Gli afflussi degli ETF Spot su Ethereum non stanno avendo alcun impatto sul prezzo di ETH

Uno studio di Glassnode ha messo in luce un interessante fenomeno: sebbene gli afflussi verso gli ETF spot su Ethereum abbiano mostrato una crescita costante nelle ultime nove sessioni di mercato, questo rinnovato interesse non sta ancora avendo un impatto significativo sul prezzo spot di ETH sebbene segnali comunque un’accelerazione dell’interesse istituzionale.
Tra i fondi, ETHA di BlackRock si distingue nettamente, avendo raccolto oltre 4,5 miliardi di dollari in afflussi dall’inizio del trading. Tuttavia, secondo l’analisi, i volumi effettivi di scambio generati da questi ETF rimangono modesti rispetto al mercato spot complessivo di ETH, ridimensionando così il loro potenziale impatto a breve termine sul prezzo.
In altre parole, anche se l’ingresso di capitali è significativo in termini assoluti, la liquidità e l’interesse reale degli investitori retail o speculativi non si sono ancora mossi in misura sufficiente per provocare una variazione sostanziale del prezzo di Ethereum. Inoltre, l’effetto psicologico di “novità” legato agli ETF spot su ETH potrebbe essersi già in parte esaurito, rendendo i flussi più un indicatore di interesse a lungo termine che un catalizzatore immediato per il mercato.
Secondo i dati di Farside Investors, il 29 maggio 2025 gli afflussi netti negli ETF spot su Ethereum hanno raggiunto 91,9 milioni di dollari, con i due principali protagonisti rappresentati da ETHA di BlackRock (50,4 milioni) e FETH di Fidelity (38,3 milioni). Questi numeri confermano un interesse istituzionale in crescita ma, secondo l’analisi di Glassnode, il quadro non è così roseo per chi ha già investito.
Il report evidenzia infatti che il costo medio di acquisto per gli investitori di ETHA si aggira attorno ai 3.300 dollari, mentre per FETH è persino superiore, a circa 3.500 dollari. Poiché il prezzo spot di Ethereum è attualmente inferiore a queste soglie, l’investitore medio in questi ETF si trova in perdita di circa il 21%.
Questa situazione ha conseguenze chiare sui comportamenti di mercato: ogni volta che ETH scende sotto i livelli medi di acquisto, aumentano i deflussi netti da questi fondi, a dimostrazione che gli investitori tendono a liquidare le loro posizioni in perdita per limitare ulteriori danni. Glassnode individua tre periodi chiave in cui ciò è avvenuto: agosto 2024, gennaio 2025 e marzo 2025. In quei momenti, le vendite sono aumentate in corrispondenza di un ETH sotto quota 3.300–3.500 dollari, accentuando la pressione ribassista.
Il prezzo di ETH non ha ancora raggiunto il livello di costo
Attualmente, il prezzo di Ethereum è di 2.616 dollari, in calo del 4% nelle ultime 24 ore, e continua a essere scambiato al di sotto del livello di costo. Nonostante questo, gli afflussi verso gli ETF su Ethereum stanno guadagnando slancio. D’altra parte, i flussi spot degli ETF su Bitcoin sono diventati negativi giovedì, dopo i forti afflussi del mese scorso.
L’analista Crypto Rover interpreta tutto questo come una rotazione di capitale da BTC a ETH.
Secondo Glassnode, dunque, questi flussi netti non avranno un impatto significativo sul prezzo spot di ETH, poiché il contributo degli ETF su Ether al volume di scambi sui mercati spot rimane trascurabile. La società di analisi blockchain ha osservato:
“Inizialmente, gli ETF su Ethereum rappresentavano solo ±1,5% del volume di scambi sui mercati spot, indicando un’accoglienza piuttosto tiepida al lancio. A novembre 2024, questa quota è salita oltre il 2,5% durante un periodo di crescita, per poi stabilizzarsi nuovamente all’1,5% nel 2025”.
In conclusione, quello che emerge al momento è che, nonostante la ripresa degli afflussi negli ETF spot su Ethereum e il rinnovato interesse istituzionale, l’impatto reale sul prezzo spot di ETH resta limitato. Il basso volume di scambi associato a questi strumenti e la condizione di perdita media degli investitori frenano una reazione più ampia del mercato.
Finché il prezzo di Ethereum non supererà i livelli medi di carico degli ETF – tra i 3.300 e i 3.500 dollari – è probabile che la pressione di vendita rimanga un freno alla crescita. Più che un catalizzatore immediato, gli ETF sembrano quindi configurarsi come un indicatore di fiducia a lungo termine, il cui potenziale effetto si manifesterà solo con un consolidamento più ampio del mercato e un ritorno sopra le soglie psicologiche chiave.
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