Fermato il capo di una banda di rapitori crypto, continua la ricerca di un complice
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Un 24enne franco-marocchino è stato arrestato dalla polizia marocchina a Tangeri con l’accusa di aver organizzato diversi rapimenti a sfondo estorsivo contro imprenditori crypto. Lo conferma un comunicato riportato da Agence France Presse il 4 giugno.
Sul sospetto, Badiss Mohamed Amide Bajjou, pendeva un mandato di cattura internazionale (Red Notice) emesso dall’Interpol su richiesta della Francia.
Bajjou sembrerebbe essere coinvolto in una ramificata rete criminale che ha preso di mira i nuovi ricchi del mondo crypto.
Arrestato in Marocco un sospetto membro di una banda di criminali crypto
Su Bajjou pendono gravi accuse di efferati tentativi di estorsione legati a imprenditori del mondo crypto.
La procura francese ha identificato Bajjou come uno dei due presunti organizzatori la cui base operativa si troverebbe in Marocco. Il secondo uomo, anch’egli franco-marocchino è ancora latitante. L’organizzazione prevedeva il reclutamento online di giovani in Francia incaricati dei rapimenti.
La scorsa settimana la polizia francese ha incriminato 25 sospetti tra i 16 e i 23 anni, per lo più francesi ma anche provenienti da Senegal, Angola e Russia.
Il ministro della giustizia francese Gérald Darmanin ha elogiato le autorità marocchine, definendo l’arresto un esempio di “forte cooperazione giudiziaria” tra i due paesi.
I nuovi ricchi del mondo crypto generano nuove sfide di sicurezza su scala globale
In Francia cresce la tensione degli imprenditori crypto che sono diventati un nuovo bersaglio della criminalità organizzata.
A maggio, il ministro dell’interno Bruno Retailleau ha sollevato il problema evidenziando le nuove criticità che le forze dell’ordine devono monitorare attivamente.
I rapimenti sono la prova di un nuovo rischio legato alla trasparenza della blockchain che rende più semplice intercettare ricchezza aumentando il rischio di vulnerabilità.
Aumenta il dibattito sulla necessità di adeguare le misure di sicurezza contro le nuove minacce criminali.
Tra le soluzioni in esame ci sono nuovi modelli che bilancino privacy finanziaria e maggiore sicurezza, con sistemi di custodia sicura, anonimato del possesso degli asset e maggiore collaborazione tra piattaforme tecnologiche e autorità pubbliche.
L’obiettivo per Retailleau è chiaro: “Prevenire, scoraggiare e proteggere”.
Diversi tentativi di rapimento particolarmente violenti hanno alzato l’asticella dell’allerta
Negli ultimi mesi sono stati vari i tentativi di rapimento a scopo estorsivo. Il caso più eclatante è stato a maggio quando una banda di rapitori ha cercato di rapire la figlia di un importante imprenditore crypto francese per le strade di Parigi.
Un video amatoriale ha mostrato una banda mascherata che cercava di rapire in pieno giorno la figlia di Pierre Noizat, CEO della società crypto francese Paymium.
A gennaio, il cofondatore della società crypto francese Ledger e sua moglie sono stati rapiti nella Francia centrale. A maggio il padre di un dirigente di un’azienda crypto è stato sequestrato a Parigi.
Anche se le autorità sono riuscite a salvare le vittime, entrambi gli uomini hanno perso un dito.
Nuove misure per incrementare il livello di sicurezza
I professionisti crypto potranno accedere a briefing speciali sulla sicurezza forniti da unità di polizia d’élite. Il governo francese si è impegnato a lavorare a stretto contatto con gli imprenditori crypto per contrastare le aggressioni da parte della criminalità organizzata contro il settore.
L’Associazione per lo Sviluppo degli Asset Digitali, uno dei principali gruppi del settore, ha annunciato di implementare migliori pratiche per la sicurezza personale.
Le autorità hanno poche informazioni sul modus operandi dei criminali
Le autorità hanno riferito che dopo l’attacco a Ledger sono state interrogate 10 persone e che sette sono state arrestate dopo il primo rapimento di maggio. Per il momento si sa poco delle bande coinvolte e identificare i responsabili può essere difficile.
Ancora più complesso è rintracciare i fondi una volta sottratti alle vittime dal momento che è “più facile nascondere la propria identità dietro uno pseudonimo,” spiega Jérôme Mathis, professore di economia e finanza all’Università Paris-Dauphine.
“Rintracciare il denaro diventa quindi molto più difficile” ha spiegato, “I criminali agiscono in modo razionale: cercano il massimo guadagno con il minimo rischio. Ecco perché le crypto li attirano”.
Alcuni dirigenti stanno prendendo iniziative personali, rafforzando la sicurezza privata e valutando l’assunzione di bodyguard.
Per sicurezza, Alexandre Aimonino, il 23enne cofondatore di una società di software per la compliance crypto, evita i mezzi pubblici, rinuncia agli eventi di settore e cambia spesso il percorso per tornare a casa.
“Lavorare nell’ecosistema è come avere un bersaglio sulla schiena,” ha detto all’agenzia Reuters.
La criminalità prende di mira la nuova ricchezza legata alle crypto
Le crypto rappresentano ancora solo una piccola parte della ricchezza che circola sui mercati finanziari globali. Eppure la rapida crescita del prezzo di Bitcoin e di altre crypto negli ultimi anni ha creato una nuova categoria di bersagli per i gruppi criminali.
Le crypto inoltre mantengono il loro valore e sono più facili da riciclare rispetto al denaro contante.
“A differenza dei gioielli, degli orologi o delle auto di lusso rubate, che devono essere venduti a prezzi ridotti, sulle crypto non c’è alcuna svalutazione” osserva Mathis. “Gli asset digitali vengono trasferiti da un account all’altro, permettendo di incassare direttamente il valore della crypto”.
Non è un fenomeno solo francese
Per alcuni, questi attacchi sono il sintomo di un crescente problema di criminalità violenta in Francia.
Eric Larcheveque, cofondatore di Ledger il cui socio David Balland è stato rapito insieme alla compagna a fine gennaio, ha parlato di una “messicanizzazione” della Francia.
Ma il fenomeno riguarda anche altri paesi come Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Stati Uniti. Casi del genere si registrano anche in America Latina, in Brasile, Messico, Venezuela, o in Africa, per esempio in Nigeria.”
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