JPMorgan permetterà ai clienti di ottenere prestiti garantiti da ETF su Bitcoin
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JPMorgan dà finalmente un po’ più di credito a Bitcoin. Letteralmente. Il colosso bancario, infatti, ha iniziato a consentire ad alcuni clienti selezionati – individui ad alto patrimonio e istituzioni alla ricerca di soluzioni di credito flessibili – di utilizzare ETF su Bitcoin spot come garanzia per ottenere prestiti.
Un approccio prudente al mondo crypto
Questo passo non significa che JPMorgan stia iniziando a detenere Bitcoin o a trasformarsi in una banca focalizzata sulle criptovalute. Piuttosto, l’istituto accetta prodotti finanziari regolamentati che replicano l’andamento di Bitcoin, come l’iShares Bitcoin Trust di BlackRock. Questi ETF sono approvati dalla SEC e possono essere prezzati, monitorati e valutati a livello di rischio all’interno dei sistemi già esistenti della banca.
Come detto, almeno inizialmente, solo un ristretto gruppo di clienti sarà idoneo, principalmente istituzionali o individui con un elevato patrimonio. Per questi mutuatari, offrire ETF su Bitcoin come garanzia rappresenta un modo per ottenere liquidità senza dover liquidare la propria esposizione in criptovalute.
Le criptovalute contano ora nel calcolo del patrimonio netto
JPMorgan ha anche iniziato a considerare gli asset digitali nella valutazione della situazione finanziaria complessiva di un cliente, includendo sia le criptovalute detenute direttamente, sia gli ETF collegati al mondo crypto. Per chi possiede una buona quantità di Bitcoin, dunque, questo passaggio potrebbe migliorare l’accesso a determinati prodotti di credito o investimento.
Trattare le criptovalute come una componente legittima del patrimonio è un cambiamento piccolo ma significativo. Finora, molte banche ignoravano completamente questi asset durante la valutazione dei profili dei clienti. Questa mossa riconosce finalmente il ruolo sempre più centrale degli asset digitali nei portafogli finanziari moderni.
Perché sta succedendo proprio ora
L’iniziativa di JPMorgan arriva in un momento strategico per l’intero settore delle criptovalute. L’approvazione ufficiale degli ETF spot su Bitcoin negli Stati Uniti, avvenuta all’inizio del 2024, ha rappresentato una svolta storica, ponendo le basi per una nuova ondata di adozione istituzionale. A differenza degli ETF futures, questi strumenti sono direttamente ancorati al prezzo reale del Bitcoin, rendendoli molto più appetibili per investitori professionali e grandi fondi.
Tra tutti, spicca l’iShares Bitcoin Trust di BlackRock, che da solo ha raccolto miliardi di dollari in afflussi, diventando uno dei veicoli di investimento crypto più capitalizzati al mondo. Insieme agli altri ETF approvati – tra cui quelli di Fidelity, Ark Invest, Invesco e VanEck – il mercato degli ETF su Bitcoin quotati negli Stati Uniti ha già superato i 55 miliardi di dollari in asset gestiti.
Questa crescita rapidissima dimostra che gli investitori istituzionali non solo sono pronti per le criptovalute, ma stanno già entrando in massa, utilizzando strumenti regolamentati, trasparenti e integrabili nei portafogli tradizionali. Non sorprende, quindi, che banche come JPMorgan si stiano muovendo per offrire soluzioni di credito e servizi ad hoc, capitalizzando su una domanda che oggi non può più essere ignorata.
JPMorgan non è sola in questo processo di apertura verso il mondo delle criptovalute. Altri giganti finanziari, come Goldman Sachs e BNY Mellon, hanno avviato o potenziato negli ultimi mesi una serie di servizi dedicati agli asset digitali. Il trend è ormai evidente: le istituzioni finanziarie tradizionali stanno cercando di ritagliarsi un ruolo strategico all’interno dell’ecosistema crypto, senza però compromettere la conformità alle normative.
Questa progressiva apertura non implica un’adesione incondizionata al mondo crypto ma rappresenta una risposta pragmatica a una domanda in forte crescita, soprattutto da parte di clientela istituzionale e high-net-worth. Le banche cercano così di offrire servizi compatibili con il quadro normativo esistente, senza esporsi direttamente alla volatilità tipica degli asset digitali, ma sfruttandone le potenzialità in modo strutturato e controllato.
La posizione di Jamie Dimon non è cambiata molto
Il CEO di JPMorgan, Jamie Dimon, rimane pubblicamente critico verso Bitcoin. Lo ha definito inutile, improduttivo e persino pericoloso. Ma allo stesso tempo ha riconosciuto che la banca deve servire i propri clienti e non solo basarsi sulle sue opinioni personali.
Questa evoluzione non significa che la banca stia cambiando la sua posizione sul valore a lungo termine delle criptovalute. Vuole dire invece che la domanda dei clienti è abbastanza forte da spingere anche istituzioni riluttanti verso soluzioni pratiche.
Cosa significa questo per l’industria
Le criptovalute non sono più relegate al “tavolo dei bambini”. Il fatto che JPMorgan consideri gli ETF su Bitcoin come garanzia valida invia un messaggio molto forte. È probabile che altre banche seguano l’esempio e, nel tempo, la lista degli asset approvati potrebbe estendersi oltre il Bitcoin.
Questa iniziativa di prestiti garantiti da ETF su Bitcoin dimostra come le banche tradizionali si stiano adattando con cautela alla crescente domanda di asset digitali. Si tratta di un piccolo passo in termini di funzionalità, ma di un salto importante per la reputazione delle crypto nel mondo della finanza. Che si creda o meno in Bitcoin, Wall Street sta iniziando a fargli spazio.
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