BlackRock, Vanguard e State Street: le Big Three minacciano BTC e le Criptovalute?
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Un interessante articolo, pubblicato oggi dal quotidiano La Repubblica, analizza il potere delle Big Three, ovvero i più grandi gestori di fondi mondiali.
Due li conosciamo molto bene, BlackRock e Vanguard, perché offrono ETF Spot su Bitcoin, la terza è invece State Street, che pur non avendo un ETF è direttamente coinvolta nella custodia di alcune crypto.
Insieme le Big Three controllano fondi per un totale di 25 miliardi di dollari: BlackRock con 11,5 miliardi, Vanguard con 10 miliardi e State Street con 4.5 miliardi.
Il problema è che il loro potere sta diventando troppo grande e per questo sono finite nel mirino della Federal Deposit Insurance Corporation (Fdic), l’ente americano che si occupa di controllare i fondi delle banche.
La FDIC è un’agenzia federale degli Stati Uniti fondata nel 1933 per proteggere i depositi bancari dei cittadini in caso di fallimento bancario. Garantisce fino a $250.000 per conto, contribuendo a mantenere la stabilità del sistema finanziario. Inoltre, supervisiona le banche per assicurare operazioni sicure e conformi alle normative.
La FDIC lancia l’allarme sulle Big Three
Nonostante la loro enorme influenza, le Big Three fino ad oggi hanno operato senza problemi perché i loro investimenti venivano considerati passivi, uno status che oggi viene messo in discussione.
Questo perché la loro ricchezza deriva da fondi di investimento, come ad esempio gli ETF, che sono il loro core business. Permettono infatti di investire su qualsiasi titolo azionario, ma anche criptovalute, in maniera semplice e diretta (come nel caso degli ETF Spot, ndr) e con commissioni relativamente basse.
Le Big Three hanno però trovato un modo geniale per rimanere sottotraccia e passare inosservate grazie ai cosiddetti accordi di passività. Uno status che obbliga le Big Three a non cercare posti nei consigli di amministrazione delle società o delle banche. Questo perché negli USA chi ottiene una partecipazione in una banca deve segnalarlo alle autorità di vigilanza con 60 giorni di anticipo, per dare il via ai controlli del caso.
Grazie allo status di investitori passivi, le Big Three sono state esentate da questa regola e questo gli ha permesso di accumulare il 10% e anche oltre, di 39 banche USA, una situazione che ha fatto scattare l’allarme della FDIC che adesso vuole rivedere le regole.
In Italia, ad esempio, BlackRock possiede il 7% di Unicredit e ha condizionato alcune scelte come lo stipendio del nuovo amministratore delegato Andrea Orcel, e la fusione con Commerzbank, controllata al 7% sempre da BlackRock.
Come porre un limite alle Big Three anche nelle crypto?
La Fdic avrà dunque il compito di porre un freno alle Big Three senza compromettere la facilità di investimento degli ETF facendone lievitare i costi.
Del resto è evidente che le Big Three siano nella classica posizione dominante e che il loro potere vada limitato. Serve insomma una soluzione che non danneggi il mercato ma al contempo limiti il potere dei gestori che controllano buona parte del capitale delle società e delle banche più importanti.
Un problema che era apparso evidente con la nascita degli ETF Spot su Bitcoin. Ad oggi i grandi gruppi controllano grandi quantità di BTC, con BlackRock che guida la classifica, come dimostrano i dati di SoSoValue.

Secondo dati recenti, gli ETF statunitensi su Bitcoin possiedono complessivamente oltre 1 milione di BTC, equivalenti a circa il 5% dell’offerta totale di Bitcoin. Una cifra che, seppure considerevole, al momento non desta preoccupazione sulla decentralizzazione di Bitcoin.
Anche perché, risulterebbe difficile influenzare le scelte di una criptovaluta che non ha nemmeno un amministratore delegato da poter influenzare o condizionare.
I gestori di fondi ETF possono prendere il controllo di BTC?
I gestori di fondi ETF, come BlackRock, Grayscale, e Fidelity, che controllano una parte significativa del mercato tramite i loro prodotti finanziari, hanno un potere limitato sulle decisioni tecniche di Bitcoin.
Pur avendo un’influenza sul prezzo attraverso acquisti e vendite su larga scala, non possono modificare direttamente il protocollo.
Questo perché Bitcoin è una rete decentralizzata: Ogni cambiamento significativo al protocollo richiede il consenso della maggioranza della rete, composta principalmente da miner, sviluppatori, e nodi che validano le transazioni.
Inoltre, Possedere Bitcoin non significa controllare la rete. Anche se i gestori degli ETF detengono grandi quantità di BTC, non possono cambiare il codice sorgente o le regole del protocollo.
Nemmeno tramite un Fork di Bitcoin?
In teoria, i gestori di fondi che detengono grandi quantità di Bitcoin potrebbero influenzare il mercato tramite il loro potere economico. Potrebbero ad esempio sostenere finanziariamente uno sviluppatore o un gruppo di sviluppatori che promuovono un fork e utilizzare il loro potere mediatico per influenzare l’opinione pubblica e incoraggiare la comunità a sostenere un cambiamento.
Un altro metodo indiretto potrebbe invece essere quello di offrire incentivi economici ai miner per supportare una versione della rete piuttosto che un’altra. Tuttavia, senza un ampio consenso tra gli altri partecipanti della rete, anche i più grandi gestori di fondi non possono imporre cambiamenti significativi al protocollo Bitcoin.
In definitiva, nonostante la crescente influenza di istituzioni come BlackRock e Grayscale nel mercato delle criptovalute, la rete Bitcoin rimane decentralizzata e resistente al controllo centralizzato.
Qualsiasi cambiamento al protocollo deve passare attraverso un processo di consenso distribuito che coinvolge migliaia di partecipanti in tutto il mondo.
Le ultime notizie su BlackRock
Chiudiamo questo articolo con la notizia che BlacKRock, che come abbiamo visto è il maggiore detentore di ETF Spot su Bitcoin, ha acquistato ieri quasi 15.000 Bitcoin per un valore che supera gli 1,2 miliardi di dollari.
Un acquisto eccezionale che in questi giorni sta trainando BTC verso nuovi massimi, grazie anche al successo elettore di Trump negli USA.
Un acquisto che come abbiamo visto non compromette in alcun modo l’indipendenza di Bitcoin ma che avrò certamente ripercussioni sul suo prezzo, ma questa è una cosa che possiamo tranquillamente tollerare…
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