Bitcoin come riserva aziendale: innovazione strategica o grande inganno?
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Il leggendario venditore allo scoperto Jim Chanos prende di mira l’ascesa delle aziende “Bitcoin treasury”, che raccolgono fondi “esclusivamente per accumulare criptovalute”. Durante una recente intervista, infatti, ha attaccato il modello di business reso popolare da Strategy di Michael Saylor, definendo il suo approccio come “nonsenso finanziario”.
Chanos ha osservato che la capitalizzazione di mercato di Strategy ha ormai superato i 100 miliardi di dollari, quasi il doppio rispetto ai circa 60 miliardi di dollari in Bitcoin che detiene a bilancio.
Chanos respinge la narrazione di Saylor sulla “tesoreria di Bitcoin senza rischio”
Saylor ha argomentato che la valutazione di Strategy è legittimata dalla sua capacità di attrarre capitali a premio, rendendo il modello operativo teoricamente “esente da rischio”. Chanos, però, ha rigettato completamente questa logica.
C’è un lavoro di vendita ben orchestrato che vuole far credere che questo sia un motore economico a sé stante,” ha dichiarato. “E quindi vengono utilizzati termini come ‘rendita da Bitcoin’, che io ho definito nonsenso finanziario, perché è proprio quello che sono.
Le sue parole taglienti alimentano una lunga disputa con Saylor sul reale valore di Strategy, che secondo Chanos è completamente scollegato dal valore effettivo dei Bitcoin detenuti. Egli ritiene che gli investitori vengano fuorviati da narrazioni accattivanti, finendo per credere che queste aziende creino vera attività economica semplicemente accumulando asset digitali.
Evidentemente (e, dal suo punto di vista, giustamente) incurante delle dichiarazioni di Chanos, nel frattempo, Saylor ha finalizzato un ulteriore acquisto di BTC, visto che Strategy ha comprato 4.980 BTC – per un valore di circa 531,9 milioni di dollari – a un prezzo medio di circa 106.801 dollari per Bitcoin, ottenendo un rendimento (BTC Yield) del 19,7% da inizio anno (YTD) 2025. Al momento l’azienda detiene 597.325 BTC, acquistati per un totale di circa 42,40 miliardi di dollari, con un prezzo medio di circa 70.982 dollari per Bitcoin.
Intelligenza Artificiale: non è tutto oro quello che luccica…
Oltre alla sua critica alle “Bitcoin treasury”, Chanos ha rivolto la sua attenzione anche al settore dell’intelligenza artificiale, avvertendo che il boom dell’IA potrebbe essere seguito da una brusca correzione.
Ha tracciato un parallelo con la frenesia della fine degli anni ’90 attorno a colossi delle reti come Cisco e Lucent, che cavalcarono l’ondata iniziale di Internet fino a raggiungere valutazioni vertiginose, prima di assistere a un crollo degli ordini durante lo scoppio della bolla TMT (Tecnologia, Media e Telecomunicazioni).
Attorno al boom dell’AI si è sviluppato un ecosistema notevole, proprio come accadde con la TMT nel ’99 e nel 2000,” ha dichiarato Chanos. “Ma si tratta di un flusso di entrate più rischioso, perché se le aziende decidono di tirare il freno, possono facilmente ridurre i loro investimenti in conto capitale (CapEx).
Ha spiegato che la spesa aziendale in data center e semiconduttori potrebbe prosciugarsi rapidamente se fattori macroeconomici avversi — come un rallentamento del mercato del lavoro o l’aumento dei dazi — spingessero le imprese a sospendere i loro investimenti.
Pur riconoscendo che il settore dell’AI non ha ancora raggiunto un punto critico, Chanos ha avvertito che molti investitori potrebbero sottovalutare il rischio di un’improvvisa inversione nella domanda da parte delle imprese.
VanEck solleva dubbi sulle strategie aziendali legate al Bitcoin
Anche Matthew Sigel, responsabile della ricerca sugli asset digitali di VanEck, ha espresso preoccupazione per le strategie di “Bitcoin treasury” adottate da alcune aziende quotate in Borsa, avvertendo che un accumulo aggressivo di BTC potrebbe, alla lunga, danneggiare gli azionisti.
Sigel ha sottolineato i potenziali rischi derivanti dall’utilizzo dei programmi di emissione “at-the-market” (ATM) – strumenti finanziari che consentono a una società quotata in Borsa di emettere nuove azioni e venderle direttamente, in modo graduale e flessibile, al prezzo corrente di mercato – evidenziando come tali strumenti possano risultare diluitivi per gli azionisti, in particolare quando il prezzo delle azioni si avvicina al valore patrimoniale netto (NAV) di Bitcoin detenuto dalla società.
In questi casi, l’emissione di nuove azioni a prezzi vicini al NAV — senza un significativo premio — può ridurre la partecipazione degli azionisti esistenti senza creare un valore aggiunto tangibile. Secondo Sigel, questo approccio rischia di trasformare le società in meri veicoli di esposizione a Bitcoin, privi di una strategia operativa sostenibile, finendo per penalizzare la redditività a lungo termine e minare la fiducia degli investitori istituzionali.
Solo nell’ultima settimana almeno nove aziende britanniche — dalle startup di web design fino alle società di mining — hanno annunciato l’intenzione di acquistare Bitcoin o hanno comunicato acquisizioni già effettuate per inserire BTC nelle proprie riserve aziendali.
Tra queste, il fornitore di servizi AI Tao Alpha ha dichiarato l’intenzione di raccogliere 100 milioni di sterline dopo aver rivelato un piano di accumulo in Bitcoin che ha attirato l’attenzione degli investitori. Un altro caso emblematico è quello di Smarter Web Company, una piccola impresa di web design, la cui capitalizzazione di mercato è passata da 4 milioni a oltre 1 miliardo di sterline in appena due mesi dopo l’annuncio degli acquisti in Bitcoin ad aprile (anche se, successivamente, il valore delle azioni ha iniziato a scendere).
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