La SEC frena sugli ETF di Ethereum e Solana perché ha diversi dubbi sulla conformità

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Lucio Prosperi
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La Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti sta nuovamente frenando su nuove proposte di ETF legati alle criptovalute. Questa volta, l’attenzione si concentra su due fondi collegati a ETF su Ethereum e Solana, che avrebbero dovuto offrire agli investitori accesso ai premi derivanti dallo staking. I prodotti sono proposti da REX Shares e Osprey Funds e, sebbene sulla carta sembrino idee innovative, la SEC non è convinta che rispettino le regole.

Il problema centrale: questi fondi sono davvero società di investimento?

Il nodo centrale riguarda la classificazione legale di questi fondi secondo la legge statunitense, in particolare secondo l’Investment Company Act del 1940. Per essere considerati una “società di investimento” (investment company) e beneficiare della procedura semplificata di registrazione che si applica a fondi comuni e ETF tradizionali, un fondo deve avere come attività principale l’investimento in titoli finanziari (come azioni, obbligazioni, strumenti derivati, ecc.).

Nel caso specifico, la SEC si chiede se questi fondi, che sono strutturati per offrire esposizione a ricompense da staking, possano davvero essere considerati società di investimento nel senso classico. Lo staking, infatti, non è tecnicamente un investimento in titoli, visto che consiste nel bloccare criptovalute per partecipare al funzionamento di una blockchain (come Ethereum o Solana) e ricevere in cambio nuovi token come ricompensa.

Se l’attività principale del fondo non è l’investimento in strumenti finanziari regolamentati ma piuttosto un meccanismo operativo interno alle blockchain, non rientrerebbe nella definizione legale prevista dalla normativa per le società di investimento. Di conseguenza, la SEC sostiene che non possono usare lo stesso percorso normativo seguito da ETF tradizionali. Questo apre una serie di dubbi regolatori su come questi prodotti debbano essere inquadrati e approvati.

L’autorità di regolamentazione è anche preoccupata che il linguaggio utilizzato nei documenti depositati possa fuorviare gli investitori. Se i fondi, dal punto di vista tecnico, non soddisfano i criteri per essere considerati società di investimento, la SEC non vuole che si comportino come se lo fossero.

Isole Cayman e strutture creative

Un altro elemento che solleva perplessità riguarda la struttura di questi fondi. Invece di seguire un modello semplice e lineare, utilizzano una rete di entità societarie, tra cui C-corporation e controllate offshore in luoghi come le Isole Cayman. Anche se non è una pratica inedita nel mondo della finanza, rende comunque la situazione più complessa.

La SEC segnala che queste strutture potrebbero non essere conformi alla Regola 6c-11, che stabilisce i requisiti per la quotazione e la negoziazione degli ETF negli Stati Uniti. Se i fondi non rispettano pienamente queste disposizioni, l’agenzia ha il potere di posticiparne l’approvazione o impedirne il lancio.

Il fattore staking

Uno dei principali punti di forza di questi fondi è che promettono un’esposizione ai premi derivanti dallo staking, una componente fondamentale del funzionamento di reti come Ethereum e Solana, che utilizzano modelli di consenso basati su proof-of-stake.

La SEC non ha vietato lo staking ma è stata lenta nell’approvare prodotti che vi si basano. L’agenzia ha lanciato diversi avvertimenti sui rischi, come la mancanza di protezioni chiare per gli investitori e la possibilità che i rendimenti vengano fraintesi. Inoltre, non è ancora chiaro come lo staking si inserisca nelle definizioni legali della finanza tradizionale.

Cosa succede ora?

Tecnicamente, gli ETF sono diventati effettivi il 30 maggio ma questo non significa che siano pronti al lancio. Finora non sono stati quotati su nessun exchange e sia REX sia Osprey hanno dichiarato che non procederanno fino a quando la situazione non sarà chiarita. La SEC ha lasciato intendere che potrebbe intervenire ulteriormente se le problematiche non verranno risolte.

Per ora, entrambe le società stanno cercando di collaborare con le autorità di regolamentazione per trovare una soluzione. L’esito di questo processo potrebbe avere un impatto significativo sul futuro di altri fondi crypto basati sullo staking.

Del resto questa non è una semplice disputa isolata. La reazione della SEC dimostra quanto sia ancora complesso portare le criptovalute nel mondo degli ETF, soprattutto quando si introducono funzionalità più recenti come lo staking. Anche se gli ETF su Bitcoin spot hanno superato l’ostacolo regolamentare all’inizio di quest’anno, qualsiasi prodotto più complesso continua a incontrare forti resistenze.

Il mondo crypto attende con trepidazione l’esito della vicenda

Il modo in cui la SEC gestirà questo caso probabilmente stabilirà un precedente per qualsiasi altro ETF legato allo staking che verrà proposto in futuro. L’intero settore crypto osserva con attenzione. Se approvati, gli ETF su Ethereum e Solana con meccanismi di staking potrebbero rappresentare un nuovo punto d’accesso legale per gli investitori istituzionali interessati alle reti basate su proof-of-stake.

Inoltre contribuirebbero a garantire una maggiore visibilità a ETH e SOL, il cui valore potrebbe beneficiare dell’approvazione di questi ETF. E non sarebbero solo i due token principali a giovarsi della situazione ma anche le altcoin connesse alle due blockchain, come per esempio Solaxy, la prevendita crypto di maggior successo del 2025, visto che ha finora saputo raccogliere oltre 43 milioni di dollari.

Del resto Solaxy gode di un vantaggio competitivo unico, essendo il primo Layer 2 credibile su Solana. Si ispira al collaudato modello dei rollup utilizzato dai Layer 2 di Ethereum, adattandolo però ai punti di forza di Solana. Così come Arbitrum One è diventata una delle principali chain per valore totale bloccato (TVL) grazie alla sua tecnologia di rollup ottimistico, Solaxy punta a raggiungere — o addirittura superare — una scalabilità simile sfruttando la base ad alte prestazioni di Solana.

La differenza è che il layer base di Solana offre già una capacità di elaborazione nell’ordine di migliaia di transazioni al secondo (TPS), quindi l’obiettivo di Solaxy è potenziare ulteriormente questa capacità, garantendo che non ci siano rallentamenti anche in condizioni di carico estremo.

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