management alla luce dei seguenti motivi: 

  • i recenti sviluppi nel settore delle criptovalute (legati al crollo di FTX e altre agenzie di exchange) 
  • i cambiamenti sostanziali nel contesto normativo relativo al coinvolgimento delle banche nelle attività legate alle criptovalute, 
  • una valutazione strategica del business case per un ulteriore coinvolgimento di MCB.

Tutto questo avviene dopo che il 3 gennaio scorso tre autorità di regolamentazione statunitensi – la Federal Reserve, la Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) e l’Office of the Comptroller of the Currency (OCC) – hanno emesso una dichiarazione congiunta per mettere in guardia le banche dai rischi legati alle criptovalute a seguito dei massicci fallimenti di diverse grandi società.

Secondo la dichiarazione rilasciata da DeFazio, i “rischi chiave” associati al settore crypto e ai suoi partecipanti non si limitano soltanto all’estrema volatilità delle criptovalute, ma anche alle corse alle stablecoin, alla mancanza di maturità e solidità nel settore, ai rischi legati alla decentralizzazione, alle incertezze legali e alle attività illegali, che includono soprattutto truffe e frodi.

L’annuncio della Metropolitan Commercial Bank, inoltre, ha aggiunto che:

“La Società si aspetta un impatto finanziario minimo dall’uscita”.

DeFazio ha precisato che la Società preferisce concentrarsi sulla crescita del proprio core business, oltre che sulla “disciplina finanziaria e sulla sana gestione del rischio”, e ha aggiunto che:

“I clienti, gli asset e i depositi legati alle criptovalute non hanno mai rappresentato una parte rilevante dell’attività della società e non hanno mai esposto la società a rischi finanziari rilevanti”.

Al momento la banca ha soltanto quattro clienti istituzionali attivi che sono legati al settore delle criptovalute, e questi rappresentano l’1,5% delle entrate totali e il 6% dei depositi totali. Il documento ha sottolineato anche che il rapporto della banca con questi clienti specifici riguarda principalmente la fornitura di servizi di carte di debito, pagamenti e conti, affermando che:

“La Società non ha prestiti in essere con nessuno di questi clienti, non detiene cripto-asset nel proprio bilancio e non commercializza o vende cripto-asset ai propri clienti”.

Pertanto la banca interromperà rapporti d’affari con i clienti legati alle criptovalute e inizierà a chiuderli “in modo ordinato”. Secondo le previsioni, questo processo dovrebbe essere portato a termine entro la fine dell’anno.

L’annuncio ha precisato che la decisione presa dal consiglio di amministrazione non avrà alcun impatto sulla capacità dei clienti di inviare o ricevere fondi dalle società di criptovalute con cui essi stessi decidono di fare affari.

Secondo un annuncio di ottobre, al 30 settembre 2022 la società aveva un patrimonio totale stimato di 6,4 miliardi di dollari, con una diminuzione di 445 milioni di dollari, pari al 6,5%, rispetto al 30 giugno, e un aumento di 280,8 milioni di dollari, pari al 4,6%, rispetto al 30 settembre 2021.

 

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