Exchange cripto in Corea del Sud: falliti i controlli normativi
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Siamo fautori di un rapporto basato sulla più totale trasparenza con i nostri lettori. Ed è per questo che teniamo a sottolineare che alcuni dei nostri contenuti potrebbero includere link di affiliazione, da cui poter guadagnare una commissione attraverso queste partnership.Gli exchange di criptovalute della Corea del Sud hanno subito un altro duro colpo: tutte le piattaforme di trading della nazione non hanno superato i controlli normativi.
Fonte: Adobe Stock/ michaklootwijk
Lo sviluppo della situazione non sarà di buon auspicio per il settore a poco più di un mese dall’entrata in vigore delle nuove normative, con anche i “quattro grandi ” exchange (Korbit, Bithumb, Upbit e Coinone) che falliscono i loro controlli.
Come riportato in precedenza, a giugno, la Financial Services Commission (FSC) di regolamentazione ha collaborato con un certo numero di ministeri governativi e società IT statali per condurre un'”indagine completa sui conti aziendali”, così come i protocolli di “gestione delle monete e protezione degli investitori” degli exchange.
L’FSC ha anche reclutato agenti di polizia e una serie di appaltatori esterni del settore privato, inclusi esperti di sicurezza e specialisti di rete.
Ma secondo l’Hankook Ilbo e l’Hankyroreh, il numero di exchange della Corea del Sud che hanno “superato” i loro “test” di audit era zero.
Exchange che utillizavano operazioni bancarie false o fraudolente
A luglio, il processo di audit ha evidenziato il fatto che un certo numero di exchange utilizzavano operazioni bancarie “false” o fraudolente, con una serie di casi riferiti alla procura.
Ma i “falsi” trasgressori bancari erano per lo più piattaforme di trading più piccole. E molti nel settore si aspettavano che le piattaforme fortemente sostenute come Upbit e co, passassero l’audit a pieni voti. Tale è stato il loro zelo per conformarsi ai desideri dei regolatori e continuare a operare dopo il 24 settembre, quando tutti gli exchange diventeranno direttamente responsabili dell’ FSC e la sua agenzia Financial Intelligence Unit (FIU).
L’FSC ha rilevato che su 33 exchange, solo 25 avevano ottenuto l’accreditamento del sistema di gestione della sicurezza delle informazioni, mentre i protocolli antiriciclaggio erano ancora “mancanti” nella maggior parte degli exchange. Hanno anche notato che nessuna delle piattaforme di trading ha ottenuto i contratti bancari autenticati richiesti, di cui avranno bisogno per continuare a fare affari dopo il 24 settembre.
I revisori hanno aggiunto che in numerosi casi il personale assegnato ai controlli antiriciclaggio era “nessuno o insufficiente”, mentre anche le risorse del sistema di gestione del rischio erano “insufficienti”.
Il regolatore ha aggiunto che in “molte attività” degli axchange cripto non c’erano “standard” per la quotazione o la cancellazione dei token, con sistemi di rilevamento delle frodi inadeguati e mancanza di strumenti per aiutare a rilevare incidenti di possibile manipolazione dei prezzi e insider trading.
Hanno mischiato crypto asset con fiat
L’FSC ha anche riferito che ci sono stati casi in cui gli exchange hanno “mischiato” la gestione dei depositi dei clienti e dei crypto asset “senza distinguere” tra fiat e monete di proprietà del cliente e della società stessa. In molti casi, ha osservato, non c’erano risorse di personale sufficienti per far fronte a picchi improvvisi negli utenti degli exchange o nei volumi di trading.
Le banche hanno precedentemente avvertito che solo i “quattro grandi” exchange potrebbero continuare ad operare alla fine di settembre, ma alcuni potrebbero obiettare che anche questa previsione, carica di sventura, sta iniziando a sembrare in qualche modo ottimistica.
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