Il Presidente argentino Milei non ha violato l’etica con il suo sostegno al token LIBRA
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L’Ufficio Anticorruzione dell’Argentina ha stabilito che il presidente Javier Milei non ha violato le leggi sull’etica pubblica quando, all’inizio di quest’anno, ha espresso pubblicamente il suo sostegno alla meme coin LIBRA.
In una risoluzione resa pubblica nella giornata di giovedì 5 giugno, l’agenzia ha concluso che il sostegno di Milei al token LIBRA – espresso in un post pubblicato su X il 14 febbraio – è avvenuto a titolo personale e senza l’utilizzo di risorse governative.
La decisione arriva in un contesto di forti critiche politiche, con Milei che, al momento, gode di un consenso variabile tra il 42 e il 50 % nei sondaggi argentini principali, con tassi di disapprovazione simili o superiori. Nello specifico, lo scandalo LIBRA ha eroso la fiducia pubblica: da un consenso vicino al 47 %, il gradimento è sceso – nel primo trimestre 2025 – fino a circa il 42 %, mentre la sfiducia è cresciuta oltre il 50 %.
La (triste) parabola del token LIBRA
La controversia è scoppiata quando LIBRA ha brevemente raggiunto una capitalizzazione di mercato di 4 miliardi di dollari in seguito a un post favorevole pubblicato da Milei, per poi perdere circa il 94% del suo valore nel giro di poche ore, un andamento che ha ricordato un classico schema “pump and dump”.
I parlamentari dell’opposizione hanno rapidamente chiesto l’impeachment di Milei, sostenendo che le sue azioni abbiano fuorviato gli investitori al dettaglio. Il che ha portato all’indagine da parte dell’Ufficio Anticorruzione. Che si è espresso così:
“Abbiamo osservato che Milei mantiene una presenza personale su X dal 2015 e che i suoi post, anche quando trattano temi pubblici, sono espressi in modo non istituzionale e rappresentano una piattaforma di espressione politica e personale”.
Milei ha negato di aver promosso LIBRA, affermando di aver semplicemente “diffuso la notizia” riguardo al token.
Al di là di quale sia la realtà dei fatti, il presidente argentino ha rischiato di restare impantanato e di veder crollare il consenso.
Nel frattempo, la battaglia legale è tutt’altro che conclusa. Un tribunale penale federale continua a indagare sul ruolo del presidente nella presunta manipolazione del mercato del token.
I critici sostengono che l’inchiesta sia stata priva di trasparenza e indipendenza.
“È sempre stata una farsa, non hanno mai avuto il coraggio di indagare davvero, e si stanno coprendo a vicenda perché sono tutti coinvolti fino al collo” – ha scritto su X il 20 maggio il deputato argentino Itai Hagman.
A peggiorare ulteriormente la controversia, il 19 maggio Milei ha firmato un decreto per sciogliere la task force originariamente istituita per indagare sul caso LIBRA.
Finora non sono state imposte sanzioni né a Milei né ad altri funzionari coinvolti nell’incidente.
Oltre l’86% dei trader della meme coin LIBRA ha venduto in perdita
Un’analisi on-chain ha rivelato che la maggior parte degli investitori nella meme coin LIBRA ha subito perdite significative, in quello che sembra essere stato un classico schema di manipolazione del mercato, purtroppo piuttosto comune nel mondo crypto.
Secondo la società di analisi blockchain Nansen, oltre l’86% dei trader — pari a 15.430 wallet che hanno registrato profitti o perdite superiori ai 1.000 dollari — ha venduto in perdita. Le perdite realizzate complessive hanno raggiunto l’impressionante cifra di 251 milioni di dollari.
Tra i principali protagonisti coinvolti nel lancio del token LIBRA spiccano Hayden Davis – CEO della società di venture capital Kelsier Ventures – e Julian Peh – fondatore e CEO di KIP Protocol – una piattaforma attiva nel settore blockchain.
Secondo diverse fonti, Kelsier Ventures, sotto la guida di Davis, avrebbe generato profitti stimati attorno ai 100 milioni di dollari in seguito al lancio e alla distribuzione del token LIBRA. Tali guadagni deriverebbero presumibilmente da una combinazione di partecipazioni iniziali, allocazioni private e strategie di posizionamento nel mercato secondario.
Nonostante queste cifre rilevanti, Hayden Davis ha dichiarato pubblicamente di non detenere direttamente alcun token LIBRA e di non avere intenzione di liquidare posizioni eventualmente collegate alla società. Questa affermazione sembrerebbe voler prendere le distanze da qualsiasi accusa di speculazione personale, rafforzando l’idea che le operazioni legate al token siano gestite attraverso strutture societarie e non a titolo individuale.
La presenza di figure di spicco come Davis e Peh evidenzia come il progetto LIBRA sia sostenuto da una rete di investitori e imprenditori con una forte influenza nel panorama crypto, sollevando al contempo interrogativi su governance, trasparenza e potenziali conflitti di interesse all’interno dell’ecosistema.
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