Italia pronta alla svolta crypto: il Global State of Crypto Report 2025 di Gemini lo conferma
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Nel mondo delle criptovalute spesso si guarda all’Italia come a un mercato secondario, lontano dalle dinamiche dei grandi ecosistemi globali.
Il nuovo Global State of Crypto Report pubblicato da Gemini, l’exchange crypto fondato nel 2014 a New York dai gemelli Cameron e Tyler Winklevoss che ha debuttato in Italia nel 2023, ribalta, almeno in parte, questa visione.
Perché se è vero che i volumi non sono quelli di un top player, è altrettanto vero che il Belpaese si distingue per un requisito molto importante in ambito criptovalute: la maturità.
L’investitore italiano? Più maturo di quanto pensi
Scorrendo i dati raccolti dall’exchange gli italiani che investono in criptovalute non lo fanno sull’onda dell’entusiasmo, ma con prudenza, metodo e strumenti regolamentati.
- Il 34% degli investitori è donna, il dato più alto tra i sei Paesi presi in esame dal report.
- Il 66% ha più di 34 anni, ben oltre la media globale (59%).
- Il 47% investe in crypto tramite ETP e strumenti conformi, contro appena il 17% nel resto del mondo.
- Il 50% sceglie una strategia di lungo periodo, mentre solo il 38% si dedica al trading.
Insomma, l’Italia si muove in modo consapevole, e non è un dettaglio da poco in un mondo come quello delle criptovalute dominato dalla speculazione e dagli investimenti degen.
Ownership in forte aumento in Europa
Dopo una fase di crescita modesta, dovuta principalmente al crollo del mercato nel 2022, il 2025 ha registrato un aumento del possesso di criptovalute in tutte le aree geografiche analizzate.
In particolare, Francia e Regno Unito hanno registrato incrementi significativi negli ultimi due anni, grazie anche a un clima normativo più favorevole in Europa dopo l’arrivo del MiCA (Markets in Crypto-Assets), la legge europea sulle criptovalute.
- Nel Regno Unito, la percentuale di chi possiede criptovalute è salita dal 18% al 24% in un solo anno.
- In Francia, si è passati dal 18% al 21%.
- A guidare la classifica globale c’è Singapore, con un tasso di adozione del 28%.

Fiducia in aumento dopo l’insediamento di Trump
Dopo aver promesso durante la campagna elettorale di sostenere gli asset digitali, il Presidente Trump ha dato seguito agli impegni presi con azioni concrete.
Ha istituito una Riserva Strategica di Bitcoin, ha avviato una riforma della SEC e ha espresso supporto a nuovi disegni di legge in discussione al Congresso, volti a regolamentare le stablecoin (Clarity for Payment Stablecoins Act) e a creare un quadro normativo più chiaro per gli asset digitali.

Le sue politiche stanno già producendo effetti tangibili: il 23% dei non-investitori in criptovalute negli Stati Uniti ha dichiarato di sentirsi più fiducioso nel valore delle crypto proprio grazie all’introduzione della Riserva Strategica.
Una percezione condivisa anche nel Regno Unito (21%) e a Singapore (19%), dove una parte significativa dei cittadini non ancora coinvolti nel mondo crypto guarda al settore con maggiore interesse.
Il successo delle Meme Coin
Nell’ultimo anno, le meme coin hanno catalizzato l’attenzione del mondo crypto come pochi altri asset. Alcuni di questi token hanno registrato performance a quattro cifre in poche ore, attirando volumi di scambio milionari e creando un hype senza precedenti.

Ma dietro l’apparente leggerezza del fenomeno si nasconde una dinamica interessante: le meme coin stanno diventando un vero e proprio ponte d’ingresso per i nuovi investitori. Secondo i dati, il 94% di chi possiede meme coin detiene anche altre criptovalute. In altre parole, si inizia per divertirsi e poi si passa alla creazione di un wallet più strutturato.
- Negli Stati Uniti, il 31% di chi possiede sia crypto classiche sia mem ecoin ha comprato prima le monete meme
- Seguono Australia e Regno Unito con il 28%
- Poi Singapore (23%), Italia (22%), e Francia (19%)
E parlando di adozione, è la Francia a guidare la classifica con il 67% dei crypto holder che possiedono almeno un memecoin, seguita da: Singapore: 59%, Italia: 58%, UK: 57%, USA: 55% e Australia: 45%.
Gli ETF volano negli Stati Uniti
Gli ETF spot sule criptovalute, lanciati all’inizio del 2024, sono diventati in breve tempo i prodotti ETF a crescita più rapida della storia, con centinaia di miliardi di dollari di afflussi che hanno contribuito alla spinta rialzista del prezzo di Bitcoin.
Negli Stati Uniti, il 39% dei possessori di crypto ha dichiarato di detenere un ETF crypto, in crescita rispetto al 37% dell’anno precedente.

L’interesse si è esteso anche ad altri mercati chiave: Italia: 47%, Regno Unito: 41%, Singapore: 40%, Australia: 38% e Francia: 32%.
Un segnale forte: gli investitori, sia retail sia istituzionali, stanno cercando un accesso regolamentato e semplificato al mercato crypto, e gli ETF spot stanno rispondendo a questa esigenza.
Aumentano gli HODLER crypto
Nel 2025 il mercato delle criptovalute ha dimostrato resilienza, riuscendo a rimanere stabile anche nei giorni in cui i titoli tecnologici registravano forti ribassi. Un segnale che qualcosa è cambiato nel modo in cui Bitcoin e gli asset digitali vengono percepiti.
Sempre più investitori e aziende non considerano più Bitcoin un semplice asset “risk-on”, da cavalcare solo quando i tassi d’interesse sono bassi e la liquidità abbonda. Al contrario, cresce la convinzione che le crypto possano diventare riserva di valore affidabile, a prescindere dal contesto macroeconomico.
Questo cambio di prospettiva si riflette anche nei comportamenti: le vendite di crypto sono calate sensibilmente rispetto al 2024. A livello globale, solo 1 ex possessore su 10 ha dichiarato di aver venduto criptovalute negli ultimi sei mesi.

Gen Z e Millennial spingono il mercato: uno su due ha investito in crypto
Che le criptovalute attirino i più giovani non è una sorpresa, ma i numeri del 2025 confermano quanto forte sia il coinvolgimento delle nuove generazioni.
A livello globale, il 52% dei Millennial e il 48% della Gen Z (fascia 18–28 anni) ha dichiarato di possedere o aver posseduto criptovalute. Percentuali ben al di sopra della media della popolazione globale, ferma al 35%.

Il divario generazionale è netto:
- Gen X: solo il 26% ha avuto contatto con le crypto
- Boomer: appena l’11%
Un trend chiaro: sono le generazioni digitali a trainare l’adozione, portando con sé nuove abitudini d’investimento e una visione meno legata alla finanza tradizionale.
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