Il 50% dei possessori di Dogecoin è in perdita: BTC e XRP invece…

Con un post su X, la società di analisi on-chain Glassnode ha condiviso un aggiornamento del Supply in Profit – l’indicatore che mostra quanti utenti sono in profitto – per le diverse monete più importanti del settore delle criptovalute.
Il “Supply in Profit” è la percentuale delle criptovalute in circolazione che, se vendute oggi, darebbero un guadagno e si calcola confrontando il prezzo attuale con il prezzo a cui ogni moneta è stata comprata.
Se il valore di oggi è più alto, quella moneta è considerata “in profitto”. Sommando tutte le monete in guadagno e dividendo per il totale in circolazione si ottiene la percentuale.
Ad esempio, se ci sono 19 milioni di Bitcoin e 14 milioni sono stati comprati a un prezzo più basso di quello attuale, il supply in profit è del 73,6%. Questa metrica aiuta a capire quanti investitori stanno guadagnando. Se il numero è molto alto, molti potrebbero voler vendere.
Se è basso, significa che tanti sono in perdita e il mercato potrebbe essere vicino a un minimo. È un modo semplice per leggere il sentiment generale degli investitori sul mercato.
Di seguito il grafico pubblicato da Glassnode che mostra l’andamento della media mobile semplice (SMA) a 7 giorni, per otto criptovalute negli ultimi mesi:

Come si evince dal grafico, tutti questi asset hanno registrato un calo nel 2025 a causa della flessione del mercato.
La diminuzione della redditività non è stata tuttavia proporzionale, con alcuni asset che hanno avuto un calo contenuto. Questo significa che, mentre a gennaio le crypto si trovavano all’interno di una banda ristretta, adesso mostrano rendimenti molto diversi tra loro.
Dogecoin (DOGE), ad esempio, ha visto un ulteriore 32,3% della sua offerta andare in perdita durante l’ultima finestra di mercato, con la percentuale in profitto che è scesa al 50,8%.
Ci sono però asset che se la passano anche peggio di Dogecoin, come Ethereum (ETH) e Solana (SOL): il primo ha visto la metrica scendere al 44,9% (con un calo di 39,9 unità) e il secondo al 31,6% (con un calo di 46,8 unità).
Pertanto, gli investitori di questi asset, soprattutto quelli di SOL, sarebbero attualmente in grave difficoltà.
All’estremo opposto si trovano XRP (XRP) e Tron (TRX), con oltre l’80% dell’offerta in circolazione ancora in verde.
Anche Bitcoin (BTC) e Toncoin (TON) hanno ancora una discreta maggioranza dell’offerta in superficie, con l’indicatore che si attesta rispettivamente al 76,8% e al 76,7%.

Conclusioni: come leggere questo indicatore?
In realtà, essere in perdita secondo questo indicatore potrebbe non essere una cattiva notizia.
Storicamente, un valore elevato dell’indicatore Supply in Profit è in realtà un segnale ribassista per il prezzo di qualsiasi asset, perché è più probabile che chi è in profitto voglia vendere, rispetto a chi è in perdita.
Da questo punto di vista, criptovalute maggiormente in perdita come Dogecoin, Ethereum e Solana hanno quindi più probabilità di avere un incremento di prezzo nei prossimi giorni o mesi.






